A sinistra Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio e ancora uno dei maggiori leader del PD
Sembra avere un’aria nuova quest’indagine Enac, puntata sul Partito Democratico. Non è la prima da quelle parti. Tutt’altro. Ma alcuni suoi tratti specifici, riguardanti i magistrati che la conducono, gli indagati e la vicenda, paiono delineare una nuova fase nel conflitto fra magistratura e politica, questa nostrana lotta per le investiture formato terzo millennio. Gli inquirenti, in primo luogo: Paolo Ielo, Luigi Cascini. L’uno, già enfant prodìge del Pool Mani Pulite, esternatore sommario nei confronti dei suoi indagati, (“Craxi è un criminale matricolato” rubricò), impavido front-man in indagini storiche (nel caso Squillante-Previti apparve a condurre personalmente le perquisizioni negli uffici giudiziari romani); l’altro, Segretario del potente sindacato unico dei magistrati, l’ANM, e anch’egli rumoroso censore: nella superiore qualità, ha recentemente comiziato sull’indegnità morale del Centro-Destra. Ora virano compatti sul Pd. Perchè la Legge è uguale per tutti? Certo. Ma vediamo meglio.
Gli indagati. Sono un consigliere dell’Enac (l’Ente supervisore dell’aviazione civile), Franco Pronzato; un suo collaboratore, Giuseppe Smeriglio; un lobbista o “faccendiere”, nel corrente lessico moraleggiante, Vincenzo Morichini, in realtà titolare di un agenzia di mediazione; e due imprenditori nella veste di corruttori, Viscardo e Riccardo Paganelli, padre e figlio. La vicenda, in breve, pare questa. I Paganelli, proprietari della Rotkopf Aviation Italia, erano interessati ad aggiudicarsi l’assegnazione di una rotta low cost fra l’Elba e Roma, Pisa e Firenze. Occorre però un certificato che attesti la qualità di Operatore Aereo. E alla svelta, altrimenti non si farà in tempo a partecipare alla gara per l’assegnazione delle rotte. Tuttavia, in seno all’Enac, sorge una questione interpretativa, nel puro stile delle burocrazie inefficienti e irresponsabili (Chi firma?, è, infatti, la domanda delle domande per qualsiasi travet nostrano): giacchè i Paganelli dispongono solo di aerei monomotore e pare che la circostanza non si incaselli con facilità nella visione del mondo a moduli, regnante anche in questo pubblico ufficio. Situazione, si ripete tipica, in cui sempre, sempre, in Italia può incappare qualsiasi sventurato che si ingegnasse di fare alcunché.
Solo che in Italia, come in tutto il mondo, le soluzioni si trovano; e non è detto che siano necessariamente soluzioni criminali. Possono essere costose e pletoriche, ma non necessariamente criminali. Così, per esempio, se devi partecipare ad un bando per un finanziamento, europeo o d’altra derivazione, che fai? Vai sul sito, colorato, friendly, stabile e veloce dove c’è tutto, ovviamente; ma poi ti rivolgi a quello studio, perché lì c’è un gruppo di professionisti competenti e, sopratutto, ben introdotti, che ti possono aiutare a istruire la pratica senza errori e magari facendoti risparmiare tempo: così le chances di ottenere il risultato aumentano. Si badi: in casi del genere l’attività prestata è legittima. Magari uno si chiede perché debba sopportare, oltre al costo indiretto delle strutture pubbliche, alimentate dalle imposte, anche quello diretto dovuto a questa sorta di impropri outsourcing; come quando si paga la sanità pubblica, però, se si teme il peggio, si corre dal privato, sperando sia bravo. Cioè, uno si accorge che è una struttura sistemica votata allo spreco, ma poiché, volendo concludere qualcosa, bisogna pur concludere, allora si paga lo studio introdotto o il luminare privato. E’ inefficienza, non è reato.
Ora nel caso Pronzato, c’è indubbiamente un elemento in più: la sua qualità di consigliere Enac. Sicchè all’orizzonte appare un’area grigia, intermedia fra lecito ed illecito. Si vuole infatti che per sbloccare il Certificato (il COA), Morichini il “faccendiere”, che comunque espressamente parla di “lungaggini” per ottenerlo, non di illegittimità, abbia suggerito ai Paganelli di largire una gratifica a Pronzato (Consigliere Enac): 40.000 Euro, trattenendone 20.000 per sé. Le somme, peraltro si aggiungerebbero ad altri 28.000 euro già bonificati alla Ri.Energy di Smeriglio, segretario di Pronzato, a fronte di un contratto di consulenza fra quest’ultima società e i Paganelli. I Pubblici ministeri ritengono il contratto falso, perché in un primo momento non è stato rinvenuto, presso la Ri.Energy, alcun contratto di consulenza, viceversa poi “magicamente riapparso”, secondo la sarcastica espressione dei Pubblici Ministeri.
L’area è grigia perché comportamenti come questi sono contigui al lobbying. Ma cos’è un’attività lobbistica? E soprattutto, è legittima? All’uopo può soccorrere un utile precedente, riguardante, nientemeno, Romano Prodi.
