Tra tutti gli aspetti della cultura statunitense che sembrano più strani agli occhi di tutti coloro che, come me, sono nati e cresciuti altrove, uno dei più bizzarri è sicuramente quello del fascino che le armi da fuoco esercitano sugli americani.
Questa ossessione, cosí tipica di questo paese, é una di quelle cose che, pur sembrando, in principio ripugnanti, vengono quasi accettate come uno di quei tratti tipici di culture straniere che ci appaiono al tempo stesso inspiegabili e alieni ma anche velati da un certo alone di “esotismo” come i matrimoni tra adolescenti in India o gli stufati di carne di cane in Corea.
Ovviamente per quelli che, come noi, sono cresciuti in Europa, pistole e fucili sono oggetti per lo piú cinematografici o relegati nelle storie di cronaca nera.
Negli Stati Uniti invece, non passa giorno in cui non si senta delle ultime schermaglie dottrinali tra republicani e democratici, tra gruppi “anti-gun” e la National Rifle Association e tra i sostenitori del “diritto individuale” e quelli del “diritto collettivo” al porto d’armi, quale è definito dalla Costituzione.
Storicamente, la centralità che il possesso delle armi da fuoco riveste nella psiche collettiva americana è facilmente spiegabile. Questo Paese infatti, è stato creato grazie alla graduale attività colonizzatrice di un vasto territorio da parte della sua stessa popolazione civile. L’Europa moderna invece, è nata da successivi e prolungati assestamenti politico-militari che si sono verificati nel corso di secoli in seguito a conflitti tra eserciti e governi nazionali.
In altre parole, gli Stati Uniti sono prima di tutto il frutto degli sforzi militari di una milizia civile insorta contro la madrepatria britannica, e poi di quella “conquista della frontiera” attuata dai suoi stessi abitanti i quali, ancora adesso, concepiscono l’idea della difesa personale e nazionale, come qualcosa da prendere nelle proprie mani, prima ancora che da delegare alle varie istituzioni.
In questo atteggiamento si ritrovano due elementi fondamentali della cultura americana: l’onnipresente senso di individualismo e la congenita diffidenza di questi stessi individui verso lo stato.
Al di là di questo sostrato storico e ideologico però, resta il fatto che, al giorno d’oggi, gli americani non hanno più bisogno di armi da fuoco né per difendersi dal nemico di turno né, tanto meno, per procacciarsi il cibo quotidiano.
Al contrario, la grande disponibilità di armi si è trasformato in un enorme problema di ordine pubblico legato alla loro sconcertante disponibilitá i cui effetti sono legati agli orrori di eventi come Columbine, Aurora e Sandy Hook.
Malgrado questa scia di sangue, quello sul diritto al porto d'armi rappresenta ancora un argomento che suscita accesissime polemiche e dibattiti all’interno della società americana, dal momento che esso è divenuto, da anni, uno dei cavalli di battaglia ideologica del partito repubblicano.
Il massimalismo conservatore in materia di diritto alle armi é anch'esso facilmente spiegabile dal momento che, intorno a questo argomento, convergono tre aspetti fondamentali del conservativismo americano contemporaneo: l'asservimento ai grandi interessi economici e industriali; un fondamentalismo ideologico al limite del fanatismo che ormai ritrae l'invioliabilitá del diritto alle armi quasi alla stregua di un dogma religioso, e l'utilizzo di “questioni di valore” per aizzare un gruppo sociale contro un altro. Su questo ultimo punto, é interessante osservare che, durante i primi quattro anni dell'amministrazione Obama, la NRA e la destra in generale, hanno continuato a demonizzare il presidente per le sue presunte intenzioni regolatorie in materia di armi malgrado il fatto che Obama si sia sempre guardato bene dall'occuparsi di questa questione, confermandone implicitamente l'intoccabilitá.
E' solo dopo l'agghiacciante strage di bambini a Sandy Hook che Obama si é sentito “politicamente autorizzato” a proporre una legge di regolamentazione e il fatto che persino questi blandissimi tentivi siano andati a vuoto hanno messo in evidenza non solo l'inflessibilitá della destra ma il fatto che alla fibra morale e alla luciditá intellettuale di questo presidente non sempre corrisponde una altrettanto vigorosa risolutezza nello spingere il processo leglislativo.
Il Gop si oppone ad ogni forma di regolamentazione nella vendita di armi da fuoco perchè la National Rifle Association (la lobby dei produttori di armi) versa ogni anno milioni di dollari nelle casse repubblicane per bloccare l’approvazione di leggi, anche le piú blande, che possano in qualsiasi modo limitare la vendita e il possesso di fucili e pistole, e minacciare così i loro interessi economici.
Ma anche alcuni democratici provenienti da stati conservatori continuano a mostrare una certa timidezza nel regolamentare la vendita e il possesso di armi da fuoco temendo eventuali ripercussioni elettorali nelle loro circoscrizioni.
Con tanti saluti all’ordine pubblico…