Lasciata la fredda e nebbiosa Old Crow, e tornato in "motoscafo" a Fort Yukon, sono andato a Fairbanks, su un bushplane. Avevo terminato le riprese e volevo andare a Vancouver a salutare Bill e Rob (i canoisti con cui avevo attraversato i Flats durante la tempesta), onorando il loro invito al "BBQ della sopravvivenza", ricevuto dopo un brutto momento vissuto assieme. Non avendo che pochi soldi, l'autostop mi sembrava la soluzione migliore.
Sebbene sia rimasto due giorni bloccato a Tok (Alaska) a poche ore dal confine canadese, sotto la pioggia e al freddo, il viaggio verso sud, fino alla west coast è stato discretamente veloce. Ero sempre più a mio agio nel vivere in strada, e le giornate erano una continua avventura, con tante potenziali e sconosciute variabili. A volte il tempo e la sfortuna la rendevano però una maratona interminabile. Mi capitava di dormire in un fast food aperto 24 h, o di piazzare la tenda dietro un parcheggio per camion in una grossa gas station, o di trovare una spiaggia vicino a un fiume tra le montagne.
A Vancouer sono rimasto quasi una settimana, girando con Bill e godendo un po' della compagnia della sua famiglia, con un tetto sulla testa e un frigorifero sempre pieno. Abbiamo quindi fatto il barbecue anche con Rob e sua moglie, ricordando assieme i giorni sul fiume. La temperatura in British Columbia era in aumento. A Cache Creek, una cittadina nel deserto, sulla via del ritorno a Toronto, ha sfiorato i 39° C, mentre mi scioglievo a bordo strada con il pollice in su.
Inizialmente non pensavo che sarei tornato a Toronto in autostop, ma ero affascinato dal Canada in questa stagione in cui tutto è fiorito, colorato, vivo, e, soprattutto, viaggiando in direzione inversa, vedi lo scenario in modo completamente nuovo.
Andare verso est però è stato più complicato. Speravo in passaggi lunghi e tranquilli, ma rimanevo bloccato appena fuori le grandi città (Calgari, Regina, Winnipeg).
Dopo Winnipeg le cose sono andate meglio. Un paio di fortunati "rides" (di cui uno molto divertente su uno schoolbus trasformato in camper per famiglie), mi hanno permesso di raggiungere il confine con l'Ontario, dove un tizio un po' fumato, amante del rap a tutto volume e con un pacco pieno di Marijuana sotto il sedile, mi ha portato a destinazione. Qui ora è tempo di riorganizzare le idee.
Sono ancora confuso, come sempre a fine spedizione, e non ho ancora ben realizzato quello che ho fatto. Di certo questi 16.000 chilometri in autostop e 1.400 chilometri in canoa sono stati il coronamento di un sogno in cantiere per due anni, passati tra frustrazione e difficoltà enormi, immaginando il giorno in cui la mia canoa avrebbe navigato su un grande fiume, che ormai è, incredibilmente, nel mio passato. È svanita la mia ossessione, è tutto finito. Ma domani è un altro giorno…
Potete seguire le avventure di Igor anche sul suo blog.