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October 23, 2011
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La legge della cruna dell’ago

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

E’ piú facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un Gheddafi catturato ancora vivo sia consegnato al tribunale internazionale dell’Aja. Chissá fino a una settimana fa a quanto davano i bookmaker londinesi la possibilitá di un processo a Gheddafi; personalmente non ci avrei puntato una sterlina. L’ex rais da 40 anni al potere in Libia quante ne avrebbe potuto raccontare. Cosí anche Silvio Berlusconi, a poche ore dalla conferma della morte del dittatore, appariva raggiante, con i suoi a dichiarare che non lo vedevano cosí di buon umore e caricato da anni.
Un po’ a scoppio ritardato, l’Onu chiede ora una indagine sulla morte di Muammar e del figlio Mutassin, anche perché proprio non puó fare altrimenti, dopo che tutti hanno visto i filmati con i Gheddafi vivi dopo la cattura e morti in circostanze che cambiano, secondo le versioni ufficiali fornite dai libici, di ora in ora.
Le immagini prese dai cellulari di chi lo ha catturato e viste poi su internet sono spietate, fanno gelare il sangue per crudeltá, ma noi italiani non dovremmo esagerare con certi atteggiamenti di superioritá morale, disprezzo nei confronti di un popolo libico assetato sí di vendetta, ma che ha combattuto con coraggio e rovesciato il dittatore, seppur con l’essenziale aiuto della NATO.
Ho sentito dire alla televisione italiana che non puó iniziare cosí la democrazia in Libia. Vero, ma da quale pulpito: ricordate Piazzale Loreto, 1945? Come, i cadaveri di Benito Mussoli e Claretta Petacci a Milano ci arrivarono giá morti,? Erano stati giá fucilati dai partigiani a Dongo, a Milano furono “soltanto” appesi a testa in giú per farli vedere alla folla accorsa? Solo se avete lo stomaco forte, andate su youtube, nella ricerca scrivete “Piazzale Loreto”: vedrete un filmato che mostra il cadavere di Mussolini a terra, con quello della sua giovane amante e di altri gerarchi, e la gente fa la fila per prederli a calci, calpestarli, e ad un certo punto si vede il viso del Duce del Ventennio cosí sfigurato e ormai irriconocscibile, che a confronto quello di Gheddafi sembra intatto…
La gioia nelle piazze libiche é comprensibile, la morte di Gheddafi rappresenta la liberazione da un incubo. Ma é un peccato che la scarsissima possibilitá che il colonnello fosse consegnato vivo ai procuratori internazionali guidati da Moreno Ocampo non si sia materializzata. Invece cosí, con la morte di Gheddafi, oltre a festeggiare in piazza i libici, tirano un sospiro di sollievo quelle cancellerie occidentali che assettate di petrolio e contratti, sotto la tenda del colonnello hanno fatto patti scellerati col diavolo. Perché la criminale crudeltá di Gheddafi non la si conosce soltanto da quando, nel marzo scorso, bombardando con i suoi arei i civili ribelli di Bengasi, provocó l’inevitabile risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza Onu che neanche la Russia e la Cina si sentirono di bloccare. Che fosse un “mad dog” il dittatore libico, come lo chiamó Reagan, lo sapevano tutti da 40 anni, eppure, e non solo il nostro Silvio Berlusconi, eccoli in fila sotto la tenda a trattare. Gheddafi era “pazzo” ma aveva fiuto per gli affari e, come i cani da caccia, aveva l’istinto per scovare una preda per il nuovo padrone. Quando dopo l’11 settembre lo pseudo isolamento della Libia cominció ad essere troppo pericoloso per il suo regime, ecco che Gheddafi subito segnala agli Usa e a suoi alleati che é pronto a “collaborare”. Il nostro Berlusconi pensa che possa aiutare a far accettare l’esilio dorato a Saddam Hussein e scongiurare la guerra. Troppo ingenuo il nostro Silvio. Ormai la macchina per l’invasione é stata spinta troppo avanti, e semmai Gheddafi puó servire allo scopo contrario, se aiuta a farla finita con l’Iraq di Saddam, lui ne trarrá benefici. E succede proprio cosí… Almeno secondo quei “matti radicali” di Marco Pannella e Emma Bonino, che ormai da anni denunciano il crimine del trio Bush-Blair-Gheddafi: con Saddam la Lega Araba stava per concludere l’accordo per l’esilio e scongiurare la guerra ma fu proprio Gheddafi a farlo saltare nel vertice di Sharm el Sheik. Cosí Bush e Blair ebbero la strada spianata per invadere e Gheddafi poi riceverá il compenso con la riammissione alla corte dell’Occidente…. Fantapolitica? Infatti torna a molti comodo che non ci sará mai quel processo in cui il rais ne avrebbe potuto raccontare su Saddam, come su Ustica, Bologna, Lokerbie….
Nel film capolavoro di Francesco Rosi, “Salvatore Giuliano”, un commissario di polizia dice ad un certo punto alla madre di Gaspare Pisciotta, braccio destro del bandito da poco ucciso a Cestelvetrano: “Signora ci aiuti a scovare suo figlio, e non si preoccupi io sono un poliziotto e i banditi io li prendo vivi!’ riferendosi a quei carabinieri che invece Giuliano lo presero morto. Nel caso di quel “mad dog” di Gheddafi, non c’era rimasto proprio piú nessuno in Libia che lo volesse prendere vivo.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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