Per uccidere piú di 85 persone in 85 minuti, si deve essere veloci e precisi. Anders Behring Breivik, 32enne norvegese fondamentalista cristiano, ha avuto per tutto quel tempo i nervi di cemento armato. Ore prima, Breivik aveva fatto saltare in aria un edificio in pieno centro ad Oslo uccidendo sette persone. E poi, freddo e concentrato, vestito da poliziotto arriva all’isola di Utoya dove meticolosamente spara su quei ragazzi neanche diciottenni.
Come mantiene per tutto questo tempo cosi freddo il sangue, mentre quei giovani implorano di risparmiargli la vita, e invece lui continua a colpirli? Per Breivik quei ragazzi militanti del partito laburista rappresentano gli strumenti del demonio che condannano la sua “razza” e la sua “fede” all’estinzione, causa di quel multiculturalismo favorito dal governo al potere in Norvegia.
Si uccide a sangue freddo in quel modo se nel cervello si hanno le stesse pulsioni dei terroristi di al Qaeda che puntarono gli aerei contro le torri gemelle e il Pentagono. Si deve avere l’anima giá nell’aldilá, venduta al fondamentalismo religioso del XXI secolo.
Non sono estremismi distinti e in guerra, destra e sinistra, cristiani e musulmani, ma estremi che nel cerchio fondamentalista si ricongiungono. Come erano Hitler e Stalin, col comunismo e il nazifascismo formalmente nemici ma esattamente uguali, anche nell’uso dei campi di sterminio.
Tra il biondo Breivik e lo scuro Mohamed Atta, il capo dei terroristi dell’11 settembre, qual é la differenza? Il loro cervello funziona gelidamente programmato per una missione “in nome di Dio".
Pericoloso illudersi che i fondamentalisti possano essere solo arabi, o ebrei, o afghani… La Norvegia fino a venerdí mattina era considerato il paese piú vivibile del mondo e in testa a tutte le classifiche che monitorizzano il rispetto dei diritti umani. Ma é proprio nel cervello di un nativo di quel paradiso tra i fiordi che si é scatenato l’inferno omicida fondamentalista.
Breivik come Timothy McVeigh, che ad Oklahoma City, nel 1995, ebbe la stessa freddezza nell’uccidere anche i bambini dell’asilo al primo piano del Palazzo di Oklahoma City.
In un messaggio diffuso su internet prima della strage, il fondamentalista norvegese cita il filosofo John Stuart Mill:
“One person with a belief is equal to the force of 100,000 who have only interests.”
Che fare contro chi cresce tra noi credendosi "l’angelo vendicatore"? Non c’é diferenza tra l’egiziano Atta e il norvegese Breivik, il pericolo non é una religione particolare, il pericolo é semmai il nostro razzismo che non ce lo fa riconoscere in tempo. Attenti a certi politici supportati da certi media, che in cerca di facili voti alimentano la paura e l’odio per il diverso, soprattutto se islamico, e non ci fanno accorgere che il pericolo é il fondamentalismo.
Per quanto riguarda l’Italia non c’é solo Bossi, che anzi per anni ha come diluito certi istinti primordiali del popolo leghista. Ma ricordate Berlusconi? “Sono contro un’Italia multietnica…” Chissá quante menti alla Breivik hanno assorbito quel messaggio del Berlusconismo in versione razzista. Fai paura al cane? Ti morderá.
I rapporti dei servizi segreti fanno distinzione tra jhadisti ed estremisti della destra xenofoba. Ma sono facce della stessa medaglia, certi tratti della natura umana non cambiano con la “razza” o la fede. Nell’istinto di ogni uomo c’é la paura primitiva di tutto quello che sta fuori dalla caverna e potrebbe entrare.
Ma il multiculturalismo é inevitabile e quindi l’unico nostro destino, attaccarlo con certi slogan é da suicidio. Siamo in pericolo, ma chi ci vuole eliminare non avrá sempre il colore della pelle e la fede diversa, spesso sará cresciuto accanto a noi. Riconoscendolo, ci potremo difendere meglio. Altrimenti, come é accaduto ai norvegesi, ci colpirá alle spalle e sará inutile implorare chi sembrava “dei nostri”.