Sono ancora in tanti ad augurarsi che l’Italia non vada “troppo” a sinistra. Sarebbe un così grave, irreparabile, errore “buttarsi a sinistra” – così si dice – con tutto quello che di vantaggioso offrono il liberismo, l’iniziativa privata, le privatizzazioni, ecco, le privatizzazioni, vere forze motrici che possono spalancare a tutti noi un mondo in cui vivremo nell’agiatezza, un mondo in cui otterremo il massimo risultato attraverso il minimo sforzo. Un mondo in cui i servizi risulteranno di prim’ordine e a costi relativamente bassi e in cui gli stipendi saranno alti e gli aumenti di stipendio frequenti. Basta andare fino in fondo con le liberalizzazioni, basta credere ciecamente nelle privatizzazioni: vivremo tutti come vivevano mezzo secolo fa 4 americani su 5! Naturalmente dovremo costringere in un angolo lo Stato… Dovremo ridurre i poteri dello Stato fino a lasciare lo Stato senza poteri, lui, questo “mostro” gigantesco che si occupa di troppe cose ed è acerrimo nemico delle libertà!
Cari lettori italiani che vivete negli Stati Uniti, è invece vero il contrario. Le privatizzazioni “all’italiana” (ce ne sono però di analoghe anche in altri Paesi) non hanno portato, non portano nulla di buono: stanno assassinando l’Italia. La stanno uccidendo in combutta con stuoli sempre più nutriti di faccendieri ancor più voraci, ancor più scaltri, ancor più esosi di quelli degli Anni Settanta e Ottanta. La loro marcia è inarrestabile. Se ne coglie in flagrante uno, il giorno dopo sulla scena ne compaiono altri e così via: accade da una quarantina d’anni, ma oggi la Nazione è nelle loro mani. Sono sia agenti che controllori di partiti vari.
Sconsigliabile “buttarsi” a sinistra?? Il caso Bisignani, di cui avrete letto, e leggerete ancora, in cronaca, dimostra (se ciò fosse ancora necessario) proprio questo: l’esigenza nel nostro Paese di un Governo socialista, legittimato dagli elettori: l’esigenza dell’affermazione del Socialismo, quello vero, spartano, attento alle condizioni dei cittadini meno fortunati, attento ai prezzi, abile nel valorizzare quanto più possibile le nostre qualità, le nostre caratteristiche, le nostre spiagge, le nostre città, le nostre bellezze o quel che di esser ancora resta. Un bel Governo socialista che abolisca il precariato e imponga per legge, ma anche col ricorso alla persuasione, il ripristino dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Il “posto fisso” tanto dileggiato dai ‘modernisti’ i quali sono corresponsabili del Disastro Italia, del Disastro Europa, del Disastro Ue. Un Governo socialista che rilanci la politica dei lavori pubblici, riordini la scuola, tenga pulita Napoli e tenga pulite altre città italiane. Un esecutivo che col “placet” del Parlamento tassi del 50-60 percento chiunque percepisca più di 500mila euro l’anno, sbarri finalmente la strada alla “grande distribuzione”, cioè ai supermercati: in Italia ci sono ormai più supermercati (e i prezzi sono salati, mica è più come una volta) che chiese e campi di Calcio! Un solo esempio: negli ultimi due anni, a Prato, in Toscana (la città un tempo dei cenciaioli con l’Alfa Romeo!) quattro piccoli negozianti su cinque hanno dovuto chiudere i battenti per ricavi troppo magri. E’ così cambiata certa fisionomia del centro di Prato. E’ scomparsa un’atmosfera plurisecolare.
Ecco che cosa vorremmo: un bel Socialismo che ci liberi davvero dal carcere della assillante campagna elettorale “permanente”, che abbatta l’iniquo, onnipresente potere dei partiti politici, che restituisca efficienza e prestigio alla Scuola Pubblica, chiuda fasulle scuole private, chiuda una buona volta anche quelle religiose e, sull’esempio dei Governi italiani di 140-150 anni fa, confischi beni immobili allo Stato del Vaticano, beni di cui far usufruire i cittadini italiani, le famiglie italiane.
Un Governo, uno Stato, che i Lele Mora e i Bisignani non li facciano, no, marcire in galera: li schiaffino a Macomer, in Sardegna, o a Cles in Val Di Non, con l’incarico di impiegati postali, a 1.200 euro al mese, e sotto stretta sorveglianza. Per una certa genìa questa sarebbe la condanna più dura, la condanna piú umiliante. Ma tutto questo, ahimè, è un sogno e nulla più…