Federico Pizzarotti. Parrebbero nome e cognome di un giocatore di calcio, d’un terzino o d’un mediano. O d’un commercialista. O d’un negoziante. Invece, Federico Pizzarotti da martedì scorso è il nuovo sindaco di Parma. E’ il sindaco grillino di Parma, di una delle città più belle d’Italia, d’una città un tempo opulenta, di quando con 100mila lire c’entrava di fare tante belle cosine e per mandare avanti in modo decoroso una famiglia di 4 persone, bastava lo stipendio di un bancario con almeno una quindicina d’anni d’anzianità.
Parma, la città di Bevilacqua. La città delle “belle donne”, del gaudio, del sommo gaudio d’una volta – e di rovesci finanziari e industriali come quello, in tempi molto più recenti, dei fratelli Tanzi, vale a dire della Parmalat. Parma: sintesi di un’Italia intraprendente, spigliata, piuttosto legata al voluttuario, alla materia, quindi, al superfluo; ma anche intrisa di “sapere” (il termine “cultura” ci piace poco, molto poco…), volitiva, concreta, ma, al tempo stesso, languida, abbastanza ‘decadente’; in sintonia più coi colori dell’inverno che con quelli dell’estate.
Parma, città di gente estrosa. Anche coraggiosa. Basti ricordare l’Oltretorrente difeso dagli Arditi del Popolo, che fascisti non erano, anzi: erano socialisti, anarchici. Nell’Oltretorrente le camicie nere che si preparavano alla Marcia su Roma, non riuscirono mai a entrare, nonostante le rabbiose spallate che altrove avevano avuto successo. Fu la loro sola sconfitta. Parma. Legittimista (quindi conservatrice, filoasburgica) fino alla Prima Guerra d’Indipendenza (1848), ma risorgimentale (come Torino, Milano, Mantova, Bologna, Firenze, Livorno) a partire dalla Seconda Guerra d’Indipendenza (1859). Interventista nel 1914, 1915, ma poco fascista ancora nel 1936, l’anno del consenso popolare a Benito Mussolini con la vittoria in Etiopia.
Ecco la Parma schierata quasi interamente con la Resistenza, ma tutt’altro che disposta a genuflettersi davanti agli americani che nella primavera del ’45 vi entrarono con le loro sigarette, le gomme da masticare, il “corned beef”.
Parma “la borghese”, Parma “la sibarita”, la Parma dell’Oltretorrente, attraverso tutta la sua Storia, come ben si vede, non ha fatto che stupire. Ha sempre preso in contropiede quanti credevano di conoscerla bene. Nella sua gente dev’esserci proprio questo, anche se talvolta può non apparire evidente: il desiderio, magari anche un poco mondano, di stupire, sissignori. Non tollera che, entrandovi, si diano nei suoi confronti troppe cose per scontate…
Così, Parma in questi giorni ha voluto come suo primo cittadino un grillino, il Pizzarotti, appunto, 39 anni, una fisionomia “antica” che ricorda l’espressività di Ardengo Soffici e quella di Massimo Bontempelli, due giganti della Letteratura italiana d’un secolo fa; del Pensiero italiano d’un secolo fa. Due spiriti liberi. Due italiani che seppero sempre prendere posizione (quando tanti altri non la prendevano…), ma rivendicando, e sfoggiando, appunto, libertà interiore, indipendenza di giudizio.
Ma non parliamo ora di “esperimento” grillino, di “esperimento” parmense. Il termine, il concetto, non ci piacciono: non si procede a “esperimenti” sulla pelle degli italiani, specie in tempi bui come quelli che siamo chiamati ad affrontare (mentre la Casta cade sempre in piedi…). “Esperimento” nel suo spirito corrente (corrente da una quarantina di anni) è salottiero, è frivolo; è classista. Di tutto questo non abbiamo bisogno. Di tutto questo abbiamo orrore. Bene: Federico Pizzarotti ci fa ora sapere d’aver l’intenzione di creare nel suo Comune una moneta “parallela”, in contrasto con l’Euro.
Il neo-sindaco di Parma crede anch’egli che l’Euro sia il più grosso dei nodi scorsoi che si stringono intorno al collo di noi italiani. Eppure, non parla di “esperimento”… Certo che uno come lui ora la meriterebbe la copertina di “Time”.