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September 4, 2011
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Addio alla merda

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

 


L’Italia è nella merda fino al collo e con lei tutti gli italiani, anche noi all’estero che le vogliamo tanto bene e ci torniamo quando possiamo. Lo sostiene ora persino il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma lui, sostiene sempre Silvio, tra qualche mese se ne va, a lui non gliene fotte niente, sostiene, anzi lui fotte quando gli pare perché lui i soldi li ha e se ne va dove e quando vuole. E gli italiani? Li lascia in mezzo alla cacca in un paese di merda. Tiè.

Queste le esternazioni del nostro capo del governo riferite durante una conversazione telefonica con il "giornaffarista" Valter Lavitola, direttore de l’A… (scusate, ma non riesco neanche a scriverlo il nome del glorioso giornale socialista caduto in certe mani, che pena che fa). 

Anche se in maniera meno colorita, Berlusconi certi desideri li aveva già rivelati. Ricordo che lo scorso aprile il nostro aveva ammesso, durante una cena con i giornalisti stranieri e facendo finta di parlare "off the record", finalmente la verità: non vedeva l’ora di lasciare tutto e andarsene….

Allora in questa colonna scrivemmo che più Silvio voleva mollare, e più era costretto a rimanere, forse perché qualcuno lo teneva da sotto, prigioniero, perché ancora aveva certe cose da sistemare. Persino le storie con le minorenni, Noemi Letizia e Ruby Rubacuori, per come erano saltate fuori, per le "imprudenze" di Silvio, ci apparivano come dei tentativi per tentare di farsi buttare fuori, per essere finalmente cacciato e quindi liberarsi dalla tortura del governo. E invece niente. Sempre lì Silvio, a galleggiare nel Palazzo con la cacca fino al collo. 

Ma ora, sostiene Silvio imprecando, lui finalmente tra qualche mese se ne va e lascia tutti nella merda. E lo dice a chi gli stava spillando 500 mila euro. Ricattato? "Sciocchezze. Aiuto tante persone in difficoltà, gente con bambini, perché me lo posso permettere", dice Silvio seccato. Già, da tempo va distribuendo soldi a chi glieli chiede. San Silvio, chiedi e ti sarà dato. Caspita, Silvio santo, non è che magari potresti… Pure io tengo famiglia, mutuo, lavoro traballante per la crisi e poi piacerebbe tornare più spesso in Italia, in quel paese che tu chiami di merda ma, non dimenticarlo, ti ha fatto diventare straricco.  O è forse per questo che è di merda l’Italia? Perché ha fatto diventare stramiliardario chi può sputare nel piatto d’oro dove si è ingozzato per così tanto tempo?

Non è solo colpa tua Silvio, ma anche di quelli che dicono che i media non dovrebbero occuparsi di quando un capo del governo dice che il suo paese è merda. Persino nel Corriere della Sera, in una rubrica video che tiene sul sito del giornale un suo vicedirettore,  si è sostenuto che non essendo un reato dire "paese di merda," i giornalisti non dovrebbero occuparsene di questa storia per poi aggiungere: ma chi non ha mai detto, almeno una volta nella vita, che l’italia fa schifo, che è un paese di merda….  Capito? Nel maggiore giornale d’Italia si sostiene che un cittadino che sta incavolato e dice che l’Italia fa schifo, equivale al paese di merda detto dal capo del governo… 

Povera Italia, sei proprio nella merda. Ma non sei tu lo sterco, né i milioni di italiani che ogni giorno vanno a lavorare e ti tengono a galla. No Italia cara, quelli che ti inzozzano di merda sono coloro che per la loro disonestà, sono vicini al Palazzo e si scambiano favori con questa classe politica ormai marcia in tutti i suoi colori, spallegiata poi da altre caste di professionisti sostenitori del "ma che male c’è", che siamo noi dei fessi ad indignarci. 

Ora se ne vuole andare Silvio, ma vuol passare il messaggio che la colpa delle cose messe così male è tutta dell’Italia e degli italiani, che lo hanno disturbato, che non lo hanno lasciato più lavorare, né a lui né ai vari Tarantini, Lavitola, Dell’Utri, Verdini, Penati, e avanti che c’è posto. 

Italia, lasciali scappare, non provarci nemmeno a fermarla questa melma,  che ti scivoli via, sperando che qualcuno se li pigli nonostante l’odore che fanno. Come starai meglio senza tutta quella merda addosso, finalmente. 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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