“Sessant’anni fa un Macoritto lasciava l’America per rientrare con la nave in Italia. Oggi migliaia di Macoritti abbandonano Pordenone per tornare negli Stati Uniti”, Claudio Bettini racconta la storia della sua famiglia che è intrinseca a quella dell’azienda di grissini fondata da suo nonno. Al Summer Fancy Food 2024, presenta un nuovo gusto, quello al Parmigiano Reggiano, creato ad hoc per il mercato nordamericano. “Tre anni fa abbiamo deciso di rischiare, come fece mio nonno, e investire in questo Paese. Nei primi sei mesi ci siamo concentrati su ricerca e sviluppo e poi abbiamo cominciato a partecipare alle fiere agroalimentari”.
Con quali aspettative avete cominciato il Fancy Food?
“Espandersi. Per il momento serviamo Canada, New York, Long Island, Massachusetts e alcune aree del Midwest. Stiamo lavorando per arrivare alla Florida e alla California partecipando ad altre fiere, come all’edizione invernale del Fancy Food a Las Vegas. Non si tratta solo di trovare nuovi clienti – che a questa manifestazione spaziano da grandi e piccoli distributori a proprietari di ristoranti o deli –, ma soprattutto ricevere feedback in modo da capire come orientarsi e sviluppare i contatti che abbiamo già incontrato. E poi conoscere gli altri produttori. Siamo orgogliosi di essere all’interno del Padiglione Italiano dove si instaurano buoni rapporti fra vicini di stand e ottime collaborazioni, in modo da esaltare il sapore dei nostri grissini abbinandoli con altri prodotti o da aiutarsi con la logistica nel viaggio fra Italia e Stati Uniti”.
Cosa avete dovuto tenere in considerazione entrando nel mercato statunitense, dopo decenni di esperienza in quello europeo?
“La piazza americana è decisamente più ampia, anche solo partendo dal dato oggettivo: le dimensioni. Dopo esserci affidati a dei consulenti, abbiamo dovuto creare un packaging ad hoc che riprenda quello italiano, ma che rispetti le regolamentazioni sulla sostenibilità e presenti l’etichettatura completa – che non ci siano conservanti, che gli ingredienti siano tutti naturali, su cui noi siamo attenti. La nostra produzione è al 100% italiana e lo rimarrà perché vogliamo mantenere uno standard di qualità alto. Inoltre, abbiamo a che fare con culture molto diverse che preferiscono prodotti più o meno speziati e piccanti o dai gusti distanti dai nostri: c’è chi predilige quelli allo zafferano, e poi al tartufo, chi li abbina con il tè o con la marmellata. Alcuni chef ci hanno contattato per usarli al posto del pangrattato nelle polpette o nell’impanatura. Invece, in Italia prevalgono ancora la versione più tradizionale all’olio, quella integrale o al sesamo. È il punto di forza del nostro grissino, che è versatile negli abbinamenti e nei momenti della consumazione: quando sei in ufficio, a scuola, davanti al computer, perché non ungono, ma anche all’ora dell’aperitivo con formaggio, salumi e vino – un settore molto fruttuoso in Italia e su cui stiamo puntando anche in America, ma si tratta di educazione. Per il momento competiamo con le patatine e i Ritz. Stiamo lavorando per riempire questo divario”.
In che modo?
“Facendolo assaggiare a più persone possibili. Solo mangiandolo le persone si rendono conto del sapore, della qualità, quindi sono disposte a pagare un po’ di più, e della sua versatilità. Stiamo organizzando dei demo nei supermercati dove vorremmo entrare per far provare il prodotto e fidelizzare i clienti mostrando come inserirlo nelle loro tradizioni culinarie. È stato fondamentale aprire una filiale qui a New York per dare un senso di continuità ai clienti che abbiamo già ed essere più presenti sul territorio, quindi più efficaci. per fortuna, è facile conoscere nuove persone e qui sono disposte anche a credere e investire nel tuo prodotto, ma bisogna essere bravi a saper cogliere l’opportunità e rischiare”.