Nella serata del 5 ottobre, alla Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU, si è svolto un doppio appuntamento i cui brillanti protagonisti sono stati la letteratura e l’arte visiva.
Pellegrino D’Acierno, professore di letteratura comparata della Hofstra University e Lucio Pozzi, celebre pittore, hanno presentato al pubblico The Fat Man Arpeggios, raccolta di poesie edita da Guernica e scritta dallo stesso D’Acierno. I 36 disegni in bianco e nero, presenti all’interno del libro, sono stati realizzati da Lucio Pozzi e accompagnano ciascuna poesia in una sorta di selvaggia libertà interpretativa.
La sala conferenze al piano inferiore della Casa Italiana era gremita quando il direttore Stefano Albertini ha accolto sul palco i due protagonisti, dando inizio alla presentazione e descrivendo brevemente il percorso professionale ed accademico di entrambi.
Pellegrino D’Acierno, è attualmente Queensboro Unico Distinguished Professor per gli studi italiani e italoamericani. In molte delle sue numerose pubblicazioni si è occupato di poesia e letteratura italiana e italo-americana.
Lucio Pozzi e Pellegrino D’Acierno in conversazione alla Casa Italiana NYU
Con lui sul palco il pittore Lucio Pozzi: milanese di origine, inizia la sua avventura americana trasferendosi negli Stati Uniti nel 1962 come ospite del seminario internazionale di Harvard. Per citare alcuni dei suoi maggiori successi, il direttore della Casa Italiana NYU, Stefano Albertini, ha sottolineato che, nel 1978 il Museum of Modern Art gli dedicò una delle prime mostre personali della serie Projects Video. Lucio Pozzi ha insegnato in diverse università tra cui Yale, Princeton e l’Accademia di Brera. È attualmente docente della School of Visual Arts di New York. Il suo lavoro è stato presentato a Documenta 6 (Kassel, 1977) e nel padiglione americano della Biennale di Venezia del 1980.
Conclusa la breve introduzione del direttore, Pellegrino D’Acierno ha preso la parola e, accompagnando la proiezione delle illustrazioni di Pozzi, ha letto alcuni passaggi del libro. The Fat Man Arpeggios viene descritto dallo stesso autore, come il lucido ritratto di un giovane dandy, Fat Man appunto. Questo eccentrico protagonista, etichettato come “foolosopher” (una sorta di pensatore folle), attraverso degli arpeggi, passo dopo passo, poesia dopo poesia, ci esterna i suoi dilemmi profondi, riguardanti l’esistenza e l’amore.
L’autore, con una presentazione a tratti divertente, servendosi di alcune suggestioni musicali come La vie en rose di Edith Piaf e le immagini in bianco e nero presenti nel libro, ha trascinato il pubblico nel mondo di Fat Man, o ancor più nella sua mente, nei suoi sentimenti. Utilizzando metafore e parole in lingue differenti come il francese, l’italiano, il latino, Pellegrino D’Acierno attraverso gli occhi di Fat Man ci fa riflettere sulla vita, sulle sue bellezze e le sue contraddizioni, sull’amore, e chiaramente sulla morte.
Frank Lentricchia, critico letterario americano definisce The Fat Man Arpeggios l’opera poetica in lingua inglese più originale dopo la morte di Wallace Stevens, poeta statunitense celebre per il rinnovamento del linguaggio compiuto dal Modernismo letterario angloamericano.
Al termine della lettura, Pellegrino D’Acierno ha presentato Lucio Pozzi e ha aperto il dibattito con il pubblico, concentrandosi sul legame spesso profondo che si crea tra poesia e arti visive e che proprio in questo lavoro letterario ha trovato molti spunti di riflessione.
I disegni originali realizzati da Lucio Pozzi per il libro
Lucio Pozzi, ha raccontato come ha accettato la sfida postagli dal professore e amico D’Acierno: “Dopo che Pellegrino mi inviò il suo nuovo libro e mi chiese di realizzare delle illustrazioni, lessi The Fat Man Arpeggios velocemente. Ero molto impegnato in quel periodo e non prestai particolare attenzione. Poi lo lessi nuovamente e lo rilessi ancora, e ancora. Questo è un libro che ad un primo sguardo può sembrare semplice, ma non appena ne si approfondisce il contenuto, ci si accorge di quanto in realtà non lo sia. Più lo leggevo e più ne realizzavo la profondità. Tale ne sentivo la complessità che non riuscivo a vedere come avrei potuto tradurre questi 'arpeggi' in disegni. Pensavo non fosse il momento giusto o che io non fossi la persona adatta. Ma, piano piano, l’utilizzo delle liriche, delle metafore, le contraddizioni forti e il modo in cui l’autore faceva vivere a Fat Man emozioni e sentimenti, fece scattare qualcosa dentro di me. Qualcosa stava crescendo in me. Così, una notte insonne iniziai a disegnare. Quarantotto ore dopo avevo realizzato le 36 immagini che avete visto, le infilai in una busta e le spedii. Ci ero riuscito. Ero stato all’altezza di questo compito così arduo”.
A conclusione della presentazione, il pubblico, in un clima conviviale, ha potuto apprezzare l'opera di Pozzi nell’allestimento di Diffrazione, mostra che raccoglie alcuni nuovi quadri dell'artista oltre che i disegni originali delle illustrazioni contenute nel libro The Fat Man Apreggios. I dipinti di Diffrazione, iniziati da Pozzi quattro anni fa, sono piccole opere a bordo vivo. Ogni quadro è frutto di improvvisazione. L'immagine è divisa orizzontalmente in due sezioni separate da un bordo tagliente. Le linee non si incontrano, tuttavia interagiscono l'una con l’altra. L’artista ha deciso di utilizzare lo stesso soggetto, su cui è tornato più volte nel corso della sua carriera, per tutta la mostra, offrendo varianti dello stesso tema che potrebbero essere infinite, regalando allo spettatore un impatto visivo e cromatico di grande effetto. La mostra resterà alla Casa Italiana fino al 22 ottobre.
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