Il Mardi Gras, ovvero il Carnevale di New Orleans, non è solo la stagione di sfilate in Costume per turisti. È un periodo di feste, follia e creatività che coinvolge tutta la città.
Al di là delle parade ufficiali che avvengono nelle strade del centro di New Orleans in cui i ragazzi delle scuole, nelle settimane precedenti al carnevale, si preparano a marciare, suonare gli ottoni e ballare, molte parate vengono improvvisate da gruppi indipendenti, molto spesso illegalmente. Ogni krewe ha il suo tema, che si riflette nella musica, nei costumi e nelle installazioni.
Ogni sfilata ha un pretesto per creare una nuova maschera, per mettere a nudo le ipocrisie della società, per inventare un altro sè, anche solo per un giorno. C’è un non so che di surreale e di beffardo nelle feste di Marigny, il quartiere gay, ora quartiere alternativo, a pochi isolati dal French Quarter. Come se New Orleans, così restia al cambiamento, possa solamente ironizzare e giocare con la sorte, come unica difesa.

Nel 2012, sono andata a trovare il mio amico Sasha a New Orleans, con l’idea di sviluppare una serie di storie non solo sul Mardi Gras, ma anche riguardo la musica e la danza. Ero stata in vacanza a New Orleans il mese precedente e ne ero rimasta incantata. Per qualche motivo avevo sentito un senso di appartenenza o forse solo di curiosità. New Orleans è una di quelle città americane dalle quali sono attratta, in cui storie di popoli e culture differenti si sovrappongono e convivono, creando un luogo con un’identità multipla ma allo stesso tempo unica.
Quando sono arrivata, avevo cercato di documentare le parade di New Orleans, ma mi resi conto che erano sì divertenti, ma troppo turistiche e non così interessanti da fotografare per me.
Sasha viveva insieme ad un gruppo di artisti e punk in una chiesa battista sconsacrata nel cuore di Marigny. Grazie a lui ed i suoi amici, dal momento in cui mi svegliavo venivo messa al corrente degli avvenimenti nel quartiere, feste e parade alternative. Decisi dunque di documentare quell’aspetto del Mardi Gras, più che le sfilate in città.
Durante il Carnevale, Sasha aveva invitato alcuni dei suoi amici provenienti dalla Francia, dal Canada e dal Giappone. Insieme a loro ed ai suoi amici di New Orleans aveva messo su un Laboratorio di Costume in cui stoffe, oggetti trovati, gioielli, vestiti vintage accumulati negli anni nel suo studio e altrove, venivano messi a disposizione di tutti, insieme ad una macchina da cucire.

A qualsiasi ora del giorno e della notte, c’era qualcuno alla Church che, con dedizione e fantasia, aveva il pretesto di una festa o di una sfilata per cucire ed inventare un altro costume.
La Church era diventata una sorta di teatro d’improvvisazione dove, dando libero sfogo alla fantasia, l’identità di ciascuno veniva ricreata e distrutta ogni giorno.
L’apice del Mardi Gras è chiaramente la giornata di martedì grasso. L’entusiasmo è tale che si comincia alle 7 del mattino. La Skull and Bones Parade sveglia il quartiere ByWater la mattina con il rumore di pannelli stradali che strusciano per terra in una nuvola di fumo bianco. La parade riproduce la più famosa Northside Skull and Bones Gang, nata nel Diciannovesimo secolo a Tremè, il quartiere afroamericano storico di New Orleans.
Prima di unirsi ad una delle parate che confluiscono nel French Quarter alle 8:30 La Secret Society di St Ann si riunisce la mattina di Martedì Grasso in una casa su Clouet Street nel quartiere Bywater. All’interno della cornice di una casa coloniale circondata da un giardino tropicale, ragazzi, adulti e bambini indossavano costumi che reinterpretavano in una versione super colorata e “funk”, le maschere tradizionali del Carnevale e del ‘700 Francese. I padroni di casa accoglievano tutti nel giardino e nella casa con punch e King Cake, la torta tradizionale di carnevale di New Orleans. Sembrava di essere in un posto fuori dal tempo, tra parodia e surrealtà.
Dalla casa su Cluet Street, la sfilata iniziava a formarsi. Dalle strade di Bywater e di Marigny, dai bar e dai balconi, tutti si univano alla sfilata, giovani e vecchi, coppie gay e famiglie con bambini. Con le loro maschere, sfilavano orgogliosi della lora messa in scena in un fiume di eccitazione e di follia che cresceva mano a mano che ci avvicinavamo al French Quarter.
Da quel momento ho perso tutti i miei amici e sono entrata in un turbine senza fine di danza, musica ed eccesso. Giravo per le strade frastornata, quasi in una sorta di trance. Ciclicamente incontravo qualcuno, con cui scambiare commenti o informazioni, ma subito dopo ci riperdevamo quasi volontariamente. Sembrava che ognuno di noi fosse abbagliato da una giostra multicolore e non potesse far altro che seguirla, perdersi e forse perdere anche un po’ se stesso.