C’è una Torino da scoprire, che ci porta indietro nel tempo eppure è attualissima, che ci fa comprendere molto sulla storia d’Italia, che ci regala momenti di grande bellezza, che ci fa capire come quel fil rouge che unisce il passato al presente non si sia mai interrotto in questa città che nulla ha avuto da invidiare alla Corte di Francia e a Versailles.
Le Residenze Reali Sabaude fanno parte di un percorso noto come “Corona di Delizie dei Savoia”, per indicare quelle dimore sorte fra Cinque e Settecento, edificate dai Savoia, che le fecero progettare e realizzare dagli architetti più importanti dell’epoca e che sono Patrimonio Unesco dal 1997. Palazzi reali maestosi, severi e bellissimi sorgono anche nel centro cittadino a parlarci del potere sabaudo: ce lo raccontano i Musei reali col Palazzo Reale e i relativi Giardini, e Palazzo Madama (imperdibile la Cappella del Guarini o cappella della Sacra Sindone, tornata visitabile, dopo l’incendio del 1997 che la devastò, grazie a un incredibile restauro).
Spostandoci in collina, Villa della Regina è un gioiello barocco voluto dal Cardinale Maurizio di Savoia (1593-1657) e il progetto, attribuito all’architetto Ascanio Vitozzi, si ispira al modello delle ville romane. Poi diventò alla fine del Seicento la diventa dimora preferita di Anna d’Orleans (1669-1728), moglie di Vittorio Amedeo II (1666-1732), e prese così il nome di “Villa della Regina”. Edifici e giardini subirono numerosi rifacimenti nel corso del tempo, poi caddero in abbandono fino ai restauri, dal 1994 al 2005, che ne consentirono la riapertura al pubblico.

E poi ci sono anche le altre residenze. Racconigi affascina fin dall’esterno, con le cicogne che nidificano sugli alti camini e portano avanti un’antica tradizione di buon augurio. Il castello, risalente all’ XI° secolo, passò ai marchesi di Saluzzo e poi ai Savoia. Subì molti cambiamenti: all’inizio era fortificato e con torri angolari, poi fu modificato nel XVII secolo quando André Le Nôtre progettò il giardino -170 ettari di parco- , poi ancora ristrutturato parzialmente nel 1676 da Guarino Guarini, rimaneggiato nel 1755 dall’architetto Giambattista Borra, e infine portato all’attuale aspetto da Carlo Alberto, principe di Carignano, che nel 1820 affidò l’area verde al giardiniere tedesco Xavier Kurten, e gli interni all’architetto Pelagio Palagi.
Il parco di Racconigi è stato proclamato nel 2010 “Parco più bello d’Italia”. Nelle circa 360 stanze del castelli castello troviamo sale spettacolari (dedicate a Ercole, a Diana, e gli appartamenti cinesi, e le gallerie dei ritratti, e le grandi cucine) ma quel che colpisce, in tanto splendore, è l’aria “di famiglia”, “privata”, che vi si respira. Come nella camera da letto voluta dalla regina Elena, con un letto matrimoniale a due piazze per lei e il marito Vittorio Emanuele III -cosa insolita per l’epoca-, un letto ispirato all’arredo nautico del panfilo reale che portò la coppia in viaggio di nozze a Montecristo.

Atmosfera diversa nella Palazzina di caccia di Stupinigi, dove il termine “palazzina” è riduttivo: è un’imponente residenza dedicata alla caccia e alle feste, costruita a partire dal 1729 su progetto di Filippo Juvarra. Sontuosa, tanto che fu prescelta da Napoleone nei primi anni dell’800 e agli inizi del XX secolo fu scelta come residenza dalla Regina Margherita.
All’inizio della visita, in quella che fu la settecentesca Scuderia Juvarriana, ci accoglie la scultura del cervo di Francesco Ladatte, a ricordarci che la caccia, e lo svago, erano il filo conduttore dell’edificio. Non è l’unico animale ad essere ricordato: nel 1827 arrivò a Stupinigi un elefante indiano, Friz, regalo del viceré d’Egitto al re Carlo Felice, che divenne un’attrazione per 25 anni. Poi morì il suo guardiano e, solo, Friz cadde in depressione. Il nuovo custode pare maltrattasse il pachiderma, che reagì uccidendolo. E fu a sua volta ucciso, nel 1852. Imbalsamato, è conservato nel Museo di Scienze Naturali di Torino. In una sala di Stupinigi spicca una galleria di ritratti di “Piccoli principi”, nobili rampolli dai lungi abiti elaborati: oggi è curioso, ma al tempo era normale, anche i maschietti vestivano in modo uguale alle bimbe, una differenza si poteva scorgere in qualche decorazione.

