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August 11, 2018
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“Two Rooms”: le due stanze della speranza e dell’angoscia

La pièce ha visto come protagonista l’attrice italiana Francesca Ravera, da tre anni a New York

Iuri MoscardibyIuri Moscardi
“Two Rooms”: le due stanze della speranza e dell’angoscia

Una scena di "Two Rooms".

Time: 3 mins read
Francesca Ravera.

Due ore intense, inizialmente spiazzati entrando in una sala buia e arredata con un semplice tappeto e poi coinvolti sempre di più in un dramma che ha a che fare con la Storia ma anche con le storie della vita di ogni giorno. È questo che rimane dopo aver assistito a “Two Rooms”, pièce dell’americano Lee Blessing (esordio nel 1988) andata in cartellone all’Access Theater di New York per la regia di Andre Vauthey e Rotem Weiner. E grande merito è dell’attrice italiana Francesca Ravera, che interpreta la parte della protagonista femminile, Lainie.

L’allestimento scarno aiuta lo spettatore a immedesimarsi ancora di più nella vicenda rappresentata, in cui ha parte preponderante la resa da parte degli attori dei sentimenti dei personaggi. Le due stanze che danno il titolo alla pièce sono quelle in cui si alternano Lainie e il marito Michael e rappresentano la forza del loro legame. Michael infatti è tenuto in ostaggio, legato e bendato, da un gruppo di ribelli o terroristi libanesi. Appare in scena sempre da solo e, recitando monologhi sempre più drammatici, ci racconta la sua storia: professore all’università americana di Beirut, viene rapito insieme a un collega e consuma le sue giornate su un consunto tappeto. Nella loro casa in America, Lainie decide di svuotare lo studio del marito di ogni mobile per ricreare la stessa stanza in cui immagina venga tenuto prigioniero. Il dialogo a distanza tra i due è struggente e il loro legame è l’unica certezza loro rimasta: il tempo passa, infatti, senza che giungano richieste di riscatto o che il governo americano si decida concretamente a liberare l’ostaggio. Blessing introduce altri due personaggi per rappresentare tanto il cinismo della politica di fronte a simili emergenze quanto il punto di vista di chi, non coinvolto emotivamente come Lainie, pensa che la vita debba proseguire.

Non è un caso, naturalmente, che questi due personaggi abbiano a che fare, sebbene da angolazioni diverse, con il potere. Ellen è la funzionaria del Dipartimento di Stato a cui viene assegnata la pratica di Michael: il suo linguaggio burocratico e protocollare mostra quanto sia routinario per lei occuparsi di quella che invece, per Lainie, è una tragedia impossibile. Opposto a Ellen c’è il giornalista Walker, che manipola la frastornata Lainie per ottenere uno scoop e mettere pressione al governo. Purtroppo, la vicenda evolve tragicamente fino a un finale tremendo, che mette i personaggi con le spalle al muro obbligandoli a interrogarsi sul ruolo delle proprie azioni. Di fronte alla consapevolezza, dice Ellen, che tutti hanno fatto del loro meglio, Lainie si isola definitivamente da un mondo che ignora il suo dolore derubricandolo a perdita di guerra (anche se Ellen confessa a Walker, pensando di non essere udita dalla donna, che la morte di Michael non è dovuta a cattiva fortuna ma a un calcolo sbagliato e al disinteresse del Dipartimento di Stato). L’amore che ha unito Lainie e Michael riesce a unirli anche dopo la morte di lui: il sipario cala infatti sui due, finalmente riuniti nella stessa stanza.

“Two Rooms” è andato in scena all’Access Theater nello scorso weekend, dal 3 al 5 agosto. Ogni replica è stata accolta da un folto pubblico, che ha apprezzato la recitazione dei giovani attori. Su tutti, Francesca Ravera, che ha saputo coinvolgere per la capacità di dare voce all’angoscia disperata di una moglie, disposta a tutto per potere riavere il proprio uomo. Francesca è nata a Pino Torinese e vive a New York da tre anni. Ha scelto di attraversare l’Atlantico per inseguire la sua passione per la recitazione, così forte da spingerla a cambiare totalmente vita. A New York ha frequentato il Lee Strasberg Theater Institute, che le ha insegnato a sapersi adattare alle differenti esigenze dei registi.

Come il suo personaggio dice nella scena finale della pièce parlando con lo spirito del marito, quando l’amore diviene una fortezza nessuno potrà mai sconfiggerlo: come attrice predilige lavorare sulle e con le emozioni. Prima di recitare come protagonista in questa produzione che mette in scena tematiche universali e umane, ha recitato a teatro nei “Taxi tales” di Leonard Melfi a giugno e ha alle spalle due importanti ruoli nel cinema: è Scilla in “Ulysses: A Dark Odyssey” di Federico Alotto (insieme a Danny Glover e Udo Kier) ed è la protagonista del cortometraggio “Claire” di Andrea Silvestro, presentato a Cannes.

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Iuri Moscardi

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