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Nella foto, il premier Sivlio Berlusconi
L’ubriacatura sembra passata. E’ durata un bel pezzo, ma pare che ora gli italiani comincino a smaltirla. Eppure, restano ancora grosse e numerose “sacche di resistenza” berlusconiane in questo Paese immobile ormai da quasi vent’anni. Immobile, piatto, assoggettato “anche” a leggi e norme inique, le quali hanno parecchi padri, mica uno solo: Prodi e Berlusconi, Bossi e D’Alema, l’alta finanza, il Vaticano, gli imprenditori della “terra bruciata” Quasi vent’anni, già: quanti ne durò il potere effettivo del Fascismo (1925-1943). Vent’anni di false promesse, vent’anni di “anarchia” monetaria e imprenditoriale, di sciatteria e scollamento sociale, di politica bassa, “personale”, affaristica; anche di sessualità… Sessualità pacchiana, volgare quindi, quella dei fasulli da troppo tempo ammessi nella ‘stanza dei bottoni’; fasulli di destra, di centro, di sinistra, ma soprattutto di destra… Gli uomini ‘forti’, i grossi ‘amatori’, i ‘volitivi’ dell’”armiamoci e partite!”, tipo il padre di Marcello Mastroianni nel celebre, stupendo film “Il bell’Antonio”; il fenomeno che a un tratto esclama, con tragicità grottesca: “Nove donne in una notte seppi soddisfare! Nove!!”. Cinquant’anni dopo (anno più, anno meno), il papà del “bell’Antonio” è stato condotto al potere in Italia…
Ma ora, dopo le amministrative dei giorni scorsi, arriveranno i colpi di coda da parte della cosiddetta maggioranza, ancora tale grazie alle “reclute” imbarcate al Parlamento nei mesi scorsi (l’ormai nota “campagna-acquisti”), un’indecenza, un’altra indecenza della destra italiana che tutto stravolge, altera, mistifica. Colpi di coda inevitabili, visto che non si ha il pudore di rendersi conto dello stato delle cose attuale, di una oggettività in base alla quale un Presidente del Consiglio un poco meno pieno di sé, si direbbe favorevole alle elezioni anticipate. Le “reclute” passate con Berlusconi quest’inverno… Il Capo non s’illuda che andranno beate al sacrificio per lui… Sono pronte, di sicuro, a saltare di nuovo il fosso: quel che conta è restare a galla, mantenere lo scranno, seguitare a far la bella vita coi soldi degli italiani, anche coi soldi dell’impiegato d’ordine il quale, a differenza di trenta o quarant’anni, ora non sa come arrivare alla fine del mese. Anche coi soldi di una “sora Cesira” la quale percepisce una pensione-superstiti di 800 euro netti al mese, magari ne paga 300 o 400 per l’affitto mensile, sicchè deve accontentarsi di pane e cipolla, saranno anni e anni che non pranza una o due volte al mese in una decorosa trattoria. Un fisco che non fosse esoso, le permetterebbe di ricevere una pensione di 1.200-1.300 euro, sarebbe già qualcosa. Invece no. Quella “differenza” è destinata agli sprechi osceni della casta politica, ai gusti di divoratori senza alcun ritegno, alla contabilità scellerata di apparati che nessuno in questo Paese saprà mai risanare. Detto per inciso, il fisco cannibalesco è creatura della socialdemocrazia, altra campionessa di sperperi, poi demolitrice di se stessa, imitata in questo dalla sinistra ‘classica’e senza che ve ne fosse bisogno… Non ci sono più speranze… Mercoledì scorso, il vecchio ragazzo-prodigio del Partito Comunista Italiano, Massimo D’Alema, ha dichiarato, con palpabile soddisfazione: “A queste amministrative ha vinto la sinistra non radicale”. Ma è d’una sinistra radicale che avrebbe bisogno questo Paese, anche se, da qualunquisti veri e propri (…), non ce la sentiamo più di fidarci di concittadini nati dopo il 1950 e gettatisi in politica perché medici chirurghi mancati, docenti mancati, soldati mancati, atleti mancati… Giornalisti così e così, i quali da tempo immemorabile scrivono “lo stesso articolo”. Amanti del gerundio…
Solo una tempesta potrebbe salvare l’Italia. Ma il cielo all’orizzonte è sereno. Implacabilmente, atrocemente sereno. Qui la fanno franca tutti quanti. Meno i cittadini “qualunque”.