Il castello di Moncalieri è forse la residenza sabauda più austera ma non certo la meno suggestiva. Il castello nacque come forte medioevale, e come lo vediamo oggi risale al XVII secolo, ad opera di Carlo Emanuele I, poi di Vittorio Amedeo I e quindi di Madama Reale Maria Cristina di Francia. ll castello fu residenza preferita di Vittorio Amedeo II, che vi morì nel 1732 dopo aver abdicato in favore del figlio Carlo Emanuele III. Dopo alterne vicende, dopo essere stato occupato durante la seconda guerra mondiale dai nazi-fascisti, dai partigiani ed infine dagli sfollati, nel 1948 il complesso diventò sede del I Battaglione Carabinieri “Piemonte”, che ancora risiedono in una parte. Gli appartamenti reali sono stati restaurati e aperti al pubblico nel 1991. Il 5 aprile del 2008 il torrione sudest del Castello fu colpito da un violento incendio che arrecò ingenti danni. Nell’edificio si respira un’atmosfera certamente di grandeur, come in ogni edificio reale, ma anche di un’atmosfera “domestica” come negli appartamenti di Maria Letizia e di Maria Clotilde di Savoia. Una curiosità: è ancora funzionante l’ascensore di Maria Clotilde, uno Stiegler elettrico in legno del 1901.
Il castello di Rivoli oggi è dedicato all’arte contemporanea, che ospita collezioni permanenti e temporanee. Suggestiva è la Manica Lunga (i cui lunghi restauri si sono conclusi nel 2000) edificata nella prima metà del ‘600 dagli architetti Amedeo e Carlo di Castellamonte per volere di Carlo Emanuele: un edificio lungo e stretto un tempo collegato con il corpo centrale del Castello, destinato ad ospitare la pinacoteca ducale, dove oggi si tengono mostre d’arte temporanee.

Infine, questo excursus nelle residenze reali termina alla Venaria Reale, Patrimonio UNESCO dal dicembre del 1997, che nel 2018 ha fatto registrare 1 048 834 visitatori, risultando il settimo sito museale statale italiano più visitato, e nel 2019 il giardino è stato eletto parco pubblico più bello d’Italia. La Reggia fu progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte dal duca Carlo Emanuele II che voleva farne un luogo per la caccia, da qui il nome “Venaria” (nella vicina tenuta della Mandria, già territorio di caccia, si allevavano cavalli per la corte e per l’esercito). I lavori, progettati nel 1658, si protrassero a lungo, e subì un degrado dalla fine delle guerre napoleoniche fino al 1978, quando la reggia fu utilizzata a fini militari. Nel 1950 la reggia era ormai un rudere, e gli interventi di restauro cominciarono come gocce nel mare, coi pochi fondi a disposizione.
Il 18 gennaio 1997 fu annunciato il progetto “ La Venaria Reale” che ancora oggi è considerato il più importante progetto europeo per il recupero e la valorizzazione di un bene culturale e del suo territorio. L’intervento ha interessato la reggia, il borgo, il castello della mandria, i giardini e il parco, per un importo totale di 300 milioni di euro.
Oggi la reggia di Venaria Reale si può visitare, vi si possono organizzare eventi, percorrere gli splendidi giardini (anche a bordo del trenino La freccia di Diana) e ammirare in tutto il suo splendore il complesso della Fontana dell’Ercole Colosso. Realizzato tra il 1669 e il 1672, capolavoro di Amedeo di Castellamonte, era il luogo delle feste, e dai primi di luglio è aperta al pubblico dopo gli importanti lavori di restauro. Sempre per restare nei giardini, moto gradita ai visitatori è l’iniziativa estiva che mette a disposizione del pubblico, ogni venerdì, i prodotti degli orti e dei frutteti del Potager Royal in cambio di un’offerta libera.
E per una pausa pranzo, non c’è che l’imbarazzo della scelta, dal ristorante stellato Michelin Dolce Stil Novo dello chef Alfredo Russo, al Patio dei Giardini con un’ottima cucina piemontese e non solo, al Caffè degli Argenti per spuntini e aperitivi. E sempre in tema di buna cucina, il Ristorante Circolo Esperia (esperiatorino.it), nello storico edificio della Società Canottieri, è una splendida location – suggestiva in particolare di sera- per cenare sulle rive del Po con il suggestivo scenario di Piazza Vittorio e dei murazzi. In pieno centro, il ristorante Guarini (ristoranteguarini.it)– il cui nome vuole essere un omaggio al grande architetto del Seicento-propone una cucina autenticamente piemontese, con splendidi i tajerin al sugo di coniglio e lo stracotto. Una curiosità: il vermouth torinese Tuvé, molto buono, qui viene servito alla spina.
Info: www.turismotorino.org | @turismotorino | Residenzereali.it