A sinistra, il District Attorney di Manhattan, Cyrus Vance jr.
Centodiecimila all’anno. Tanti sono i casi criminali che l’ufficio del District Attorney di Manhattan deve esaminare ogni anno. Come ha detto Cyrus Vance Jr. al ’New York Times’, “la parte piú difficile di questo lavoro, di far funzionare un ufficio cosí grande, é quella di riuscire a fare il miglior lavoro possibile nel rappresentare gli interessi delle vittime e degli imputati nonostante l’enorme volume di casi dei quali noi siamo responsabili”.
Avete letto tutti in Italia che il caso giudiziario dell’anno, l’arresto e incriminazione di Dominique Strauss-Kahn per il presunto stupro contro una cameriera emigrata dalla Guinea in una lussuosa suite del Sofitel Hotel di Manhattan, sta cadendo in mille pezzi a causa delle bugie raccontate dalla vittima e che ora riguarderebbero non solo il suo passato di rifugiata, ma anche alcuni dettagli sul racconto della presunta violenza.
Le ultime indiscrezioni fatte trapelare dall’ufficio della Procura e arrivate ai giornali, fanno intuire che presto Cyrus Vance potrebbe ritirare la richiesta d’incriminazione per un caso ormai quasi impossibile da vincere. Strauss Kahn, dopo l’arresto ormai ex direttore del Fondo monetario internazionale ed ex candidato leader dei socialisti francesi all’Eliseo, giárilasciato dai domiciliari (poveretto, era “costretto” in un appartamento da 250 mila dollari al mese), potrebbe ritrovarsi tra pochi giorni libero di poter passare dai ristoranti a cinque stelle di Manhattan a quelli di Parigi (dove l’aspetta una denuncia per un altro presunto tentativo stupro che sarebbe avvenuto nel 2003 ai danni di una giovane giornalista scrittrice francese).
Qui non vi vogliamo ripetere i particolari di un caso giudiziario che ha riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, facendo piú rumore del processo al ’bunga bunga’ del nostro Silvio Berlusconi. In questa puntata con ’L’Indro’, ci interessa analizzare il funzionamento del sistema giudiziaro statunitense che i francesi stanno accusando di essere “irresponsabile” e “crudele” e metterlo in paragone con le magagne della nostra giustizia.
Circa una settimana fa, nei giornali americani é stata pubblicata la lettera firmata da JoanIlluzzi-Orbin e John (Artie) McConnel, gli assistenti del District Attorney (i pm) a cui Vanceha affidato il caso, indirizzata agli avvocati difensori di Strauss Kahn. Nella lettera, i pm che lavorano sotto lo stretto controllo di Vance, rivelavano alla difesa tutte le bugie della, a questo punto presunta, vittima. Infatti i magistrati americani dell’accusa sono obbligati a rivelare alla parte avversa, ogni volta che le incontrassero, tutti quegli elementi che possono aiutare la difesa dell’imputato, e in questo caso le rivelazioni che l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan rivelava agli avvocati di Strauss Kahn minavano lacredibilitá della vittima: se la cameriera é stata capace di mentire cosí tante volte e con successo al governo americano in precedenza ( riguardo alla sua richiesta di asilo) é scontato che lo abbia fatto di nuovo…
Concetto molto protestante questo: se sei stato bugiardo una volta, lo sarai tutta la vita e quindi non ti crediamo piú (e pazienza se una volta ti capiterá di dire la veritá e non verrai piú creduto, la comunitá avrá comunque riaffermato il concetto che non si puó essere onesti solo quando conviene….)
