Agrigento, città che il poeta greco Pindaro definì “la più bella tra i mortali” per via del suo inestimabile tesoro (la Valle dei Templi, una delle più grandi testimonianze della Magna Grecia al di fuori della Grecia stessa), ha restituito una parte di sé che si credeva perduta. Nonostante i molti dubbi iniziali circa l’ipotesi che fosse davvero il teatro quella porzione di struttura emersa dal terreno, oggi si può affermare con certezza che la “caccia al tesoro”, che per secoli ha appassionato e contrapposto numerosi studiosi, si è conclusa: l’antico teatro di Akragas è stato ritrovato. A raccontarci di questa (ri)scoperta è la dottoressa Maria Concetta Parello, funzionario del Parco Archeologico Valle dei Templi.
“La scoperta del teatro arriva dopo una lunga attività di ricerca. Il teatro definisce a Sud-Est l’agorà della città antica e guarda verso la collina dei templi. I dati cronologici rimandano al III sec. a.C., secolo in cui Agrigento ha una economia molto florida, legata sia alle coltivazioni dei campi che, più tardi, allo sfruttamento delle miniere di zolfo. Il teatro si trova, quindi, nel cuore della città antica, dentro il principale spazio pubblico, che nell’età ellenistica ha avuto una fase di monumentalizzazione. Nel corso delle ricerche che hanno riguardato tutta l’agorà, studiando le carte e le foto aeree, è stata posta attenzione su una “anomalia”, ovvero in questa zona dell’agorà si trovava una concentrazione molto interessante di curve di livello che lasciavano supporre una conformazione del terreno piuttosto particolare”.
Che cosa è emerso dalle diverse fasi di ricerca?
“In un primo momento ci siamo accorti che una parte del muro del teatro era a vista, un muro ad andamento circolare. La seconda fase di ricerca, invece, è stata più puntuale, non invasiva, fatta attraverso l’indagine geoelettrica, da cui abbiamo recuperato una serie di dati importantissimi, che ci hanno fatto supporre che sotto il terreno agricolo ci fossero delle strutture, venute fuori durante gli scavi. Inoltre, è venuto alla luce materiale archeologico molto vario, dalle statuette in terracotta alla famosa maschera. La quantità e qualità del materiale è veramente rilevante”.
Quando sono iniziate le ricerche?
“La prima parte dello scavo è stata a luglio, per verificare l’affidabilità dei dati dell’indagine geoelettrica. Dopo queste indagini abbiamo programmato la campagna di scavo, che è stata avviata intorno al 10 ottobre e che si concluderà poco prima di Natale”.
Chi si occupa degli scavi? Chi li finanzia?

“Il lavoro è condotto da me, dalle dottoresse Maria Serena Rizzo e Valentina Caminneci. In cantiere lavoriamo con il prof. Luigi Maria Caliò dell’Università di Catania; per quanto riguarda lo studio della parte architettonica, collaboriamo con il Politecnico di Bari, sotto la guida della prof.ssa Monica Livadiotti, con l’Università del Molise per quanto riguarda le indagini non invasive di tipo geoelettrico. La campagna attuale la stiamo realizzando con fondi europei. La campagna successiva, che prevede un investimento di 340 milioni di euro, la faremo con i fondi del Parco, che quest’anno ha avuto un incremento di visitatori e quindi un incremento del suo bilancio e tutto quello che è stato incassato al di fuori del budget che ci eravamo prefissati verrà utilizzato per continuare la ricerca. Infine, abbiamo già in cantiere e quasi ultimato un progetto per una richiesta di finanziamento nel Patto per il Sud di altri 2 milioni di euro per completare l’indagine archeologica”.
Quali sono i prossimi obiettivi?
“Il più immediato è quello di completare lo scavo di tutta l’area e di metterla in fruizione. L’area si trova in un punto strategico della Valle dei Templi, lungo il cardo I che, attraverso un percorso di grandissima suggestione, anche dal punto di vista paesaggistico, è un asse della viabilità antica che collega la collina dei templi con il quartiere ellenistico romano. Quando completeremo i lavori del teatro, si aggiungerà un tassello fondamentale per chi, dalla collina dei templi, vuole spostarsi a visitare altre aree del parco, come appunto l’agorà con tutti i suoi monumenti. L’agorà greca e poi romana presenta una quantità enorme di documenti e monumenti molto belli e molto ben conservati, come per esempio il Bouleuterion (l’edificio che ospitava il consiglio della città), l’Ekklesiasterion (sede dell’assemblea di tutti i cittadini liberi) e il cosiddetto Oratorio di Falaride (un piccolo tempio romano del I secolo a.C., poi trasformato in tempio cristiano in età medievale). È uno spazio che racconta tantissimo di tutte le fasi della storia della città, greca, romana e anche tardo antica, quando questo spazio viene completamente defunzionalizzato e trasformato in una discarica”.
Il teatro costituisce la quinta monumentale, nonché il punto di vista privilegiato e accuratamente studiato, con cui l’area pubblica dell’agorà si affacciava verso la Valle dei Templi. Una piazza grande, con criteri urbanistici tipici dell’età ellenistica, una delle più ampie del mondo antico e che eguaglierebbe quella di Atene. D’altra parte, occorre precisare che il teatro, già in età antica, venne spoliato e quindi le strutture che stanno venendo alla luce e che sono relative soprattutto alla summa cavea, sono strutture in fondazione. Come già aveva detto il Fazello, illustre storico saccense, quando vide il teatro non lontano dalla chiesa di S. Nicolò, alla fine del XVI secolo esso era già in rovina. Probabilmente la spoliazione ha a che fare con il trasferimento della città in età medievale sul colle di Girgenti e con la costruzione della Cattedrale, della torre campanaria, probabilmente anche delle mura di fortificazione della città medievale. Nel momento in cui viene costruita la città medievale sul colle di Girgenti, la valle ormai quasi completamente disabitata diventa una cava a cielo aperto.
Si tratta senza dubbio della scoperta archeologica più attesa e importante degli ultimi tempi, che arricchisce così la Valle dei Templi di un nuovo eccezionale monumento. Una realtà destinata a far crescere l’interesse dei visitatori e ad arricchire notevolmente le potenzialità del sito Unesco, due elementi inscindibili per lo sviluppo culturale ed economico della città di Agrigento.