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September 13, 2015
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Con la scusa dei cinghiali, nel silenzio generale, in Sicilia la caccia è aperta tutto l’anno

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

Nel silenzio generale il Parlamento siciliano ha approvato una legge che, in barba alle normative europee e nazionali, consente ai cacciatori di fare il bello e il cattivo tempo, di fatto, in tutt’e dodici mesi dell’anno. In pratica, la Sicilia è diventata una sorta di mecca delle doppiette. A denunciare quello che sta succedendo è il professore Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’università di Palermo.

A quanto pare, con la scusa dei cinghiali in libertà diventati pericolosi, il Parlamento siciliano ha operato una ‘furbata’ che consentirà ai cacciatori – che a questo punto potrebbero non essere solo siciliani – di fare il bello e il cattivo tempo in tutte le stagioni dell’anno. Abbiamo posto al professore Angelini alcune domande per far conoscere ai nostri lettori quello che sta avvenendo nella nostra Isola.

aurelio angelini

Il professore Aurelio Angelini dell’università di Palermo

Professore, abbiamo raccontato ai nostri lettori, che la vicenda dei ‘cinghiali’ e ben più complessa di come è stata finora descritta. Lei cosa ne pensa?

“In alcune aree della Sicilia i bracconieri fanno il  bello e il cattivo tempo. Le carni di animali cacciabili sono vendute tutto l’anno, anche quando la stagione delle caccia è chiusa. Il numero delle multe che le guardie forestali appioppano ai bracconieri è il più basso registrato nel nostro Paese. Mentre il numero delle stesse guardie forestali, in Sicilia, è il più alto d’Italia…”.

C’è un problema di competizione?

“Gli animali competono fra loro quando vi è scarsità di risorse, quali il cibo e lo spazio vitale. Le interazioni esistenti tra prede e predatori influenzano l’evoluzione parallela di entrambe queste componenti dell’ecosistema; in altre parole, l’evoluzione della preda avviene in parallelo a quella dei predatori. Gli animali, a differenza di alcuni umani che uccidono per sport (o per dominio), non compiono alcuna iniziativa che abbia uno scopo. Il cinghiale che qualche tempo fa a ucciso un uomo, dalle parti di Cefalù, con molta probabilità si è sentito attaccato ed ha avuto un naturale comportamento di difesa, forse perché erano presenti i suoi cuccioli”.

Insomma, di chi è la colpa di quanto è accaduto a Cefalù?

“Mi auguro che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto, per poter assumere decisioni commisurate agli eventi e ai fatti e non alle suggestioni. L’uccisione del povero Salvatore Rinaudo e il ferimento della moglie, ci richiama a un impegno responsabile affinché quanto è successo non accada mai più. I responsabili principali sono coloro che, per ruolo politico e istituzionale, hanno il preciso compito e dovere di monitorare gli animali selvatici come i cinghiali, soprattutto quelli di grosse dimensioni, per programmare ed attuare interventi mirati al contenimento, per  tutelare l’incolumità pubblica”.

Cinghiali a parte, sembra che in Europa molte specie siano a rischio di estinzione a causa della caccia legale e, soprattutto, illegale. E’ vero?  

“E’ vero, parecchie specie animali oggi, in Europa, sono in forte declino e sempre più minacciate dalle lobby della caccia, che ne propugnano una liberalizzazione selvaggia. Lobby che in Sicilia trovano orecchie disposte ad ascoltarle e decisori politici pronti a mettersi a loro servizio, come è successo con la legge recentemente approvata dal Parlamento siciliano”.

Cos’è che non funziona in questa legge regionale?

“Tutto. E’ la liberalizzazione della caccia per tutte le specie animali. Con la scusa dei cinghiali si dà via libera alle doppiette dei cacciatori in tutto il territorio regionale non solo nei Parchi naturali. Attenzione: si potrà cacciare non solo nella   stagione in cui la stessa caccia è consentita, ma tutto l’anno”.

