I risultati delle primarie di Genova hanno dimostrato come il sistema dei partiti abbia fatto il suo tempo. Il candidato di Nichi Vendola leader di SEL (Sinistra Ecologia e Libertà) ha vinto le primarie su ben due candidate del PD, il maggiore partito della sinistra. Un sistema che già vent’anni fa con Mani Pulite mostrò crepe difficilmente risanabili. La corruzione, l’arroganza, la filiera dei protetti alle massime cariche come pure l’assoluta autonomia nella formulazione delle liste elettorali sono giunte ormai a livelli non più accettabili. Alla questione etica si sono aggiunti gli alti costi del finanziamento pubblico oggi non più sostenibili. L’azzeramento della funzione pedagogica che i partiti hanno avuto fin dalla nascita della Repubblica li ha trasformati gradualmente in centri di potere autoreferenti.
La miopia con la quale, dopo Mani Pulite, hanno continuato a seguire e ad applicare i soliti rituali interni, ha fatto sì che invece di rinnovarsi nella sostanza si siano limitati ad un’autocritica formale quanto sterile. Hanno aggirato l’abolizione del finanziamento pubblico, sancito da un referendum popolare, con un sotterfugio cialtronesco sostituendo semplicemente la parola finanziamento con la parola rimborso. Il moltiplicarsi dei partiti e partitini ha pesato economicamente in misura eccessiva sui cittadini, i quali, al danno si aggiunge la beffa, non hanno avuto e non hanno il diritto di verificare come siano spesi i loro soldi. I partiti come la banca vaticana sono fra le pochissime istituzioni che non devono rendere conto a nessuno anche se entrambi ricevono soldi dai cittadini. Il mariuolo di turno oggi si chiama Luigi Lusi, il quale ha trafugato dalle casse dell’ex Margherita di Francesco Rutelli ben 13 milioni di euro. Come sia stato possibile rubare una cifra così alta senza che nessuno se ne sia accorto è l’enigma che la magistratura dovrà sciogliere. Lusi ha semplicemente trasferito la somma dal conto dell’ex Margherita di cui era amministratore ad una società di cui è proprietario.
La degenerazione del sistema partitico pone in primo piano la necessità del rinnovamento di una classe politica screditata e mal sopportata dai cittadini. Si potrebbe azzerare il rimborso delle spese elettorali ai partiti da parte del tesoro cosicché i cittadini, a seconda delle convinzioni politiche e della propria condizione economica, li finanzierebbero direttamente.
Il pericolo a cui si andrebbe incontro è evidente già negli Stati Uniti d’America dove le lobby finanziano a pieni mani i partiti per poi presentare il conto agli eletti condizionandone le scelte politiche spesso a danno della collettività. Neanche si può pensare che ognuno autofinanzi la propria campagna elettorale perché il rovescio della medaglia sarebbe che solo i ricchi, a prescindere dalle capacità personali, farebbero politica.
Un esempio lampante è stato quello di Berlusconi che ha potuto creare dal nulla un partito azienda accelerando il dissesto economico italiano.
L’inettitudine della politica è stata tale che per fronteggiare la crisi si è dovuto ricorrere a dei tecnici il cui operato sta dando dei buoni frutti. Il governo Monti ce la farà perché non esiste in Parlamento una classe politica capace di affrontare la crisi che attanaglia il paese. L’unica possibilità di sopravvivenza dei partiti è la loro rigenerazione etica, solo così potranno recuperare il ruolo sociale che hanno perduto. Le loro strutture dovrebbero trasformarsi in scuole specifiche al servizio del paese individuando nei giovani le competenze politiche necessarie per una futura classe dirigente qualificata.
Un nuovo e rivoluzionario patto tra etica e politica, due categorie ritenute da sempre inconciliabili, è quello che vogliono i cittadini. Quelli che scetticamente sorridono a questa ipotesi lo fanno perché il sistema così com’è sta loro bene, perché si sentono legittimati negli imbrogli grandi e piccoli che compiono. Un vecchio adagio dice che il pesce comincia a puzzare dalla testa e non dalla coda. La crisi attuale potrebbe essere la seconda occasione per la politica di avviare un processo di rigenerazione, un’occasione purtroppo fallita vent’anni fa.
Le probabilità sono oggi più alte di quanto non fosse ai tempi di Mani Pulite perché il governo Monti ha imboccato una via dalla quale non si può tornare indietro. Gli Italiani hanno capito che la parentesi lunghissima dei governi Berlusconi è stata l’ultimo conato della prima repubblica e non la nascita di quella che impropriamente è stata chiamata seconda repubblica, la quale forse solo ora sta muovendo i primi passi.