Pantelleria è un piccolo mondo speciale (di 83 kmq), un crocevia fra Africa e Italia, un’isola vulcanica in provincia di Trapani (la vetta più alta è la Montagna Grande di 850 m.s.l.m.) che dalla Tunisia dista appena 70 km e dalla Sicilia 110.
È detta l’“isola piccola” rispetto all’”isola grande” che è la Sicilia. La chiamano anche “Perla Nera del Mediterraneo” per la sua forma quasi a pera tipica delle perle marine naturali, ma la si potrebbe definire un diamante per le molteplici sfaccettature che offre al visitatore.
La sua posizione geografica l’ha resa appetibile a molti popoli: i suoi primi abitanti furono i Sesioti, di stirpe libica, arrivati dalla Tunisia nel neolitico, attratti dall’ossidiana – la preziosa roccia locale ottima per fabbricare armi e utensili da taglio-, dei quali restano tracce di un villaggio fortificato e tombe di forma emisferica, i sesi.
Dopo secoli arrivarono Fenici e Cartaginesi che chiamarono l’ isola Cossyra e che furono sconfitti dai Romani. Delle antiche dominazioni restano i reperti archeologici della necropoli di San Marco. Giunsero poi Bizantini e Arabi, che portarono nuove tecniche in agricoltura e introdussero il dammuso, la tipica abitazione pantesca col tetto a cupola per raccogliere l’acqua piovana e incanalarla nella cisterna. Da Pantelleria passarono Svevi e Normanni, Angioini e Aragonesi, Turchi e Borboni.
Poi ci fu l’annessione al Regno d’Italia, quindi arrivò il Fascismo, poi la Seconda Guerra Mondiale coi bombardamenti del ’43 che distrussero la maggior parte del centro urbano, poi riedificato.

Leggende e relitti… e poi c’è l’interno
Pantelleria è fatta apposta per storie e leggende. Pare che questa sia l’isola di Ogigia dove approdò Ulisse e incontrò la dea Calipso. Pare che la famosa Balata dei Turchi, chiamata così per una balata di colata di lava che permette l’accesso al mare, un tempo fosse uno scalo utilizzato dai pirati. E a cala Gadir per la gioia dei sub quante anfore di origine punica ci sono sui fondali, oltre ai due relitti del terzo e secondo secolo a.C.? E i resti del vicino relitto di Scauri cosa ci raccontano di un piccolo mercantile che trasportava vasellame nella prima metà del V secolo d.C.?
Se il mare è la gioia di chi fa snorkelling e diving, l’interno è un mondo da scoprire facendo trekking nel Parco Nazionale Isola di Pantelleria, o noleggiando uno scooter o un’auto. Da vedere il mitico Lago di Venere, di origine vulcanica, che cela delle sorgenti termali. Un giro dell’isola ha punti imperdibili, come il faro di Punta Spadillo nel tratto di costa nord-orientale, tra il laghetto delle ondine e Cala Cottone. Nella vicina contrada di Gadir, troviamo sorgenti termali sul mare, con vasche (gratuite) di acqua calda: in una non ci si bagna perché arriva sugli 80° e viene usata dagli abitanti per cuocere le uova!
A una ventina di minuti d’auto troviamo Cala Tramontana e Cala Levante che sono in simbiosi: quando il vento soffia da nordovest le acque di cala Levante sono calme, se al contrario il vento soffia da sud est sono calme le acque di Cala Tramontana, ed anche i fondali sono molto apprezzati dai sub. A pochi minuti da Cala Levante ci si imbatte in uno dei punti più fotografati dell’isola, l’Arco dell’ Elefante, la maestosa roccia che sembra un elefante che immerge la proboscide nel mare.
Sportandoci all’interno, Piana della Ghirlanda e Piana del Barone ( sono anche itinerari da trekking) permettono di conoscere da vicino l’agricoltura pantesca, coi muretti a secco e i vigneti, gli uliveti, le piantagioni di capperi e di origano e di pomodori. E coi giardini panteschi, alte strutture circolari di pietra fatte per proteggere una sola pianta di agrumi dal vento impetuoso, pianta utilissima per assicurare le vitamine preziose per tutti e soprattutto per chi andava per mare. Si arriva poi a Cala Sataria con la grotta dalle acque calde, e alla contrada di Scauri, nota per la sua movida estiva, dove si fanno stupendi bagni in mare, snorkelling, e una sauna naturale e gratuita nella vicina grotta di Benikulà.

