Dopo venti anni di chiusura e un intenso intervento di restauro, riapre il 5 luglio a Favignana la Camparìa, la più importante tonnara dell’impero commerciale dei Florio. Si potrà visitare come sede espositiva che ospita mostre, ma soprattutto come museo di particolare interesse etno-antropologico che racconta la storia della secolare pesca del tonno. Il nome Camparìa è legato al termine siciliano “campare”, cioè “sostentarsi”, e faceva riferimento al lavoro dei pescatori che grazie all’attività della tonnara hanno “campato” generazioni di famiglie. L’ultima mattanza risale al 2007 e oggi non viene più praticata.
La struttura architettonica della Camparìa è costituita da una grande sala a tre navate e dalle antiche strutture di rimessaggio, ovvero le “trizzane”. Si tratta di un’espressione di archeologia industriale di fine ‘800, con archi a sesto acuto in pietra arenaria e una superficie coperta complessiva di 2500 metri quadrati e una scoperta di ben 3500 metri quadrati.
All’interno è possibile vedere ancora le tradizionali imbarcazioni utilizzate per la mattanza, i cosiddetti “vasceddi”, le “bastarde”, la “muciara”, i “raisi”, e le enormi ancore, oltre a un vastissimo repertorio di oggetti di lavoro creati proprio dentro la tonnara da intere generazioni di pescatori che si tramandavano i segreti del mestiere. Tra questi vi sono varie reti per la pesca fatte a mano e si potrà ammirare anche la Lancia di Donna Franca Florio, un raro esempio di costruzione navale eseguita dai mastri d’ascia inglesi intorno alla fine del XIX secolo sullo stesso disegno delle antiche baleniere, che la nobildonna utilizzava per le escursioni nel mare di Favignana in compagnia dei suoi ospiti.