Circa tre anni fa, in virtú delle mie origini napoletane e della mia residenza in California, la redazione di questo giornale mi chiese di scrivere un articolo che fosse un po’ una via di mezzo tra un commento e una recensione per il film “Gomorra” che, in quei giorni, veniva presentato al Festival del Cinema Italiano di San Francisco.
Cio’ che ne venne fuori fu un pezzo con un taglio positivo sulle qualita’ artistiche del film ma dal tono pessimista circa le possibilita’ di riscatto di Napoli e dei napoletani da quel clima di degrado e di rassegnazione che ancora oggi, piu’ che mai, affliggono la citta’ e la sua gente.
Il giudizio severo dell’articolo mi procuro’ le critiche furiose di molti napoletani residenti in America che mi accusarono di “sputtanare” ed offendere il nome della mia citta’ e mi invitarono a “tacere” piuttosto che scrivere di cose che, secondo loro, vivendo in America, non conoscevo in prima persona.
Purtroppo nel corso di questi tre anni, di Napoli e della Campania si e’ parlato spesso nei giornali americani e purtroppo non in maniera positiva. In aggiunta alle consuete storie di camorra e di criminalita’, le piu’ recenti immagini che ci giungono dai notiziari di tutto il mondo sono quelle di una citta’ invasa da montagne di spazzatura spesso date a fuoco dalla gente esasperata che, paradossalmente aggiunge danno al danno inalando e diffondendo le esalazioni tossiche provenienti dalla combustione di questi rifiuti.
Tonnellate di immondizie vengono prodotte ogni giorno in tutte le citta’ del mondo occidentale ma solo a Napoli (o comunque a Napoli piu’ che altrove…) si riscontra questa incapacita’ totale, delle istituzioni e della cittadinanza, ad assicurare un servizio che in ogni altro luogo e’ una routine.
Le cause di questo umiliante fallimento hanno a che fare con la solita inefficienza delle pubbliche amministrazioni e, soprattutto, con l’ingerenza della criminalita’ organizzata nel business dello smaltimento dei rifiuti, tra l’altro, magistralmente illustrato proprio dal film Gomorra.
Oggi la citta’ ha eletto un nuovo sindaco. L’ex magistrato Luigi De Magistris e’ probabilmente la persona ideale ad occupare il ruolo di primo cittadino di una citta’ come Napoli, sempre in grado di distillare al livello locale, il peggio del malcostume nazionale italiano, soprattutto quando si tratta di “relazioni pericolose” tra mafia e politica.
Che differenza tra le condizioni attuali e le belle speranze della “Primavera Napoletana” dei primi anni Novanta, quando, sotto la guida di Bassolino, sembrava che la citta’ fosse finalmente riuscita a scrollarsi di dosso lo stereotipo di “capitale italiana del peggio”.
Oggi, dopo i risultati delle ultime elezioni amministrative, c’e’ chi, ha paragonato con parallelismi un po’ iperbolici ed esagerati, la svolta anti-berlusconiana che ha aperto le porte a volti nuovi come De Magistris, addirittura alle rivolte di piazza della “Primavera Araba” in corso sull’altra sponda del Mediterraneo.
Non so se questi paragoni siano giustificati ma cio’ che e’ certo e’ che, proprio come nei Paesi arabi in rivolta, riuscire a rimpiazzare i leader politici di una citta’ o di un Paese, per quanto costituisca un buon inizio, non garantisce alcun successo definitivo.
I napoletani non riusciranno mai a risolvere ne’ quello della spazzatura, ne’ alcuno dei tanti problemi che affliggono la citta’ senza capire che il primo passo e’ quello di assumersi le proprie responsabilita’ personali in questa opera di risanamento; di capire che la formula consueta degli ultimi decenni: “il Governo ci ha abbandonati”, contiene gia’ in se’ i semi di una sconfitta.
La speranza per una nuova “Primavera Partenopea” non passa attraverso la delega della responsabilita’ al nuovo “salvatore” della patria De Magistris, al Comune o al governo nazionale ma attraverso una riscoperta di quel senso civico e di responsabilita’ personale che a Napoli sono sempre stati una merce rara.
Napoli e’ una citta’ malata. Trovare un buon chirurgo in grado di formulare la giusta diagnosi e che sappia quello che c’e’ da fare e’ certamente un buon inizio. Ma malgrado questo, alla fine non e’ detto che l’operazione riesca…