Il momento in Italia è grave. Eppure, i giovani non si scuotono. Restano al palo. Non hanno idee, non hanno grandi idee. Si limitano a fare un po’ di baccano sui vari blog, si contentano di quello. In alcuni casi le osservazioni mosse alla classe politica sono acute, taglienti, ineccepibili. Ma restano lettera morta. Non si va oltre la protesta sterile, isolata.
Nessun’altra generazione italiana era apparsa così inerte, così priva di interessi, di interessi nel campo della conoscenza, del miglioramento personale sul piano intellettivo e intellettuale. Non si riscontra sete di sapere. Non si manifesta un bel
fremito collettivo, e questo lo si nota a Roma come a Milano, a Catania come a Genova. Eppure, in tanti casi sono i figli di chi un tempo s’era schierato. Di chi aveva sposato la causa comunista o la causa missina, di chi era confluito nella Democrazia Cristiana o nel Partito socialista. Sono figli, e anche nipoti, di chi a vent’anni viaggiava, eccome se viaggiava; attraversava l’Europa, raggiungeva Parigi, Londra, Amsterdam. Affinava il proprio spirito d’osservazione, imparava a esercitare senso critico. Era gente abituata al contatto con gli altri. E leggeva. Leggeva parecchio.
Un quaranta o cinquant’anni fa avevo amici, amiche che, ancora al liceo, o anche all’istituto tecnico, avevano bell’e letto Beckett, Steinbeck, Hemingway, Buzzati. Conosciuto un autore, ne cercavano un altro: aprivano una “frontiera” dopo l’altra. Andavano parecchio al cinema; s’andava parecchio al cinema e, soprattutto grazie ai cinema di seconda e terza visione, la scelta era immensa: pellicole nostrane, pellicole inglesi, francesi, svedesi, sovietiche, brasiliane, perfino cubane. Nella maggior parte dei casi, film di grosso pregio, e non pochi i capolavori.
Oggi, invece… Oggi non si fa che proporre (o imporre…) film con “effetti speciali”, a dimostrazione dei tempi fasulli nei quali ci tocca ahimè vivere.
Un tempo, l’interclassismo, almeno fra noi, era piuttosto diffuso. Si frequentavano il figlio dell’avvocato, il figlio del funzionario, del tranviere, del tappezziere. Li univa una salda, sincera amicizia. Un’amicizia disinteressata. Oggi è invece in atto una “segregazione sociale” di cui ci sembra che nessuno abbia preso nota… Almeno a Roma e in altre città, i figlioli di liberi professionisti, di grossi commercianti, di dirigenti d’azienda ‘legano’ solo coi loro “simili”… Tutti gli altri stanno per conto proprio: dell’antica saldatura sociale resta il solo ricordo. Anche questo è un fenomeno che restringe assai la capacità individuale d’apprendimento. E’ un fenomeno che provoca fossilizzazione.
Com’è possibile tutto questo? Quali le cause di tutto questo? Il neo-capitalismo ha creato questo “vuoto”, questo “deserto”. Quando nella mente di giovani e meno giovani s’inculca il “principio” secondo il quale a questo mondo contano soltanto il denaro e il successo personale, il risultato non potrebbe essere diverso, non potrebbe essere che questo.
Neo-capitalismo vuole anche dire ‘passione’ per tutto ciò che è voluttuario, altamente voluttuario. Si cerca il cellulare d’avanguardia, si cercano le scarpe ‘da ginnastica’ ultimo grido; ci si lega mani e piedi al computer.
Declina così il senso del vivere in comune; ma quando ci si riunisce, è per andare a ballare (seguendo ritmi monotoni, inascoltabili) a mezzanotte, tornare a casa alle 6 o le 7 di mattina… Ma questo è anche il fallimento di noi genitori! E’ il fallimento della Scuola, dei mezzi d’informazione, dell’editoria. Di una giovane generazione come quella che si
presenta ai nostri occhi, sarà sempre possibile far quel che si vuole.