Dopo quella lettera, l’ufficio di Vance aveva dato segnali che il caso comunque rimaneva in piedi, anche se danneggiato dalle menzogne della donna su eventi precedenti alla presunta violenza subita al Sofitel. Ma poi é stata diffusa la traduzione di una conversazione telefonica registrata (ah, queste “maledette” intercettazioni…) che la donna aveva avuto con un suo “amico” connazionale che si trovava in carcere per droga (e che poi sirivelerá essere suo marito…), in cui “Ophelia” (qui i giornali main stream hanno continuato a praticare una certa riservatezza sul nome della vittima anche se con l’internet ovviamente é facile sapere il vero nome della cameriera) in cui a poche ore dalla violenza subita dice al suo uomo che da quel tipo francese si possono ricavare tanti soldi…
Il caso insomma sta implodendo nelle mani dei procuratori. Ciryus Vance, che é da soli 18 mesi a capo della procura se non piú grande, sicuramente piú in vista degli Usa, ora si starebbe giocando molte delle sue chance di essere rieletto…Come? Rieletto? Esattamente, avete letto bene.
Il District Attorney”di Manhattan Cyrus Vance jr, dal nome giá molto noto perché figlio del segretario di Stato di Jimmy Carter, é stato eletto alla sua delicatissima carica durante un’elezione in cui, ancor prima del ballottaggio finale contro un candidato repubblicano, ha dovuto vincere le primarie del partito che lo ha aiutato, in questo caso quello democratico.
Prima di lui, “governava” l’efficenza della giustizia a Manhattan l’ormai leggendario Robert Morgenthau, oggi 92enne che ha tenuto l’ufficio
per ben 35 anni, e che sarebbe stato ancora rieletto nel 2009 se non avesse avuto voglia di godersi una meritata, in questo caso bisogna
proprio dirlo, pensione.
Ma come? Giá sento le urla in Italia. Un magistrato che si butta in politica cosí, senza alcun freno? Che addirittura si candida per un partito, fa campagna elettorale, promette di qua e di lá…? E come si coniuga tutto questo con l’imparzialitá della giustizia, sento giá strillare oltreoceano….
Dai tempi di Tangentopoli-Mani Pulite e della successive scesa in campo di Silvio Berlusconi, l’uomo poi piú inquisito d’Italia, nella Repubblica degli italiani si discute vivacemente della“politicizzazione” dei magistrati. I pm di certe “procure d’assalto”, come quella di Milano, sarebbero secondo alcuni dei “militanti politici” che si nascondono sotto una toga, che “scelgono” di occuparsi di certi casi solo per avvantaggiare una parte politica…
Esagerazioni strumentali degli imputati? Crediamo che lo siano. Peró non aiuta affatto la“credibilitá” dei magistrati italiani, che come dice spesso il Presidente Napolitano non devono essere solo indipendenti, ma dovrebbero soprattuto apparirlo, il fatto è che con disinvoltura appartengono a “correnti” politiche in competizione tra di loro all’interno della magistratura. Cosí ci sono quelli di sinistra, quelli di centro, quelli di destra, dove i nomi di questi partiti magari non sono gli stessi di quelli in Parlamento, ma li ricalcano in maniera sbalorditiva in certi difetti: se non piú nei tic ideologici, sicuramente nelle capacitá di “lottizzazione” degli incarichi distribuiti nelle loro organizzazioni basati piú sul principio di “appartenenza” che capacitá professionali. Per caritá, tutto avviene all’interno di un vero e proprio “processo democratico”, cioé i magistrati si votano tra loro. Appunto, a votarsi, sono solo i magistrati. I cittadini possono solo osservarli in questi loro “giochetti” con la politica. Ma loro no, i cittadini con il loro voto, non potranno mai giudicarli. Né quando li vorrebbero magari premiare per essere stati bravi, cioé competenti ed efficenti, nel togliere dalla strada i delinquenti cosí come i politici corrotti, né quando li vorrebbero cacciare per manifesta incapacitá di fare il loro mestiere.
