Poveri uomini i capi e i “delfini” dei partiti politici italiani. Tutti, con la sola eccezione di Antonio di Pietro, leader dell’Italia dei Valori. Nell’ex-magistrato riscontriamo una schiettezza e una semplicità che ci rimandano all’Italia del tempo che fu. Era un’Italia coi suoi squilibri, le sue disfunzioni, ma, almeno in “quella” Italia non venivi abbandonato a te stesso, non venivi disprezzato se guadagnavi meno di 100mila al mese e indossavi le solite due giacche, le solite due paia di pantaloni. Da tanto, troppo tempo, ci ritroviamo invece con uomini politici il cui linguaggio e il cui assetto mentale hanno un grosso timbro “pariolino”. Loro stessi, con nauseante tracotanza, definiscono “sfigato” il cittadino che non trova lavoro o che è costretto a sgobbare per un salario da fame. Ecco dove siamo finiti, sull’onda di Mani Pulite. Siamo finiti nelle mani dei volgari, dei maleducati, dei padreterni. Gente pronta, eccome, al disprezzo, all’invettiva, all’offesa, all’ingiuria.
Eppure, sono poveri uomini, sì, quegli esponenti politici italiani che rincorrono poteri sempre maggiori, godono nella riverenza, nell’ossequio a essi rivolti; parlano, non fanno che parlare, perciò straparlano, la parola li avvince, li seduce, li eletrizza: è la loro droga; è il loro stimolante, anche il loro tranquillante. Ma oratori non sono… Non c’è rimasto in Italia un solo oratore. Nessuno che possa dimostrare di avvicinarsi, anche di poco, a Mussolini, Nenni, Pertini e altri ancora, figure presenti nei libri di Storia. E ci vengono a parlare di “rigore”, di “sacrifici” quando loro si son bell’e sistemati o stanno per sistemarsi proprio bene, con sommo gaudio di familiari e giannizzeri vari. Fanno i “duri”… Fanno gli “americani” o i “tedeschi”, senza conoscere la lingua inglese, senza conoscere la lingua tedesca… Hanno visto troppi film… Ecco gente al potere la quale agisce per sentito dire, agisce sulla base (come già sottolineato in questa rubrica) di suggestioni giovanili. Ecco gente mai sazia. Mai sazia di ricchezza materiale, di onori e riconoscimenti, di applausi e vezzeggiamenti. Ecco il prototipo dell’italiano dal molto irrisorio peso specifico… Dell’italiano ondivago, il quale va tuttavia a dritto nella cura dei propri interessi… Dell’italiano sfuggente, impenetrabile, gelido. Dell’italiano che ora comincia a suscitare diffidenza in mezzo mondo. Di un italiano parecchio badogliano…
Prendete la questione delle alte frequenze tv da mettere all’asta. Strepita Berlusconi, strepitano, naturalmente, i tirapiedi di Berlusconi. Vi risparmiamo i particolari tecnici, di nessuna importanza nel quadro di questa nostra chiacchierata, lettori italiani che vivete in America. Berlusconi è già uomo straricco, le sue aziende vanno a meraviglia, la sua rete tv, Mediaset, poggia su montagne di pubblicità, pubblicità che garantisce introiti elevatissimi. Eppure, a lui e ad altri come lui, questo non basta. C’è sempre un’eccezione da avanzare, una rimostranza da lanciare: un privilegio da cercare!
Non solo: tutto viene sempre rimesso in discussione, ma non in nome dei sacrosanti interessi dell’italiano qualunque; bensì, in nome di interessi di bottega, di connivenze varie, di giochi che ti fanno venire l’orticaria. Lo scorso anno in Italia si tenne un referendum sull’erogazione dell’acqua per fini pubblici. La destra (sventura italiana) era a favore della privatizzazione delle reti idriche; contraria la sinistra e anche tanti che di sinistra proprio non sono. Bene: la schiacciante maggioranza dei cittadini si espresse contro la privatizzazione d’un bene tanto prezioso quanto l’ossigeno. Ma ora il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, torna a farsi sotto: si fa portabandiera del progetto di privatizzazione della ACEA, la municipalizzata che a Roma eroga, appunto, l’acqua. In un Paese sano i risultati di un referendum nazionale fanno testo per almeno duecent’anni! Ma non a Roma, non a Milano, non ad Arcore… Proprio così: sono poveri uomini.