Sul muro di una casa popolare, ci accoglie una targa in latino. Stiamo entrando nel gigantesco set di Rome che riproduce la città antica ai tempi di Giulio Cesare. Comincia così la nostra visita a Cinecittà, un percorso nella storia delle produzioni più importanti che nei decenni si sono susseguite negli studios e che hanno fatto la storia del cinema.
Sul set della serie televisiva anglo-americana, diventata famosa per aver riportato l’attenzione su un genere cinematografico estremamente fortunato negli anni Sessanta, quello del peplum italiano e dei grandi kolossal americani come Cleopatra o Ben–Hur, si rimane affascinati dal cromatismo spiccato della scenografia. Abituati a visualizzare le rovine nelle tonalità neutre del bianco e della scala dei grigi, le decorazioni vivaci dei principali edifici civili e religiosi del Foro Romano, la Basilica Giulia, i Templi di Venere, ci fanno scoprire i colori originali della Roma repubblicana. Un dedalo di vicoli selciati (vetroresina, naturalmente) si diramano dal foro per condurci a Suburra: l’antico quartiere popolare di Roma è perfettamente ricostruito. Ma Rome è solo uno dei grandi set permanenti dell’iniziativa Cinecittà si mostra, una mostra permanente della durata di 5 anni che vuole raccontare un’avventura lunga settant’anni.

Gli studi della Tuscolana, nella periferia orientale di Roma, non nascono per caso. Mussolini li inaugura nel 1938 sotto un dolce sole primaverile convinto che, in un paese con elevatissimo analfabetismo, “il cinema è l’arma più forte”. Apprendiamo che tra il 1937 e il 1943 a Cinecittà vengono girato monumentali film di propaganda come Pietro Micca, L’assedio dell’Alcazar, La Corona di Ferro. Poi arriverà la guerra e i film storici di Blasetti e delle commedie dei “telefoni bianchi” di Camerini, dei divi dai volti patinati come Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, Amedeo Nazzari e Clara Calamai, vanno in archivio. Resterà Cinecittà e la sua ambizione di competere con Hollywood.
Nel 1943 esce Ossessione di Visconti, espressione di una tendenza di un nuovo cinema che si lascia alle spalle le atmosfere patinate del regime. E quando con i film del Neorealismo, Miracolo a Milano (1951), Bellissima (1951), Umberto D (1952), il nuovo cinema italiano conquista il mondo e numerosi Oscar, Hollywood viene a Roma e diventa Hollywood sul Tevere, espressione che fece di Roma un nuovo centro di quel cinema internazionale fatto di star e divi. Audrey Hepburn e il suo leggendario giro in vespa in Vacanze romane, la maggiorata Jayne Mansfield, Ava Gardner con Walter Chiari e le italiane Loren, Lollobrigida, Mangano sono solo alcune delle celebrità attorno alle quali nasce il fenomeno del divismo. Così le immagini del filmato Il Tevere bagna Hollywood fanno rivivere la magia di quegli anni con estratti tratti da: Vacanze Romane (1953), Quo Vadis? (1953), Tre soldi nella fontana (1954), Sogni nel cassetto (1957), Ben-Hur (1959), La dolce vita (1960).

Ad oggi a Cinecittà sono state girate oltre 3.000 pellicole, che hanno vinto complessivamente 47 premi Oscar. Un passato glorioso che, dopo un periodo buio, ritorna a splendere nel 2002 quando Martin Scorsese sceglie gli studios per realizzare un progetto nato già nel 1977. Pochi film hanno la potenza evocativa di Gangs of New York con Leonardo DiCaprio e Daniel Day-Lewis. Perché nonostante il set sia stato più volte modificato per adattarlo ad altri film, come The Third Person (2013), diretto da Paul Haggis e interpretato da James Franco, sembra ancora di udire il passaggio delle pallottole che squarciavano l’aria durante i duelli ai Five Points, il quartiere più malfamato di New York.
Ma basta girare le spalle per sentire il sibilo del vento, presagio di tempesta senza scampo. La grande piscina all’aperto di ben 7.000 metri quadrati, dove sono state girate le imponenti battaglie navali di Ben-Hur con Charlton Heston, riempita di blocchi di ghiaccio in polistirolo è stata il campo base di Everest, film che ha inaugurato la 72ª edizione del Festival del cinema Venezia.
Appena dopo la ricostruzione della zona del porto di Gangs of New York, eccoci nell’Assisi Medioevale della mini serie televisiva San Francesco, poi riadattata alla Firenze rinascimentale, grazie ad alcuni pannelli in finto marmo applicati sulla facciata della chiesa. Nel 2012, una parte della scenografia è stata riadattata come Verona per Romeo and Juliet, una produzione americana del 2013 per un film diretto da Carlo Carlei e interpretato da attori come Damian Lewis, Paul Giamatti, Hailee Steinfeld.
Proseguiamo spostando tra epoche storiche e zone del mondo e arriviamo davanti al tempio di Gerusalemme, sete recentissimo realizzato per The Young Messiah, in uscita nel 2016. Il film, scritto e diretto da Cyrus Nowrasteh, ripercorre i primi anni della vita di Gesù. L’effetto realistico della struttura in vetroresina, legno pressato o polistirolo trattato per esterni, ci ricorda di essere nella città che per antonomasia diventerà l’agorà delle religioni e delle culture.

