L’UTET di Torino, editrice di grandi opere di cultura, ha messo in cantiere, nella collana dei classici, l’intero teatro di Luigi Pirandello nell’ambito di un programma editoriale che prevede nel tempo, la pubblicazione di tutte le opere del drammaturgo Premio Nobel. I tre ponderosi volumi, comprendenti tutto il teatro per complessive 2320 pagine, sono già disponibili nella collezione fondata e diretta da Ferdinando Neri e Mario Fubini con la direzione di Giorgio Barberi Squarotti. La cura è stata affidata a Guido Nicastro, docente di Letteratura teatrale nell’Università di Catania. Sono presenti, in questa nuova edizione, i testi di “Maschere nude” dei Meridiani di Mondadori con l’aggiunta di qualche altro piccolo lavoro teatrale. La novità sta nel fatto che qui le pagine pirandelliane sono annotate: sono infatti spiegati singole parole e termini desueti. Nicastro, nella sua ampia introduzione, le ottanta pagine iniziali del primo volume, ha messo in rilievo l’importanza che ha Pirandello nella storia della cultura e anche l’originalità dell’autore siciliano. Ha sottolineato anche il carattere autobiografico dell’ultima produzione del drammaturgo, contrassegnata dalla influenza che in lui ebbe Marta Abba (con lui nella foto). Con una minuziosa analisi dei testi egli ci fa sapere la sorte avuta da lavori poco noti, non rappresentati o tardivamente messi in scena. “La locandier” dovette attendere l’inziativa di Luchino Visconti, “La trilogia della villeggiatura” fu riscoperta da Giorgio Strehler, “Il gioco delle parti” è un lavoro che non era stato mai rappresentato fino alla messa in scena, nel 1965, con Romolo Valli e Rossella Falk. Guido Nicastro, nelle prime pagine della sua introduzione, riprende alcune frasi dell’“Epistolario familiare giovanile (1886- 1898 )” di Luigi Pirandello che riproduce le lettere inviate dall’allora giovane letterato alle sorelle Lina e Anna. Importante una lettera del 1886 (Pirandello allora aveva diciannove anni) nella quale egli comunica il titolo di una sua commedia già completata, dal titolo “Gli uccelli dell’alto”.
Egli scrisse alle sorelle che “i galli e le galline razzolano nel fango e ridono delle gru, uccelli dell’alto, che passano stridendo, quasi imprecando”. Una metafora nella quale c’era, in nuce, il futuro teatro pirandelliano, con la contrapposizione tra il personaggio e la società borghese.
Egli indicò, nonostante la giovane età, anche soluzioni sceniche che avrebbe sviluppato molto più tardi: il trasporto dell’azione dal palcoscenico all’orchestra e la trasformazione degli spettatori in attori. Quella commedia Pirandello la propose per la messa in scena a una compagnia teatrale di Palermo che evidentemente la rifiutò, se il giovane scrittore confesserà più tardi che il lavoro, assieme ad altri, venne da lui condannato al rogo.