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November 20, 2011
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Con Saviano a Zuccotti Park

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

 

Sabato Downtown Manhattan, mezzogiorno di sfogo italiano. C’é Roberto Saviano che legge in inglese il discorso che ha scritto per “Occupy Wall Street”. L’autore di Gomorra è al centro di Zuccotti Park, circondato da 300 persone. Si capisce subito che molti sono italiani, ma non mancano gli “occupanti”, anche se la polizia di Bloomberg é ormai riuscita a svuotare il parco. Si sta in circolo, stretti stretti ad ascoltare Roberto per 15 minuti, e le sue parole si diffondono con il passa parola (i megafoni sono vietati).
“E’ un onore essere qui, sono venuto per tentare di sentirmi meno solo” dice emozionato. Per Saviano la protesta “non è contro la legge e l’economia ma è nata per difenderla”. Affronta la materia con cui é diventato famoso e braccato, il business della criminalitá organizzata, con la crisi economica che agevola i profitti di mafia.
“La mafia vince perché le banche hanno abbattuto le loro difese… Vi siete mai chiesti qual è l’economia che non conosce crisi? L’economia criminale”. Ecco le cifre: “Il Pil delle mafie globali ha toccato i mille miliardi di dollari, più dei bilanci di 150 stati dell’Onu”.
Chi occupa Wall Street chiede nuove regole, dice Saviano. “Quindi state agendo affinché le mafie non conquistino l’economia legale e impongano i loro codici di comportamento. Nelle mafie esiste una meritocrazia al contrario. Lo spietato vince sul corretto, il furbo sul talentuoso, l’apparente sul concreto, l’omertà sulla voce”.
Saviano mette in relazione l’Italia e gli Usa. “Le mafie attraverso il narcotraffico, il racket, l’usura producono un flusso di denaro che reinvestono nell’economia legale… Nella vostra protesta guardate all’Italia, l’Italia vi riguarda. Se crolla l’Italia crolla l’Europa, se crolla l’Europa gli Usa non sono più sicuri”.
L’Italia é “un Paese in ci si sforza di non premiare il merito, di non investire su talento, sembra impossibile pensare di realizzarsi se non emigrando. Guardando l’Italia rischiate di vedere il vostro futuro”, ha continuato Saviano: “Ma chi in Italia resiste vi sta guardando e spero sappia scegliere come state facendo voi”. Saviano ha incitato a dare il massimo di sé, “conquistandosi i diritti prima ancora di pretenderli. Non esiste un mondo migliore, ma esiste la possibilità di migliorare questo mondo!”.


Roberto Saviano a Zuccotti Park (New York)

E’ difficile avvicinarci a Saviano, é circondato e le due guardie del corpo in borghese faticano non poco (sembrano dei servizi segreti come quelli che scortano Obama). Alziamo la voce: Roberto che te ne sembra del governo Monti? “Diamogli tempo, diamogli tempo…”, sussurra.
Qualcuno gli dice: “Roberto, di americani oggi non tanti a Zuccotti Park…”
“Erano abbastanza. Sono stato invitato da loro. Mi piace che Zuccotti Park diventi anche per un italiano un momento di riflessione. Tutto é nato dal fatto che degli scrittori mi avevano chiesto una firma ad un loro documento di appoggio a Occupy Wall Street. Quindi é partito il contatto ed eccomi qui. Queste riflessioni sulla questione mafiosa interessano moltissimo loro”.
Finalmente lo abbiamo davanti, gli diamo una copia di “America Oggi” e Saviano ci sorride con un calore di persona generosa, si ferma. Riusciamo a rivolgergli qualche domanda:

Roberto di Obama che ne pensi? Questo movimento fa bene a predersela con lui o é il minore dei guai?
“Non posso dare una interpretazione geopolitica in qualche battuta. Péró ascoltandoli, una delle riflessioni piú interessanti é stata che si aspettavano dal governo democratico un intervento piú disciplinato sulla finanza. Su Obama la loro é anche una posizione molto critica. Ci aspettavamo che il nuovo governo americano fosse in grado di costruire una nuova classe dirigente. Sono delusi dalla mancata costruzione di una nuova classe dirigente”.

Ma secondo te Obama puó ancora farcela?
“Secondo me sí. Guardando alle primarie repubblicane ce la puó fare. Peró deve cambiare passo. Non mi sento in grado di dare un consiglio ad Obama, ma sicuramente da qui parte questo tipo di riflessione. Non si peó piú continuare con questo percorso. Tra l’altro se si continua cosí é anche la fine per le sinistre mondiali. Da qui parte secondo me un nuovo movimento che cambierá le cose. Assolutamente”.

Sul tuo intervento mafia&finanza. Quando la mafia ha provato a mettere lo zampino a Wall Street, abbiamo visto l’Fbi in azione e gli arresti… In Europa e in Italia? Cosa succede quando la mafia investe?
“In Europa non abbiamo una giurisprudenza anti mafia condivisa e la crisi rischia di rendere tutto ancora piú difficile. Ma anche l’America ha abbassato la guardia su questo. La mafia non é solo killer ed estorsioni e sui capitali mafiosi la situazione non é particolarmente rosea. Ma la Dea descrive bene quello che sta accadendo qui”.

Del nuovo governo italiano, prima hai detto che bisogna aspettare. Ma quanto tempo dai a Monti?
“Vediamo, vediamo, cerchiamo di capire, che cosa fará, che tagli fará. E’ in una situazione difficilissima. Proveremo insieme a ricostruire”.

Mentre aspetto la subway incontro Davide e Anna, una coppia di giovani italiani di Macerata che hanno anche loro ascoltato Saviano a Zuccotti Park. “E’ stato emozionante. Ha messo in guardia l’America da quello che in Italia avviene da tempo, dal non riuscire a dare piú possibilitá ai giovani di realizzarsi, e chi resta deluso e senza prospettive, comincia a fuggire da dove c’é ricchezza senza piú sviluppo”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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