È la prima volta che viene a New York da quando è diventato presidente dell’ICE tre mesi fa, ma al Summer Fancy Food è stato un grande protagonista. A fianco del Ministro Francesco Lollobrigida, Matteo Zoppas ha inaugurato il padiglione Italia e ha poi percorso le lunghe corsie tricolore portando i saluti agli stand.
Piccoli, medi e grandi imprenditori che, a volte a fronte di investimenti importanti, si trovano a far parte di una delle fiere alimentari più prestigiose del mondo, convinti che l’export, sopratutto verso gli Stati Uniti, sia alla base della loro crescita.
“Siamo alla viglia di un cambiamento importante – racconta Zoppas – perché all’interno di ICE è in corso una riorganizzazione. In questo momento vengono nominati i direttori centrali che si occuperanno della rete estera, della promozione, dell’amministrazione personale, del marketing e della comunicazione”.
Una nuova era per l’Istituto di Commercio Estero, che sotto lo stimolo dei ministeri competenti avrà sempre più chiara la sua missione. “Il Ministro Antonio Tajani lo ha detto la prima volta che ci siamo visti: il nostro obiettivo principale è sviluppare le esportazioni”.

Per farlo, l’ICE si avvale di 79 uffici dislocati in 74 stati diversi, che servono da sentinelle per comprendere i trend del mercato. “I nostri direttori e trade analyst in giro per il mondo, oltre a promuovere il sistema Italia, hanno il compito e la capacità di intercettare possibili acquirenti attratti dal nostro paese e convincerli ad investire. Sempre grazie a loro creiamo una lista di clienti per ogni categoria. È utile perché così, quando le aziende ci chiamano, siamo in grado di fornire un elenco e aiutarle ad entrare in contatto con loro”. Un supporto concreto, di quelli che davvero chiedono le società per orientarsi fuori dai confini nazionali.
L’obiettivo di Zoppas, appena arrivato al timone di un’agenzia che opera dal 1926, è anche quello di ottimizzare una macchina troppo spesso rallentata dalla burocrazia. “Più del 60% del tempo delle persone che lavorano con noi è dedicato a compilare carte, invece che a produrre valore. Certo, è vero che la burocrazia fino ad oggi è servita per verificare e controllare la spesa pubblica, ma le tecnologie che abbiamo a disposizione ci possono e anzi devono permettere di automatizzare molti processi, liberando risorse che sarebbero felici di lavorare per sostenere le aziende”.
Sopratutto in periodi come questo, dove tra pandemia e guerra il contesto geopolitico ha subito profondi mutamenti. “Nel panorama attuale, dove i cambiamenti sono stati velocissimi e radicali, ciò che ha tenuto davvero è stato il Made in Italy. Non soltanto il marchio, ma la qualità e il servizio che hanno permesso il mantenimento di una domanda dall’estero che ha saputo compensare l’aumento dei prezzi dei trasporti, dell’energia e delle materie prime”. E ora che i costi stanno rientrando, lo scenario per i prossimi mesi torna ad essere limpido. “Nel 2023 il valore stimato dell’export è 667 miliardi, contro i 624 del 2022”, spiega il presidente. Un aumento del 7%.

È per questo che così tante aziende italiane (308 quest’anno al Fancy Food) hanno deciso di investire sulla loro presenza a New York. “È vero – commenta Zoppas – i costi per essere qui sono alti. Non c’è solo l’affitto dello spazio, ma anche la spedizione dei prodotti, il viaggio e l’alloggio. Però da questi padiglioni transitano centinaia di buyer internazionali. Gli imprenditori che conoscono la vita in fiera lo sanno bene: bisogna passare da qua se si vuole crescere. Non lo descriverei tanto come un sacrificio necessario, ma piuttosto come un’opportunità necessaria. C’è un sacrificio quando il costo è maggiore del valore: quando invece ha un prezzo alto, ma vale più di quanto costa, allora è un’opportunità”.
Un’occasione per le aziende di incontrare compratori che altrimenti non avrebbero mai modo di contattare. “I buyer si parlano tra loro, hanno liste, si scambiano consigli e assaggiano i prodotti. Se uno solo di loro decide di puntare su un marchio, l’investimento viene ripagato anche di dieci volte”.
Il compito dell’ICE è proprio questo: indirizzare i compratori verso i brand italiani. “E agevolare i contatti”, aggiunge Zoppas con un sorriso prima di essere di nuovo inghiottito dal ritmo frenetico del Fancy Food. Tre giorni di esposizione in cui l’Italia, che ha lo spazio espositivo più grande al Javits Center, si comporta davvero da leader internazionale.