L’isola dei vip… nascosti
“Non c’è altro posto sulla Terra che faccia pensare alla luna così come Pantelleria; ma Pantelleria è più bella”: lo scrisse Gabriel Garcia Marquez nel luglio del 1969, due anni dopo l´uscita di Cent´anni di solitudine, in occasione di una vacanza, ospite di Enrico Cicogna che era il suo traduttore.
I vip a Pantelleria sono una presenza costante e ben nascosta, e anonimi cancelli di legno celano le proprietà di Giorgio Armani (amatissimo dai pantesi perché sempre pronto ad aiutare, ad esempio ha donato molte apparecchiature mediche all’ospedale), del maestro Muti, dalla bella Carole Bouquet che produce vino, del giornalista Italo Cucci, e di tantissimi altri personaggi famosi che hanno scelto l’isola per soggiorni o vacanze.
In difesa dello Zibibbo
Pantelleria è famosa per lo Zibibbo, e la coltivazione della vite ad alberello è stata dichiarata dall’UNESCO nel 2014 patrimonio dell’umanità. L’uva, coltivata fin dall’antichità, va vendemmiata in ginocchio, perché l’alberello è basso e piantato dentro una conca per proteggerlo dal vento.
E “Zibibbo è Pantelleria” è stato il tema della tre giorni, dal 5 al 7 maggio 2023, voluta dal sindaco Vincenzo Campo, affiancato da Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di consorzi e vini DOC, allievo di Fregoni e Scienza, per promuovere i prodotti e le bellezze della splendida isola, ma soprattutto per difendere lo Zibibbo. Perché oggi il nome Zibibbo figura come vitigno o sinonimo di Moscato nell’etichetta della Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane ma non nella Doc Pantelleria.
“Vogliamo salvaguardare – sottolinea Comolli – i 400 giardini unici panteschi, dare un futuro a 4000 dammusi ristrutturati e vissuti con continuità da Amici di Pantelleria, salvare 1000 km di muretti a secco, e difendere un vino passito che si fa ancora vendemmiando in ginocchio in tre tempi diversi e stendendo su teli l’uva a terra perché appassisca solo con il vento marino, il sole mediterraneo, lo iodio del mare”.

Oltre 30 gli interventi che si sono succeduti nei diversi momenti di confronto organizzati dal Comune. Tra le tante proposte, la più significativa è quella di lavorare ad una Docg Pantelleria Zibibbo, che comprenda l’intera produzione dell’isola. Un Docg che serva a riconoscerne l’identità e ad elevarne il valore, una sola tipologia con una bottiglia e un’etichetta uniche in grado di rappresentare la storia e la tradizione, di legare i due termini Zibibbo e Pantelleria. L’obiettivo è un’unica designazione e presentazione di legge “Classico Passito Naturale Dolce” ottenuto con appassimento, senza forzature.
Ora i viticoltori e i piccoli imbottigliatori panteschi devono trovare un’ unità di intenti e lavorare per la rinascita del vino locale. Una sponda possono trovarla nell’associazione di amici (anche non panteschi) di quest’isola, ma anche in chi, durante questa tre giorni, si è offerto di fare una ricerca e sperimentazione di ceppi di zibibbo antico con piede franco, e chi di lavorare ad una zonazione innovativa. Si è parlato anche della costituzione di una associazione della “Rotta-Via circolare dello Zibibbo&Sapori” quale strumento di valorizzazione sul territorio e di forte unione fra produttori alimentari e esercizi ricettivi e di ospitalità. L’Amministrazione locale c’è: il sindaco Campo ha ricordato i 52 milioni di euro che arriveranno grazie ai fondi del Pnrr.
In tavola

Se lo Zibibbo è il più prestigioso biglietto da visita di Pantelleria, è da ricordare anche l’olio extravergine di oliva: gli ulivi sono coltivati anch’essi ad alberelli bassi, con una tecnica millenaria che consente loro di non essere danneggiati dal vento, e vengono anche protetti dai tipici e antichissimi muretti panteschi.
Dove il terreno è roccioso si coltivano i capperi vanto anch’essi dell’isola, insieme al profumatissimo origano (questo è speciale perché ha un retrogusto di menta), alle zucchine rotonde, ai pomodori che essiccati fanno parte del “pesto pantesco”.
Un tripudio di sapori isolani si trova nell’insalata pantesca, con pomodori (freschi e secchi), patate lesse, capperi, olive, cipolle e naturalmente olio evo e origano, tutto made in Pantelleria.