Come si ricorderà, quando, nel 2002, venne sottoposto ad indagine per la cessione delle aziende Cirio-Bertolli-De Rica, Gruppo IRI (compiuta durante la sua seconda presidenza dell’Istituto), si era dubitato che la qualità di consulente del compratore Unilever, ricoperta fino a poco prima dell’operazione, potesse aver influito sulla correttezza dell’affare. Tanto più che le consulenze non si erano mai compendiate in alcun documento (un parere, una relazione, uno studio e così via) specificamente inerente alle prestazioni oggetto dei vari pagamenti. Nondimeno fu chiesta l’archiviazione, perché, secondo quel Pubblico Ministero, l’assenza di supporti materiali che dessero corpo a tali consulenze era “plausibilmente spiegabile…con la natura delle prestazioni di consulenza oggetto degli accordi…giacchè l’apporto del consulente internazionale si sostanzia nella spendita del proprio bagaglio di esperienza, autorevolezza e conoscenze interpersonali.
Spendita del proprio bagaglio di esperienza, autorevolezza e conoscenze interpersonali che, nei paesi anglosassoni, si chiama appunto lobbying, da lobby, corridoio, sala per il pubblico e, quindi, per traslato, luogo in cui si riuniscono persone per le c.d. “manovre di corridoio”. Anche Prodi emise fattura.
Nella realtà concreta di un’indagine per “deviazioni funzionali”, allora, il discrimine fra illecito e lecito pare più rimesso alla volontà di chi dirige l’investigazione che non ancorato a saldi e oggettivi contenuti normativi. Non appaia brutale semplificazione, ma è quanto dimostra l’osservazione ravvicinata del magma “giustizia”. Così, per Pronzato, se si vorrà valorizzare il reato, si potrà dire che il denaro ha remunerato direttamente “l’Atto di Ufficio” e che, pertanto, vi è stato mercimonio della funzione pubblica, cioè corruzione. Se, viceversa, non si vorrà, si potrà sostenere che il denaro non ha remunerato direttamente il certificato, ma tutta una serie di attività di consulenza, relative alla qualità di Operatore Aereo, alla disamina della letteratura scientifica in argomento, ai documenti e così via, e che l’atto dell’ufficio è rimasto estraneo a questo complesso di attività, essendo unicamente derivato dalla procedura, da cui costoro hanno solo espunto ostacoli e dubbi contenutistici che ne avrebbero frenato lo svolgimento.
Non è qui rilevante stabilire la fondatezza delle due teoriche possibilità, ciò che conta è constatare l’ineliminabile ambivalenza delle valutazioni possibili: e, soprattutto, che tali valutazioni tecnico-giuridiche, una volta assunte concrete vesti giudiziarie, specie nella delicatissima e decisiva fase delle indagini preliminari, si possono agevolmente tradurre nel presupposto gnoseologico dell’arbitrio. Perché, si ripete, in nome del diritto, se non ci sono morti per terra (e, a volte, anche se ci sono, come insegnerebbero le ultime clamorose incertezze emerse nei casi Strauss-Khan e Meredith-Sollecito) si può tutto e il suo contrario. Basta volere. Gli atti dovuti non esistono, se non nella più bieca propaganda.
E infatti Morichini afferma che lui, Pronzato e i Paganelli si incontrarono una decina di volte, prima che il certificato venisse rilasciato e che l’invito alla largizione seguì questo momento. Sarebbe stato cioè remunerato un compendio indefinito ma decisivo di “conoscenze interpersonali”, riassunto nel rude ma veritiero concetto dell’essere “a disposizione”, come Pronzato si sarebbe espresso secondo Morichini il quale, a sua volta, offriva i suoi “buoni rapporti con esponenti del Pd…(e)…quelli stretti in virtù della collaborazione prestata alla Fondazione Italianieuropei».
E allora quale potrebbe essere lo spazio di quest’area grigia e, soprattutto, in che contesto potrebbe mantenersi tale e non colorarsi subito di nero o di bianco?
Pronzato era, al momento del suo arresto, Responsabile del PD per il trasporto aereo civile ed era stato diretto collaboratore del Bersani Ministro dei Trasporti, nei Governi D’Alema e Amato II; Morichini, secondo gli elementi investigativi appena ricordati, sembrerebbe strettamente legato alla Fondazione Italianieuropei, cioè a D’Alema. Pendono disegni di legge sulla responsabilità civile dei magistrati e sulla riforma “radicale” dell’ordinamento giudiziario, autentico Godot del Centro-Destra. D’Alema, in materia di giustizia, da tutta la pubblicistica filo-manettara, sin dai tempi della Bicamerale, è indicato come un potenziale berluscoide, Wikileaks a parte, ora anche insieme a Violante. La situazione politica è assai fluida e Bersani, dopo il corale tripudio elettoral-referendario, se vuole realmente coltivare speranze di gloria, deve smarcarsi proprio dalle aree più retrive; e sull’attuale situazione castale della magistratura il consenso nel Paese è più diffuso di quanto si voglia far credere, sicchè, proprio su questo terreno, potrebbe tentare sortite non gradite ai gazzettieri cultori degli atti “voluti”, spacciati per atti “dovuti”. L’ANM, su entrambi i fronti legislativi, ha alzato le barricate.
Secondo un’indiscrezione sapientemente reticente e allusiva, a Paganelli padre sarebbe stato sequestrato un appunto, in cui sarebbero annotate delle cifre con accanto nomi di alcuni politici, anche di rilievo nazionale. Così, in questa partita appena aperta, chi deve capire, capisce: nei corridoi e altrove.