Una celebre iscrizione visibile sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana che si erige nel quartiere EUR di Roma, riporta queste parole piene di orgoglio: Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori.
Credo che non si potessero utilizzare parole migliori eppure ogni volta che passo di lì non posso fare a meno di leggere quelle epigrafi e sospirare, pensando alla situazione che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Oggigiorno infatti, sono molti gli italiani e parlo soprattutto dei giovani ad aver perso l’ottimismo e la fierezza di un tempo. Ormai la frase che si sente di più in giro per il Bel Paese è: “qui non c’è più futuro, meglio andarsene all’estero” e il bello è che questa esclamazione accomuna sia giovani laureati che pensionati che non arrivano a fine mese.
Tempo fa mi è capitato di leggere on line in un noto quotidiano nazionale un articolo sul fatto che molti pensionati soprattutto nel Nord Italia hanno mollato tutto e sono andati a vivere all’estero. Le mete più gettonate dalla maggior parte di questi intrepidi avventurieri restano i paesi caraibici, dove grazie ad un clima invidiabile per tutto l’arco dell’anno e un costo della vita molto più basso rispetto all’Italia, con pensioni ordinarie possono vivere per usare un’espressione da gratta e vinci “alla grande”. La famosa fuga verso l’estero qui in Italia c’è stata e c’è tutt’oggi ma non solo nell’ambito della ricerca – la nota fuga dei cervelli – ma anche in altri settori partendo dall’ingegneria fino al turismo. Eppure non c’è da meravigliarsi, siamo un popolo conosciuto per la nostra ingegnosità e per il nostro sapersi arrangiare in qualsiasi circostanza e questo non può che renderci fieri. Come possiamo benissimo riscontrare facendo una ricerca su Internet, noi italiani siamo davvero ovunque, tuttavia la presenza italiana nel mondo resta preponderante in Europa, America Latina e nei paesi anglosassoni d’oltre oceano. Ad ogni modo benché il mito degli Stati Uniti risulti la prospettiva più diffusa soprattutto per i giovani, molte persone come imprenditori grazie a vari fattori sempre più spesso lasciano l’Italia per aprire attività all’estero usufruendo nei nuovi mercati quali il continente Africano per citarne uno su tutti.
I giovani laureati sono la fascia più colpita dalla crisi infatti non trovando lavoro nel loro ambito di specializzazione, vengono continuamente “sfruttati” in tirocini, stage, collaborazioni, internship – come li vogliamo chiamare – quasi sempre non remunerati e il più delle volte pur avendo anche eccellenti curricula non vengono assunti dall’azienda o dall’istituzione, dove per mesi e mesi hanno dato il massimo ricoprendo gli stessi incarichi di alcune persone che vuoi la fortuna vuoi la faccia tosta in alcuni casi continuano soltanto a riscaldare una poltrona. Bè d’altronde se ognuno di noi potesse mettersi nei panni di un datore di lavoro, anche noi pur con tutti i nostri buoni propositi forse penseremmo di più a come poter massimizzare i nostri profitti e ridurre le spese soprattutto in questi tempi di crisi invece che pensare al nostro giovane tirocinante alle sue prime esperienze nel mondo del lavoro… e poi a pensarci bene avere sempre a disposizione “gratuitamente” personale altamente qualificato con un ricambio continuo ogni 3 o 6 mesi è una opportunità da non lasciarsi scappare. Fortunatamente questa non è sempre una consuetudine anche se sono davvero poche le aziende o istituzioni che assumono al termine dello stage. Ma come dice il noto conduttore di Striscia la Notizia, Ezio Greggio: C’è crisi, c’è crisi!.
In queste ultime settimane, i mass media non parlano d’altro che del tira e molla tra governo e sindacati inerente la riforma sul lavoro, questa riforma che sta tanto facendo discutere politici, parti sociali, studiosi, giovani e cittadini. Tranquilli comunque, perché il nodo verrà sciolto. L’unica amarezza di tutto ciò è che alla fine, ancora una volta, gli unici a rimetterci saranno sempre le solite persone, quelle per la quale si dice di combattere per migliorare le loro condizioni.
In conclusione, tornando al discorso sul cercare fortuna all’estero, sebbene si guadagni il doppio o il triplo, ci siano svariate condizioni favorevoli per restare nel nuovo paese, un migliore stile di vita, alla fine una cosa accomuna tutti gli italiani che vivono per anni e anni all’estero, il fatto di non sentirsi come a casa.
È proprio per questa nostalgia del Bel Paese – ma soprattutto la mancanza dei nostri cari, del clima mediterraneo, dei sapori culinari, delle innumerevoli meraviglie naturali, storiche e artistiche – per non parlare poi della bellezza e musicalità della nostra lingua e dei nostri dialetti – che molti alla fine ritornano in uno dei luoghi più affascinanti al mondo: l’Italia.