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January 20, 2014
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January 20, 2014
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James AzzaritibyJames Azzariti
Time: 4 mins read

Sono, per natura, un osservatore di persone. Uno spettatore della condizione umana. Le interazioni tra le persone, il loro ambiente e tutto ciò che le riguarda, sono sempre sotto il mio radar. Durante il mio breve soggiorno qui, noto costantemente esempi e paragoni della società italiana col mondo circostante. E arrivo continuamente a realizzare che quanto più crediamo di essere unici rispetto alle altre culture, tanto più siamo invece simili. Noi, italiani, americani, tedeschi, colombiani, bulgari, vietnamiti, insieme a tutte le altre etnie, siamo tutti musicisti della vita e suoniamo per natura strumenti diversi. Ogni società, essendo umana, è fatta di elementi comuni. Persone, governi, cucine e linguaggi sono alcune delle parti che compongono questa macchina. Il modo in cui interagiamo con il nostro particolare ambiente e le relazioni che abbiamo con i suoi abitanti, le case che costruiamo, gli sport che giochiamo, i vestiti che indossiamo, fino alle cene che ordiniamo al ristorante, anche tutto questo è parte di una più complessa macchina che è la nostra specifica società.

Le lingue, per esempio, possono essere scomposte come degli spartiti musicali. Diversi toni, suoni e melodie vengono usati per comunicare con gli altri, nei dialetti all’interno delle lingue. Tra i tanti dialetti italiani ciascuno ha i suoi suoni coloriti e i suoi tratti caratteristici –cosa di cui non ero a conoscenza finché sono arrivato qui e ho iniziato ad interagire e parlare (al momento “tentando di parlare” è forse una definizione più appropriata) con i miei vicini, i negozianti, i camerieri, i baristi e i collaboratori domestici. Mentre ero fuori da solo a comprare qualcosa per pranzo, io e il mio macellaio di fiducia abbiamo avuto una di quelle – che mi aspetto saranno tante – conversazioni che richiedono molta pazienza, sulla dimensione del pezzo di parmigiano reggiano di cui avevo bisogno. Alla fine siamo trionfalmente arrivati a un’intesa, da qualche parte a metà tra “piccolo” e “più piccolo”. Un successo!

Trovo che queste interazioni con il nuovo linguaggio ed i suoi dialetti siano affascinanti. Ho scoperto che nel dialetto napoletano molto spesso le parole terminano con grande “forza”, e poi c’è il fiorentino con la sua assenza di pronuncia della “c”, solo per citarne due.

Gli USA, certamente, hanno dei dialetti anche loro. La velocità con cui parlano i newyorchesi, o per esempio la sostituzione delle parole che terminano in “er” con “a”, o la rilassata, lenta cadenza Georgiana del Sud, potrebbero non essere intercettate immediatamente da qualcuno nuovo al Paese. Queste caratteristiche differenze per me sono quasi come ascoltare un nuovo genere musicale per la prima volta, come il Jazz, strano al mio orecchio naïve e al contempo piacevolmente intrigante. Da lontano, queste variazioni di linguaggio sembrano sfumature, finché non si notano nelle relative interazioni personali. È questo tipo di sottigliezze che ci rende unici, e allo stesso tempo molto simili. Se tutto va bene e con l’aiuto del mio nuovo programma TV preferito, una soap opera chiamata Un Posto al Sole, parlerò come se l’Italiano sia sempre stata la mia lingua natia.

Sia l’Italia che gli USA sono poi paesi dove c'è una grande passione per lo sport, quasi come se lo sport fosse una seconda religione. Nonostante si servano di parti diverse del corpo, sia il football americano che quello europeo, portano le persone di una stessa città o paese ad avvicinarsi gli uni agli altri come comunità (o ad allontanarsi, per via di rivalità sportive il più delle volte giocose!).

La cucina, sebbene molto apprezzata in tutto il mondo, ha molte caratteristiche distintive in Italia. Il modo in cui le carni ed il pesce sono preparati, costituisce un'identità che il posto eredita, a volte dal paesaggio – come quando si è vicini al mare o ai piedi della montagna – dalla storia che una regione o città ha avuto con i suoi vicini e, alle volte, dalle culture straniere che hanno invaso queste terre e dalle non intenzionali influenze culinarie che hanno portato con sé, insieme alla loro agenda di governo. Questi elementi cambiano da regione a regione, da città a città e anche nei piccoli centri; come per i formaggi, dal valoroso Gorgonzola del Nord alla grandiosa Mozzarella del Sud. Sento che queste particolarità non sono percepite in modo così forte negli USA, per via della sua giovane età come Paese. Anche se, bisogna dire che, specialmente a New York, si ha l’opportunità di assaporare e assaggiare un vasto numero di cucine straniere ed esotiche per via della straordinaria popolazione multiculturale che è immigrata laggiù da una o due generazioni. É vero che questo tipo di cibi sono stati caldamente adottati, ma in Italia sento invece che queste deliziose differenze nutrizionali compongono il reale DNA delle persone che le cucinano, le preparano e le mangiano, per via dei centinaia di anni di integrazione.

A proposito di a questo argomento, una cosa da cui sono stato immediatamente influenzato riguarda un condimento che adesso tengo molto caro e vicino al cuore. Quando ero a New York, soprattutto se mangiavo a casa, la salsa piccante era un ingrediente base per tutto: dalle uova, alle carni, ai cornflakes (nah.. sto scherzando..), e chi più ne ha più ne metta. Ma adesso, grazie a delle persone ho molto a cuore, uso il peperoncino piccante diligentemente!

Questi due aspetti della vita, della lingua e della cucina, sono tra i tanti che sto scoprendo con molta gioia nel mio nuovo mondo. Sono sicuro che se scaverò più a fondo nelle complessità che compongono questa terra varia e bella, così ricca di storia, continuerò a sorprendermi di fronte a ciò che scopro, accorgendomi che, nonostante ognuno di noi suoni strumenti così diversi, siamo tutti parte della stessa orchestra. Ciao.

 

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James Azzariti

James Azzariti

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