Accade purtroppo in qualunque paese che qualche magistrato, tra tanti bravi, sia incompetente per non dire disonesto. Ricordate il caso Tortora? Chissá quante sono gli altri casi non noti ma con cittadini che finiscono per schiattaredi crepacuore per essere finiti stritolati nel girone dantesco della malagiustizia che si alimenta dell’impunitá…
Invece qui, con gli apertamente politicizzati magistrati americani (oltre al procuratore, anche i giudici giudicanti vengono eletti), succede che una verifica, la “resa dei conti” con i cittadini, arriva sempre. É vero, al momento delle elezioni, questi candidati a superprocuratori fanno comizi, girano quartieri, bussano porta a porta e ti lasciano dappertutto i volantini, nei banchetti fuori dalle scuole promettono mari e monti…
Ma alla fine, una volta che sono stati eletti con l’aiuto di un partito (di cui hanno dovuto prima vincere le primarie), da ora in poi per la sopravvivenza del loro incarico conteranno solo i risultati professionali, non la politica. Non solo a New York, ma in tutti gli Stati Uniti d’America – che proprio ieri hanno solennemente festeggiato il giorno della proclamazione della loro indipendenza e della nascita della moderna democrazia in Occidente – il cittadino, quando vota per riconfermare un procuratore distrettuale come Cyrus Vance, non guarda prima al colore del suo partito, ma ai risultati: di quelle migliaia di casi che si é occupato, quanti hanno avuto giustizia? Quanti criminali sono stati trovati colpevoli? Quanto sono invece a piede libero per banali errori commessi dai pm nella ricerca delle prove? E quanti cittadini sono stati ingiustamente processati? E ora la cittá (cioé tutti noi) quanto dovremmo pagare di risarcimento, dopo le assoluzioni, per i danni provocati dal lavoro di un incapace che ora mi chiede pure di rivotarlo?
Vedete, cari lettori italiani dell’Indro, alla fine il magistrato americano apertamente“iperpoliticizzato” che si candida sotto le insegne di un
partito, viene votato da dei cittadini che se ne fregano del suo partito, e che guardano solo a come é stata amministrata la giustizia durante ilsuo mandato. Hai lavorato bene? Repubblicano o democratico, prenderai il mio voto e quello della maggioranza dei cittadini che negli Usa come, spero, in Italia, sono onesti e vogliono che la giustizia sia rapida, quindi efficente e soprattutto giusta (il grande Cesare Beccaria tre secoli fa affermava che la giustizia o era sempre “pronta”, cioé veloce, o non lo era piú). A chi qui offre giustizia ideologica o semplicemente inetta, viene sonoramente bocciato nella cabina elettorale e cacciato via.
Io vivo a Brooklyn, e il mio District Attorney, Charles J. Hynes, oltre ad avere uno degli uffici piú efficenti dell’intera nazione, deve farlo sapere. E infatti la sua procura ha un sitointernet (www.brooklynda.org) dove Hynes sfoggia tutti i dati della sua amministrazione della giustizia, dando anche consigli ai cittadini per come inoltrare le denunce o come prevenire dal diventare vittime di criminali (come quelli finanziari). Heynes é stato rieletto dai cittadini di Brooklyn per il suo sesto mandato. La stampa qui controlla i dati che il suo ufficio fornisce. Quando sbaglia un caso, si viene a sapere, punto. E certamente é capitato che i suoi pmcommettano errori, ma alla fine i successi sono stati di gran lunga piú frequenti e importanti. Finora, Heynes si é meritato il nostro voto e tutte le sue riconferme.
Anche il predecessore di Cyrus Vance a Manhattan era stato rieletto per 35 anni perché sapeva far funzionare il suo ufficio. Se Cyrus Vance sará o non sará rieletto nel 2013, lo sivedrá in base alla performance avuta nei centodiecimila casi che il suo ufficio deve analizzare. Il caso Strauss Kahn sará quello forse piú noto, ma se il suo ufficio ha sbagliato in qualche cosa (errare humanum est), ha tempo ancora per recuperare. Ma ció che non sarámai consentito nella giustizia made in America, grazie ad una democrazia controllata direttamente dai cittadini, é il diabolico perseverare. Qui, i magistrati sono cittadini come tutti gli altri: chi sbaglia (troppo), paga (sempre).