Una nuova meta si profila nel variegato panorama del turismo internazionale: la Guinea Equatoriale.
È un piccolo stato dell’Africa, con meno di 700mila abitanti per una superficie di poco più di 28mila kmq, oggi ricco grazie al petrolio. Il Paese ruota attorno a Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, classe 1942, presidente dal 3 agosto 1979, quando succedette a suo zio Francisco Macias Nguema, vincitore delle elezioni presidenziali dopo l’indipendenza dalla Spagna.
Obiang ha traghettato un Paese poverissimo verso il relativo benessere attuale (non c’è indigenza evidente, i ragazzini vanno a scuola, le città sono pulite, l’assistenza sanitaria è importante tanto che, ad esempio, se si effettua un tampone per il covid si fa in contemporanea anche quello per la malaria). Un Paese giovane che punta sui giovani – e sulla scolarizzazione di ragazzi e ragazze indistintamente – come sottolinea Catalina Martinez Asumu, Segretario di Stato per il Turismo.
Ed è il turismo l’ultima scommessa della Guinea Equatorial, tanto che nei giorni scorsi ha ospitato una delegazione di tour operator italiani, ricevuti da esponenti politici locali, compreso il figlio del Presidente Teodoro (Teodorin) Nguema Obiang. Aprire il paese al turismo internazionale è una meta ambiziosa ma non certo lontana (il Paese ha collegamenti aerei con Air France, Ethiopian Airlines, Royal Air Maroc verso Malabo, la capitale nell’isola di Bioko, dove c’è l’aeroporto internazionale) e sono in atto le procedure per ottenere il visto d’ingresso anche on line.
A chi piacerà esplorare la Guinea Equatoriale? A chi è attratto da un’Africa “diversa”, sicura e in qualche modo “familiare”: la religione è cattolica, si parlano spagnolo, francese e portoghese, le strade sono buone, gli alberghi anche, le cose da vedere sono tante. Ma bisogna adattarsi un po’, considerando che il turismo è agli inizi.
Lo sa bene Vincenzo Presti, general manager italiano (e consulente per il Governo per il Turismo) che con la sua équipe internazionali è alla guida del Grand Hotel Djibloho (www.grandhoteldjibloho.com), il grande albergo nella città destinata a diventare la nuova capitale amministrativa della Guinea Equatoriale.
L’albergo è una grande oasi a ridosso della foresta, con 450 camere e 50 ville, campo da golf, piscine, cinque ristoranti, discoteca, una sala congressi da 1.200 posti ed altre sale, una Spa di 2000 mq., una suite presidenziale di 2.000 mq e persino una clinica medica con due sale operatorie e uno studio dentistico: un complesso costato 350 milioni di euro. Vincenzo Presti, è un punto di riferimento internazionale ( presti.vincenzo@grandhoteldjibloho.com) e crede fermamente in un circuito turistico che si avvale di alberghi di ottimo livello, (hanno la sua impronta “italiana” anche a tavola, infatti si mangia benissimo), anche se alcune strutture – ad esempio i trasporti- necessitano di una messa a punto.
Cosa vedere in Guinea Equatoriale? In primo luogo merita un’approfondita escursione l’isola di Bioko, dove c’è la capitale Malabo con il suo aeroporto internazionale. Qui troviamo ottimi alberghi, un’università, ospedali, il Malabo National Park, la Catedral de Santa Isabel dove alla domenica si svolge una suggestiva Messa cantata. E tante strade vivacissime, con negozi di souvenir e di abbigliamento, dove è impossibile resistere alla tentazione di fare uno shopping originale a prezzi abbordabili. L’isola di Bioko è tutta da scoprire: la strada è buona e si arriva a una bella cascata sul mare, al villaggio di Ureka, fino alla cittadina di Moka. Il percorso è suggestivo fra una foresta dove stupiscono i bambù giganteschi e le felci alte come alberi.
Malabo è collegata con un volo aereo di meno di un’ora con Bata, circa 300mila abitanti, con un bel lungomare, negozi, supermercati, bar e ristoranti, ma anche una serie infinita di mercati locali, un dedalo di labirinti coperti dove si vende di tutto, frutta e verdura, animali della foresta che sono considerati prelibatezze, come i pangolini. Sulla terraferma, oltre al Grand Hotel Djibloho per un paio di giorni di relax (e magari approfittarne per giocare a golf o fare una gita in canoa) merita una visita la cittadina di Mongomo, con la Cattedrale dell’Immacolata, ispirata a San Pietro di Roma, con i lunghi portici e i marmi italiani all’interno. Una visione inattesa, sorprendente.
Infine, e le teniamo per ultime, ecco le “Maldive della Guinea Equatoriale”: sono all’isola di Corisco, si raggiungono dalla cittadina di Kogo, sull’ estuario del Rio Muni. Bisogna organizzarsi per i collegamenti aerei o marittimi. A Corisco c’è un villaggio piccolo ma bene attrezzato, con un bell’albergo, piccoli negozi di frutta e verdura, la scuola e la chiesa, che ha la curiosa forma… di un ferro da stiro. Poi ci sono lunghe spiagge bianchissime ombreggiate da palme e da una vegetazione molto fitta, dove si potrebbe stare per ore, fra una brezza leggera e un bagno in quelle acque verdi-blu invitanti. Un’altra isola da visitare è Annobon, un vulcano spento, lunga circa 6 chilometri, di fronte al Camerun, con ricchi boschi e una bella spiaggia.
Sapori d’Africa
Molto spesso il turista quando affronta un viaggio si domanda cosa lo aspetta in tavola. Nei tre ristoranti del Grand Hotel Djibloho si spazia dalla cucina internazionale a quella africana fino a quella italiana, sotto la guida dello chef Pasquale Ferrara, che ha “plasmato” anche la cucina di altri ristoranti del gruppo LHM, quello del Grand Hotel Djibloho.
La frutta è abbondantissima: banane, mango, avogado, papaya, ananas e frutto del drago o pitaya. Manioca, patata dolce e la banana platano sono molto diffusi. La Guinea Equatoriale è una produttrice di cacao di ottima qualità e a Malabo si può visitare Finca Sampaka, la fabbrica di cioccolato fondata nel 1906 e a tutt’oggi una delle maggiori del Paese. Si trova in un’area verdissima, si può visitare e poi degustare il cioccolato in diverse versioni. Da portare a casa come un ottimo souvenir.
Ecco, questo e molto altro è la Guinea Equatoriale, un paese che si apre ora ai visitatori, da scoprire in anteprima se si vuole una meta ancora naturale e lontana dall’invasione del turismo di massa.