Ma Cinecittà è anche un viaggio in compagnia della malinconia. Lasciamo i set permanenti per scoprire le strutture dove grandi registi hanno girato scene cult del cinema. Sostiamo davanti al “leggendario” Teatro n° 5, ancora oggi il teatro di posa più grande d’Europa, con quasi 3.000 metri quadrati di superficie, un’altezza di 14 metri ed una piscina interna di 400 metri quadri. Qui si scopre l’immaginario di Federico Fellini che negli studios di via Tuscolana ha diretto alcuni dei suoi capolavori, tra i quali tre pellicole che vinsero l’Oscar per il miglior film straniero: Le Notti di Cabiria (1958), 8½ (1964) e Amarcord (1975). Ed è tutto vero, artisticamente vero: la galleria dei tipi, ognuno dei quali ci appare illuminato, nel bene o nel male, dalla “moralità” che Fellini ha voluto rappresentare ne La dolce vita. Il film girato nel 1960 è diventato poi il simbolo della cinematografia italiana. In quegli anni Cinecittà divenne un mito, Eldorado delle belle ragazze italiane che gareggiavano per Miss Italia. E a quell’immaginario dobbiamo il fatto che ancora oggi molti statunitensi immaginano gli italiani che si muovono solo in Vespa o in Cinquecento.
Porte basculanti, vecchi barili, speroni, lazzi e dinamite ricreano le atmosfere del genere Spaghetti western, successo tutto italiano di un genere che fu esportato anche all’estero. Nella sala, oltre a locandine di film famosi, il costume di scena di Clint Eastwood in Per un pugno di dollari (1964), per la regia di Sergio Leone. Al maestro del cinema western che ancora oggi è capace di influenzare registi contemporanei come Quentin Tarantino, è dedicata un’intera sala. Un ambiente la cui scenografia è ispirata a C’era una volta in America (1984) e in cui vengono proiettati estratti dei suoi capolavori: Il colosso di Rodi (1961), Il buono, il brutto il cattivo (1966), C’era una volta il west (1968), Giù la testa (1971).

Tra vecchi fasti e capolavori senza tempo, proseguiamo il viaggio nella fabbrica dei sogni. Nel corridoio che dà accesso alla sala dove si raccontano le produzioni cinematografiche più recenti, come L’ultimo Imperatore (1987) di Bernardo Bertolucci, immaginiamo di salire sul famoso “tranvetto delle stelle”, il tram storico così ribattezzato da da Fellini, che collegò Cinecittà con il centro di Roma fino al 1980, garantendo il trasporto di tanti tecnici, comparse e artisti. Ma non è finita. A guidarci attraverso i generi cinematografici che hanno fatto la storia del cinema, una ricca esposizione di immagini fotografiche, montaggi di estratti filmici e un’accurata selezione di costumi, tra cui due abiti di scena originali, Cleopatra, indossato nel film omonimo da Elizabeth Taylor e Nerone, interpretato da Peter Ustinov in Quo Vadis?.
Oggi Cinecittà è ancora una parola magica, che riporta ad un mondo fantastico, ad un secolo di storia del cinema scritta da artisti geniali. Tutto è pronto per ospitare il remake di Ben-Hur, kolossal americano di Timur Bekmambetov con Jack Huston e Morgan Freeman nonché le riprese di Voice from the Stone, thriller psicologico ambientato nella Toscana anni ’50, per la regia di Eric D. Howell con protagonista Emilia Clarke. E infine o presto arriverà Zoolander 2, sequel del fortunato film ambientato nel mondo dell’alta moda, interpretato da Ben Stiller, le cui riprese sono previste da marzo a giugno. Perché è così, a Cinecittà tutto può succedere: da più di un secolo è la nostra fabbrica dei sogni.