A Manhattan è caccia al misterioso donatore (o donatrice?) che ha deciso di salvare dalla chiusura la Loeb Boathouse. Ve la ricordate? È quella struttura affascinante sulle rive del laghetto di Central Park, in cui vanno spesso coppie al loro primo appuntamento, oppure che, dopo un pranzo vista-lago, si dirigono verso il vicino Bow Bridge, il ponte famoso per le promesse di matrimonio.
Nella Loeb Boathouse c’è un ristorante che tutti ricorderanno per aver visto in diverse scene cinematografiche, da Harry ti presento Sally a Sex & The City. La sua storia è stata, però, altalenante, tra crisi e rinascite. Un duro colpo è sicuramente stato inferto dalla pandemia. I suoi 163 dipendenti sono stati pagati per un po’, poi è stato annunciato loro il licenziamento. Tutto questo accadeva l’anno scorso, quando a patire del lockdown è stato anche il servizio di noleggio delle barche, curato fino ad allora proprio dalla Boathouse.
Poi, con la riapertura ai viaggi, sembrava ci fosse una speranza. A luglio la doccia fredda, con il gestore Dean Poll che ne ha comunicato la chiusura definitiva. Troppo aveva pesato il Covid-19, arrivato a distanza di soli due anni da importanti lavori di ristrutturazione, costati 3 milioni di dollari. Accesso difficile, stagionalità, le spese sempre più alte hanno dato il cosiddetto colpo di grazia.
L’annuncio della chiusura per ottobre ha fatto il giro del mondo. Turisti e residenti, innamorati di quello scorcio romantico di Central Park, ne sono rimasti rammaricati. Uno (o una) più degli altri. Dev’essere sicuramente persona molto benestante, si vocifera sia miliardaria, ma oltremodo sensibile per mettere sul piatto una portata di tutto rispetto: sei milioni di dollari. Sì, sono tanti, ma in cambio pare ci sia un accordo che, in sintesi, dice così “Caro Dean, ti aiuto ad affrontare le spese se tu tieni aperto, come da contratto con la città”.

L’offerta pare sia arrivata quando il donatore (o la donatrice, non sottovalutiamo le donne) ha appreso da un articolo la notizia della chiusura. Nessuno sa chi sia, e sono tante le ipotesi che si fanno in città. Il primo a darne notizia è stato il New York Post, ma il titolare del famoso ristorante, mantenendo la riservatezza, non aggiunge nulla alle indiscrezioni e, in sintesi, non conferma e non smentisce.
La Boathouse ha una storia affascinante, che risale agli anni ’60 dell’‘800. Non nasce come ristorante, ma come struttura per il ricovero delle barche a supporto della nautica sul laghetto. Una rimessa che, però, cadde in rovina a metà del secolo scorso. Soltanto grazie all’intervento di un filantropo, che donò 305 mila dollari, fu rimessa a posto. Nel tempo è stato realizzato il ristorante, che l’attuale proprietario ha acquistato nel 2000.
Ancora una volta è la generosità di privati cittadini a salvare la struttura dall’oblio. Ma è anche la dimostrazione dell’amore profondo che hanno i newyorchesi per la loro città. E allora sarebbe bello immaginare che chi oggi ha contribuito così generosamente a salvare questo angolo magico dell’Upper East Side sia una delle tante persone che lì, su quel laghetto, ha avuto il suo primo appuntamento. O che su quella veranda ha festeggiato il matrimonio, o il battesimo di un figlio.
In fondo, gesti come questo sono dettati anche dall’amore, che sia per una persona o per uno degli angoli più iconici di Manhattan, ancora oggi isola dei sogni del mondo occidentale.
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