L'Italia dal dopo guerra e fino al 1993 adottava due sistemi elettorali. Uno proporzionale per l'elezione dei 630 parlamentari alla Camera dei Deputati e l'altro misto uninominale-proporzionale per l'elezione dei 315 Senatori della Repubblica. Dopo il grande successo conseguito dalla Democrazia Cristiana nel 1948, condiviso dalle forze moderate minori dell’epoca, Partito Socialdemocratico, Partito Repubblicano Italiano è Partito Liberale Italiano, si ravvisò la necessità, da parte delle forze di coalizione, di mettere in campo una nuova legge elettorale. Su proposta dell'allora Ministro degli Interni, Mario Scelba, venne approvata dal Parlamento, provocando le ire delle opposizioni di sinistra e di destra, quella che è passata alla storia come “la legge-truffa”.
La legge elettorale del 1953, cioè la già citata “legge truffa”, rappresentava un correttivo della legge proporzionale vigente dal 1946 e introduceva un premio di maggioranza che consisteva nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi.
La legge n. 148/53 fu promulgata il 31 marzo 1953 e venne resa esecutiva con le consultazioni politiche del 3 giugno di quello stesso anno. Ma proclamati i risultati elettorali risultò per pochi voti inefficace e venne abrogata l'anno successivo con la legge 615 del 31 luglio 1954.
Una prima modifica alla legge elettorale italiana venne realizzata col referendum promosso da Mario Segni nei primi anni ’90 con l'aiuto dei radicali di Marco Pannella. Pur conservando il sistema proporzionale, si introduceva la preferenza unica (in pratica, gli elettori potevano indicare il nome di un solo candidato: legge fatta per eliminare le ‘terzine’ e le ‘quartine’, cioè il voto di preferenza multiplo che venivano considerate negative).
Mariotto Segni e i suoi alleati, rimasti poco soddisfatti della timida modifica, ci ritentarono e col referendum del 18 e del 19 aprile del 1993 e, con un'altissima affluenza degli elettori (77%), si realizzava la sostanziale modifica della legge elettorale, accantonando il principio proporzionalistico per far posto a quello maggioritario. La legge, definita "Mattarelum" perché proposta dall'allora parlamentare del Partito Popolare Italiano Sergio Mattarella (oggi Presidente della Repubblica), venne introdotta dopo il referendum. Tale legge manteneva il 25 dei seggi che venivano assegnati con il sistema proporzionale, mentre il 75% veniva assegnato nei collegi uninominali (cioè con il sistema maggioritario). Cosa, questa, che provoco le proteste del referendario radicale Marco Pannella.
Nel 2005, su proposta del governo Berlusconi, il Parlamento ha sbaraccato il “Mattarellum”, introducendo una nuova elegge elettorale: il “Porcellum” (nome coniato dal relatore di questa legge, il parlamentare leghista Roberto Calderoli).
Con il “Porcellum” – legge elettorale ancora in vigore – vengono aboliti i collegi uninominali, ma non si consente agli elettori di scegliere i candidati attraverso le preferenze. Si tratta, infatti, di liste bloccate e di candidature decise dalle segreterie dei partiti politici. In pratica, meno di dieci persone decidono i nomi degli oltre 600 deputati e dei circa 300 senatori! In pratica, la negazione della democrazia.
Il “Porcellum” prevede inoltre un forte premio di maggioranza di coalizione. Ricordiamo che alle ultime consultazioni il Pd di Bersani, per pochissimi voti ha ottenuto 340 seggi alla Camera. Questa legge, come già ricordato, è stata definita, qualche mese dopo la sua approvazione una “porcata” dallo stesso ideatore Calderoli. L’attuale nome, invece, lo si deve al professore Giovanni Sartori, che l’ha ribattezzata, per l’appunto, "Porcellum".
Il 4 dicembre del 2013 la Corte Costituzionale ha massacrato il “Porcellum”, invitando il Parlamento ad approvare una nuova legge elettorale. I giudici costituzionali hanno contestato l'alto premio di maggioranza l'impossibilità dell'elettore di scegliere il candidato. Insomma, la conferma che questa legge è incostituzionale e non democratica.
Ed ora affrontiamo i nodi del cosiddetto Italicum, progetto di nuova legge elettorale voluto da Matteo Renzi con la complicità di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano ed altri. “La riforma disegnata da Renzi e Berlusconi la chiamerei 'Pastrocchium'. È tutta sbagliata. È una legge elettorale assurda, controproducente e che non rimedia a nessun problema, ma probabilmente aggrava quelli che già ci sono”. Così si esprime il politologo Giovanni Sartori in un'intervista rilasciata ad ‘Agorà’. Ma Sartori non è il solo a criticare aspramente la riforma. Un nutrito gruppo di costituzionalisti ha invitato Matteo Renzi e Berlusconi a fermarsi, onde evitare di far approvare una legge che addirittura peggiore del “Porcellum” invalidato dalla Corte Costituzionale.
Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale e tanti altri costituzionalisti, giuristi e intellettuali hanno avviato una campagna per evitare che al “Porcellum” si sostituisca “L’Italuicum”.
Si riuscirà ad impedire che Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e poche altre persone continuino a godere del pieno controllo del Parlamento e di quasi tutte le istituzioni? Si riuscirà ad evitare che i cosiddetti eletti del popolo non siano altro dei Pupi o delle Pupe nelle mani dei ‘capi’? Prevarrà almeno una volta il buon senso in questo Parlamento illegittimo nominato dai big?
L’augurio è che il capo dello Stato, Mattarella, eviti un altro ‘pastrocchio’ elettorale.