C’è in Italia una questione sulla quale più non si discute da tempo immemorabile. Non si discute più sul cànone d’abbonamento alla Rai Radiotelevisione Italiana. Il quale cànone è uno scandalo, un sopruso. Un taglieggiamento. In Parlamento nessuno solleva il problema… A quanto ci risulta, il problema non viene agitato nemmeno dalla stampa nazionale, nemmeno da nostri colleghi comunque attenti, sensibili verso qualsiasi cosa che richieda sensibilità, senso di giustizia, approfondimento.
La Rai ogni anno esige da noi soldi, bei soldi. Se non paghi, prima o poi ufficiali giudiziari busseranno alla tua porta… Magari ti toccherà perfino conoscere l’umiliazione del pignoramento, che è cocente. Sarai ritenuto un “fuorilegge”, uno che “non sta alle regole”. Le “regole”… Ma queste sono norme inique, perciò disgustose, nauseanti. Non possono non suscitare in noi un senso di ribellione tuttavia incruento. Si parla di legalità, si dice che il pagamento annuo del cànone Rai è un atto di “giusta” obbedienza verso la legalità. Ma da che mondo è mondo, sappiamo che, spesso, la legalità non è Giustizia. Anzi, può perfino presentarsi come l’esatto opposto della Giustizia, al cospetto della quale noi c’inchiniamo. Poiché la Giustizia è pura, sacra, indiscutibile.
La Rai quindi ficca le sue “adunche unghie” nelle nostre tasche e ci toglie bei quattrini. Non c’è difesa contro questa sopraffazione.. Contro una sopraffazione il cui spirito cupo non entra (perdio!) nella coscienza degli Italiani. Così è: non ce ne rendiamo, no, conoscenti. La radiotv di Stato seguita perciò a mungere gli Italiani…
Non seguo i programmi Rai da parecchi anni, ma ne so abbastanza per capire che nulla è mutato nella struttura dei servizi rivolti al pubblico. La Rai mi ha annoiato, annoiato troppo a lungo. Solo in termini episodici mi ha offerto quel che cercavo, ma questo finisce fra il 1991 e il 1992 coi programmi del Santalmassi (grosso giornalista) sul Cinema italiano d’anteguerra. Senza di lui mai avrei potuto vedere “Rotaie”, “Acciaio” e altre pregevoli pellicole di quell’epoca. Gliene sono sempre grato.
La Rai mi offende. Ci offende. Ci insulta coi compensi stratosferici a guitti e guitte; col suo sfarzo pacchiano, con la sua intrinseca, ed estrinseca, volgarità; col suo atteggiamento da Mandarino il quale promulga leggi, norme, misure a proprio uso e consumo. Questa è la Rai, che manco si sogna di proporci un film con Anna Magnani alle nove di sera… Non raggiungerebbe una vasta “audience”… Che meraviglia la schiavitù impostaci da quest’altro mostro dei nostri tempi, l’"audience”, appunto.
Ma mi dite perché io, noi si debba continuare a far ingrassare Pippo Baudo, Roberto Benigni…? Perché?
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