Qualche volta Dio c’è. Fra un po’ sapremo se è stato Allah a volere la morte di Gheddafi o il Dio cristiano. Per ora dipende dai punti di vista. Dopo però apparirà chiaro se la Libia finirà in mano dei Fratelli musulmani – ahinoi! – o delle potenze occidentali. Certo è che quella pan-divinità che regolava i rapporti tra il rais e il Nostro non si manifesterà più. Nel senso che la benzina a gogò non sarà più un miracolo berlusconiano, prodotto da un baciamano, ma un miraggio.
La Francia e le altre potenze, che hanno sostenuto l’attacco ai lealisti, sapranno profittare di aver dato il colpo di grazia al dittatore.
Per di più il nostro premier, ora in altre faccende affaccendato, a sua volta deve resistere – resistere per arrivare alla Befana, al fine di scongiurare le elezioni anticipate. Ringalluzzito dalla vittoria in Molise, grazie ai voti che Grillo avrebbe sottratto alla sinistra, arrivando alla Camera ha detto ai suoi deputati: “Sono arrivato un po’ tardi perché eravamo stanchi per il bunga bunga ieri sera alla festa di Beatrice”. Forse non sapeva che il suo caro amico nel frattempo veniva trucidato. O forse ne ha raccolto il vessillo. Bunga bunga forever.
Certo è che Berlusconi non vuole saperne di mollare: “Se non mi hanno fatto fuori i giudici, che mi hanno colpito giudiziariamente e patrimonialmente, non ci riuscirà nessuno.
Sono ancora qui, vivo e vegeto, e ho voglia di combattere”. Di solito è il popolo che fa fuori il suo capo quando lo scopre dittatore… Oppure la stessa oligarchia da lui beneficiata. Se Cesare è stato pugnalato da Bruto, Silvio dovrebbe guardarsi le spalle da qualche Bruta…
Perché, se in teoria gli unici che possono mandarlo a casa sono i suoi parlamentari, questi non passeranno mai al fatto compiuto. Per il semplice motivo che non vogliono tornare a casa propria, preferiscono passarci solo i week- end, assicurandosi così paga e pensione. Ora riceveranno pure il rimborso per aver subito la tassa sui redditi del 10 per cento, perché “non sono dipendenti”. Niente tagli ai politici, nonostante il premier abbia ammesso che “non ci sono soldi”.
Eppure la nuova sede della Regione Lombardia, di cui è presidente Roberto Formigoni, ha appena ultimato un eliporto per 40 voli settimanali. Sergio Rizzi ha commentato sul Corriere: “Che cosa meglio di un elicottero sottolinea la distanza siderale che separa una certa politica dal Paese?” Religioso com’è, Formigoni si sarà convinto che gli angeli esistono e che lui ne è la fattispecie sulla terra. “Ogni uomo – ha detto il pontefice – ha un Custode che lo accompagna dalla nascita alla morte”.
Considerato che noi stiamo a terra, non c’è che augurarsi che la morte riguardi quanti si librano troppo in aria. Non per augurare la morte a Formigoni e company, ma per mettere in chiaro che non abbiamo bisogno di custodi, che ci guidano dall’alto, con ali tecnologiche a nostre spese. Ci auguriamo la loro fine siderale.
A questo proposito, gli viene in soccorso il filosofo Emanuele Severino che nella sua ultima fatica “La terra e la morte” (Adelphi) sostiene che l’uomo è più in alto di Dio perché è da sempre eterno. Ma forse abbiamo capito male, estrapolando solo questa frase. Certezza eterna di ogni politico che conquisti un po’ di terra sotto i suoi piedi.
E proprio sulla scia dell’eternità sembra che il nostro pensi di trasformare il Popolo della libertà in qualcosa di eterno, chiamandolo: “Italia per sempre”. Se andiamo avanti così, è sicuro che dell’Italia rimarrà solo questo slogan.