Ci sta dicendo che il Parlamento siciliano ha realizzato il sogno dei peggiori cacciatori e di ogni bracconiere? 

“Praticamente sì. E questo è un vero disastro, perché conseguenze devastanti per tantissime specie di animali”.

Professore, possiamo spiegare che cosa sta per succedere?

“Certo. Prima dell’approvazione della legge regionale n.18 del 2015, la gestione delle ‘criticità’ della fauna presente nei Parchi e, in generale, nelle aree protette, era disciplinata da una norma tutto sommato adeguata per fronteggiare situazioni di crisi, come quella che si è verificata a Cefalù. La legge regionale n. 98 del 1981, all’articolo 17, stabilisce che ‘è proibita la cattura, l'uccisione, il danneggiamento o il disturbo delle specie animali”, e prevede che “Eventuali deroghe ai suddetti divieti sono introdotte con il decreto istitutivo del Parco e della Riserva e con il regolamento, nella misura compatibile con le finalità del Parco e della Riserva’. La legge stabilisce che queste regolamentazioni vengono sottoposte al parere del  comitato scientifico. Pensi che adesso i piani di caccia non sono sottoposti alla procedura europea d’incidenza, come recita l’art.1, comma 7 della legge regionale: ‘non è sottoposto a valutazione d’incidenza’. Peggio di così non si poteva legiferare”.

Ci sta dicendo che, con la scusa dei cinghiali diventati pericolosi, i cacciatori, in Sicilia, faranno il bello e il cattivo tempo?

“Praticamente sì. Potranno cacciare senza limite alcuno. Roba da Medioevo. Basterà affermare che una popolazione e’ in crescita ‘tendenziale’, per poter cacciare dappertutto tutto l’anno, permettendo la vendita dei capi abbattuti al supermarket e i capi catturati nei mercatini rionali. Lo prevede l’art.1, comma 6:  “Le finalità cui sono destinate le specie catturate o abbattute, anche a scopo di beneficenza o commerciale’. Tra le tante abnormità della nuova legge regionale, che si muove al fuori dell’ordinamento giuridico nazionale ed europeo,  prima ancora che di civiltà, c’è il comma 4 dell’art.1, dove si legge che ‘in caso di abbattimento con arma da fuoco, il personale che vi partecipa è munito di licenza per l’esercizio venatorio’. In pratica, siamo davanti a una legge regionale che delega ai cacciatori il lavoro che dovrebbe essere svolto dalle guardie forestali. Siamo alla follia!”.  

Che cosa fare per scongiurare questa nuova follia introdotta, a quanto pare nel silenzio generale, dal Parlamento siciliano?

“Bisogna interrogarsi su cosa è necessario e cosa è utile e produttivo fare, in modo ordinario e pacifico, attraverso mezzi, uomini e strutture di cui dispone la Regione per contenere un fenomeno preoccupante, senza mettere in giro doppiette e giustizieri di cinghiali, che possono provocare altri lutti, come effetto collaterale della loro azione. Del resto, basti guardare i dati della scorsa stagione venatoria: un centinaio di persone sono rimaste vittime degli spari dei cacciatori e più di 20 persone uccise per errore. Sarebbe stato sufficiente un monitoraggio puntuale per il contenimento dei cinghiali e di altre specie ‘pericolose’, al fine di prevedere la cattura mirata e la sterilizzazione farmacologica”.

Scusi professore. Qualche giorno fa il governo nazionale, che grazie a un bizzarro pronunciamento della Corte Costituzionale, si è ormai sostituito all’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione, ha impugnato la legge regionale sugli appalti che frenava l’azione, spesso combinata, dei grandi gruppi imprenditoriali e della mafia. Come mai non ha impugnato questa legge assurda?

“Che vi debbo dire? Forse il governo nazionale si occupa delle leggi approvate dal Parlamento siciliano solo se c’è clamore. O per altri motivi che mi sfuggono. In questa vicenda fanno riflettere due elementi: il silenzio dei media e il silenzio dei miei amici ambientalisti”.  

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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