La montagna ha partorito il topolino: Tremonti ha partorito se stesso. Con buona pace del gatto. Il programma in tre anni della manovra da 47 miliardi di euro sconcerta per la sua pochezza. Da un lato il topolino cerca di sopravvivere non pestando i piedi a chi lo potrebbe schiacciare, dall’altro continua a rodere alla grande accantonando le provviste per il gatto. Il quale può sempre atterrarlo con una zampata.
Mio padre mi riprendeva spesso rammentandomi: “La matematica non è un’opinione”, ma oggi i conti a base dell’economia sono diventati davvero un’opinione. Il fine è confonderci le idee e farci sentire tutti ignoranti. Benché non siamo ferrati in materia, ci chiediamo prima di tutto come il governo abbia potuto essere così vago riguardo le future imposte sulle persone fisiche enunciando che ci saranno 3 scaglioni, con aliquote del 20, 30 e 40 per cento che saranno messi a punto successivamente. E questa è la prima trappola che ci prepara il topolino, perché ora le aliquote sono del 23, 27, 38, 41, 43 per cento. Considerando che quest’ultima riguarda i guadagni da 75 mila euro in su, si sarebbero dovute semmai introdurre ulteriori aliquote per i guadagni superiori, perché non è possibile che un presentatore come Fazio guadagni 2 milioni di euro l’anno e abbia da pagare la stessa aliquota di un cittadino che guadagna 75 mila euro l’anno, di cui con i balzelli vari gli restano meno della metà. Al primo resterà sempre un milione, al secondo neanche 35 mila euro l’anno. Una grande ingiustizia sociale che nei prossimi anni potrebbe mietere vittime, se non si entra nell’ordine di idee di fare una riforma che ridistribuisca la ricchezza. Sembra che il gatto Berlusconi sia cieco come un pipistrello, volendo difendere i suoi pari: da un lato le classi imprenditoriali più agiate proteggendole da alte tassazioni e dall’altro quelle benestanti che evadono in gran parte il fisco (dall’elettricista alla parrucchiera, dal dentista al notaio, ma l’elenco sarebbe molto più lungo). Come se non bastasse, apprendiamo che verranno riviste le aliquote iva tenendo conto degli effetti inflazionistici. Il popolo delle partite iva si aspetti il peggio.
“E’ una manovra di buon senso “ ha commentato il premier, aggiungendo: “Un paese veramente solido non deve vivere al di sopra delle proprie possibilità”. Certo, casta a parte, perché ha rinviato il taglio degli stipendi dei ministri alla prossima legislatura. La casta continuerà a cibarsi di caviale, e il popolo di brioche, quelle industriali schifosissime piene di conservanti che ti fanno crepare prima. Ma se è stato proprio Berlusconi a diffondere attraverso le sue televisioni una filosofia distorta del modus vivendi adeguato alle proprie possibilità, strapagando inoltre nani e ballerine e mantenendo schiere di fanciulle in fiore con profumati euro! Il gatto ha perso il pelo negli anni, ma non il vizio. E forse, come ha sostenuto la ministra Prestigiacomo, non è nemmeno intelligente perché, se vuole salvarsi, dovrebbe cominciare a fare qualcosa per i cittadini che pagano le tasse e non continuare a tutelare i furfanti.
Cosa ha pensato Tremonti di fare mettendo un superbollo sulle auto di grossa cilindrata, quando i porti italiani pullulano di yacht? Bella idea far pagare a tutti 10 euro per gli esami diagnostici, mentre poteva chiedere che li pagassero in toto le classi più abbienti, che sono solitamente quelle che pretendono che i medici loro amici glieli facciano gratis.
Dei tagli di spesa del governo non si sa, a parte qualche accenno a restrizioni sull’utilizzo degli aerei di Stato e delle auto blu, fatte salve le alte cariche dello Sato. Domando: se il premier potrà continuare a sfrecciare a spese nostre, potranno continuare a farlo anche i componenti della sua corte, puttane incluse? Ci sarà – futuro prossimo o venturo? – un taglio del 10 per cento al finanziamento dei partiti. Ma come si può tagliare la busta paga dei poveri parlamentari – si chiede il ministro Rotondi – che devono corrispondere 4 mila euro ai portaborse e 4 mila sono di rimborso spese, perciò gli restano solo 4 mila? Risposta: considerandoli comuni mortali che si fanno carico delle spese del proprio lavoro e non dispongono di valletti addetti ai trucchi.
I 10 miliardi di tagli agli enti locali sono davvero ignobili: è come enunciare la fine del federalismo fiscale, che peraltro non è mai partito, anzi peggio: è derubare i Comuni della possibilità di erogare i servizi comunali. Bastava abolire le Province.
A forza di tagliare la casta rischia la ghigliottina.