Nella capitale greca per ragioni di lavoro, mi sono ritrovato in mezzo ai disordini che mercoledì e giovedì hanno martoriato i dintorni del parlamento, convocato per votare le misure di austerità. Immagino abbiate visto lo spettacolo in tv o web. Ancora sotto l’effetto del vandalico sabato di Roma, non mi sono agitato più di tanto, anche se confesso che un uomo in fiamme in pieno centro un certo effetto lo fa. L’attuale situazione sta stressando il morale dei greci: il debito è un buco nero nel quale finiscono inghiottiti milioni di cittadini, che non vedono nessuna prospettiva. Potranno interessarvi alcuni commenti raccolti tra amici e conoscenti.
Jannis, avvocato e presidente della Camera di commercio italiana, protesta per i continui scioperi che sequestrano la gente e immiseriscono il paese: “Giriamo senza cravatta, cercando l’anonimato, per non essere confusi con i cosiddetti borghesi affamatori cui danno la caccia”. Panos, suo stretto collaboratore, se la prende con gli “agitatori e mestatori stranieri che soffiano sul fuoco del malcontento popolare” e che “trovano nella sinistra estrema gli utili idioti” in grado di rovinare il poco rimasto in piedi. “Se si va alle elezioni anticipate”, dice, “l’estrema destra prenderà un sacco di voti, e voglio vedere con chi ce la prenderemo, visto che hanno rubato tutti e non sappiamo più di chi fidarci”.
Pacato ma deciso il ragionamento di Cristos Folias, già presidente dei commercianti, parlamentare europeo, ministro dello sviluppo economico. “Il clima politico è intossicato ed è lotta di tutti contro tutti. Così il paese va a picco. Peraltro anche la recente idea di consolidare il debito quel tanto che lo renda rimborsabile dalle nostre esauste finanze, significherebbe la statalizzazione di fatto delle banche e la generale svalutazione dell’azienda paese. Soluzione inaccettabile”.
Come molti altri stati, la Grecia ha vissuto al di sopra delle possibilità, e non vuole capire che solo il ritorno ai “costumi degli avi”, duro lavoro e risparmi, consentirebbe la ripresa. Antonios, sposato ad un’americana di origini greche, uomo di marketing che ha lavorato anche a Bruxelles, denuncia il malessere di persona che ha capito la situazione. “La sera ormai resto in casa con la famiglia, e per questo perdo gli amici, incapaci di rinunciare al ristorante, salvo prendersela con le cospirazioni straniere e l’interventismo tedesco”.
I numeri non ammettono replica. L’Irlanda, primo dei Pigs a salire alla ribalta delle cronache, ha un reddito familiare medio lordo per famiglia pari a €53.500. Le misure di contenimento di spesa hanno richiesto ad ogni famiglia in media €3.600, riducendo del 7% il reddito delle persone. La percentuale è identica in Portogallo, anche se la base su cui colpisce è molto inferiore, 32.400 euro. In Germania il quadro è più roseo, in termini di ricchezza annua disponibile per famiglia, €42.600, e di effetto delle misure di austerità, appena 1%. La Spagna è al 5%. L’Italia, cercando di rintracciare un numero riassuntivo nel marasma di misure assunte o annunciate, naviga intorno alla riduzione del reddito familiare del 3%, €1.100 sul reddito familiare medio di €42.600. La Grecia, prima delle nuove misure, documenta un taglio del 14% del lordo medio familiare, €5.600 su €41.400.
Assediare il parlamento e minacciare i rappresentanti del popolo, in una città percepita universalmente come patria della democrazia ma ancora quattro decenni fa sotto il regime dei colonnelli, è grave errore. Platone, riferendosi alla deriva politica, scrisse: “…non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”.