Un mese tra Monti e pecorelle smarrite. Perché, anche se il loro pastore è rimasto tra loro, non sa dove condurle. Molte hanno smarrito anche i cellulari a giudicare dalla loro assenza da Montecitorio, nonostante Cicchitto gli abbia inviato svariati sms raccomandando di essere presenti alla votazione di fiducia al governo “per ragioni politiche ed estetiche”. La Brambilla è rimasta a casa probabilmente per ragioni politiche con i suoi asini (veri) e, tutto sommato, esteticamente il Parlamento ne ha guadagnato. Peccato che gli asini leghisti fossero in aula a ragliare, benché gli imprenditori del Nord-Est gradirebbero una linea più morbida con il governo Monti. Tutti – a destra, a sinistra, all’opposizione – pensano di scendere a valle in primavera, come tutte le pecore che si rispettino. Chiamasi, davvero, monticazione. Travolgeranno Monti?
Quindi, all’inizio della stagione calda, la transumanza degli animali politici dovrebbe trasformarsi in stanzialità di governo. A seguito dell’imprimatur da nuove elezioni. Più che votarli, io li marchierei a fuoco. E sapete dove?
Invece di stare buoni e cucci, considerato che ci hanno ficcati in questi guai, gli onorevoli senza onore si permettono ancora di dire la loro dai banchi del Parlamento dove sono transumati dal governo, invece che essere eliminati dalla tenzone politica. Non si vergognano, come non si vergognavano allora. E li continuiamo a pagare per fare i deputati. Siamo proprio cornuti e mazziati.
Monti ha promesso: rigore, equità e crescita. Finora abbiamo visto solo rigore, tanto che il sito Dagospia l’ha immediatamente soprannominato “Rigor Montis”.
Ma che il rigore di Monti diventi rigore di morte non è poi così improbabile. I sacrifici che richiede gli chiede a chi è già con un piede nella fossa, avendo perso il lavoro o non arrivando a fine mese. Questa non è una manovra equa perché il pur intelligente e sagace professor Monti si è lasciato ricattare da Berlusconi.
Ma come ha potuto temere che il Pdl non gli desse la fiducia se varava una patrimoniale seria? La minaccia di Berlusconi non si sarebbe mai attuata, perché le sue pecorelle non intendono lasciare gli alpeggi parlamentari per finire anzitempo a valle tra i comuni mortali a vivere di stenti senza paga.
E’ facile cercare i soldi dove si trovano. Se la crisi la pagano i pensionati, i dipendenti pubblici, gli operai e non altre classi sociali, tale scelta non è tecnica ma politica. Una scelta di classe che favorisce banche e imprese. Il solito compromesso. Di Pietro ha perfidamente commentato: “Non c’era bisogno del professor Monti per fare il cassiere di banca. Bastava un cassiere di banca”.
Abbiamo assistito solo a manovre da gambero per combattere le caste: due passi avanti e uno indietro. Sì alle liberalizzazioni delle licenze di taxi e di farmacia, proteste, allora no, forse domani…
Quando si pretendono lacrime e sangue, bisogna pretenderli da tutti. Oggi gli stipendi più pagati sono 500 volte superiori a quelli di un lavoratore medio.
Duemilaquattrocento anni fa Platone scriveva: “Il più ricco non può guadagnare più di 5 volte il più povero”.
Ma è così difficile chiudere Province, Comunità montane, altri enti inutili? Ma è così difficile pagare ai deputati solo l’aereo del lunedì mattina e del venerdì sera e nessun altro rimborso? Ma è così difficile scovare le società che detengono case, barche all’estero?
Ma è così difficile fare dei controlli fiscali ai titolari di studi professionali, esercizi artigianali e commerciali che dichiarano meno di ventimila euro l’anno?
Se non si procederà a una redistribuzione della ricchezza – e l’ho scritto in tempi non sospetti – la diseguaglianza sociale si evidenzierà sempre più provocando non solo povertà, ma odi razziali e generazionali che porteranno, come hanno già portato a Firenze all’uccisione di quei poveri senegalesi, pure alla soppressione dei vecchi da parte dei giovani… sarà il feudalesimo oscurantista del ventunesimo secolo. E permettiamo ancora a quegli asini dei leghisti (8 anni al governo) di proclamare: “Basta, la Padania batterà la sua moneta, mica può continuare a mantenere questi farabutti”.
Tra odi interni e odi esterni, cominciamo ad accorgerci che questa è la prima guerra mondiale che non si fa con le bombe, ma distruggendo l’economia di un Paese.