Gli italiani all’estero, ormai da parecchi anni, si sentono lontani dalla politica del loro paese. Lo dimostrano le percentuali di voto, che ad ogni elezioni si assottigliano. Il nuovo Ministero degli Esteri, presieduto da Antonio Tajani, ha dichiarato poco dopo l’insediamento di voler essere o diventare il punto di riferimento per gli espatriati. Rappresentanza, consolati e cittadinanza: tante le domande che i cittadini si pongono ogni giorno.
L’On. Maria Tripodi, da sempre in Forza Italia e oggi Sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, ha dato qualche risposta.
Legge di bilancio: che fine ha fatto l’emendamento proposto per permettere di nuovo l’acquisto della cittadinanza italiana a chi vi ha dovuto rinunciare prima del 1992?
“Non rientrava tra quelli che poi sono stati effettivamente considerati per il voto. Ma a fronte di questo episodio, personalmente trovo il principio del riacquisto giusto. E credo forse sia più appropriato inserirlo, in un futuro e ragionato riordino complessivo della cittadinanza”.
Di recente è arrivato un aiuto per i servizi consolari all’estero: 500.000 euro stanziati e 520 unità in più da poter assumere. È un piccolo inizio, anche se ancora molti Consolati lamentano di non avere fondi e personale a sufficienza per poter garantire i servizi ai cittadini residenti all’estero. Cosa si deve e si può fare ancora?
“La rete estera particolarmente sofferente per il calo del 40% del personale di ruolo avrà con le nuove 520 assunzioni un rafforzamento nell’offerta di servizi alle nostre imprese e agli italiani all’estero. Sono inoltre stati aumentati gli organici e gli stipendi, del personale reclutato localmente. È appunto un inizio, reso possibile grazie ai colleghi di Forza Italia Andrea Orsini e Mauro D’Attis, che con il loro emendamento hanno consentito sia di aumentare di 50 unità i contrattisti, che di destinare circa un milione di euro per tre anni per contratti a tempo determinato di insegnanti e amministrativi madrelingua per la scuola della base Onu di Brindisi, fondamentale per favorire l’attrattività del nostro sistema formativo. Si dovrà procedere con efficacia sulla linea tracciata dal Ministro Antonio Tajani, che apre una pagina nuova nell’amministrazione della Farnesina”.
In campagna elettorale Silvio Berlusconi promise, in caso di vittoria alle elezioni, di riaprire il Ministero per gli Italiani nel mondo, che invece non è stato creato. Cosa è accaduto?
“Il Presidente Berlusconi ha ritenuto, come già fece nel 2008 quando il Ministero degli Italiani del Mondo venne creato su suo input, di rimettere al centro dell’agenda politica la nostra numerosissima comunità all’estero. Un’intuizione straordinaria e ancora attuale dopo 15 anni, che di certo avrebbe agevolato non poco la vita dei nostri connazionali, ma che di fatto visto il riordino dei Ministeri, rientra oggi nelle deleghe del MAECI, ponendo comunque il tema al centro dell’azione politica della Farnesina. Forza Italia è da sempre abituata a tenere fede agli impegni con gli elettori”.

A fine dicembre ha ricevuto alla Farnesina un gruppo di studenti universitari iraniani in Italia. Che ruolo può avere l’Italia per aiutare concretamente la popolazione iraniana devastata dalle repressioni del governo?
“Un doveroso atto di vicinanza verso ragazzi eroici, che hanno scelto di stare (non senza conseguenze) dalla parte della libertà. L’Italia ha assunto un ruolo di primo piano nel sostegno al popolo iraniano, con atti concreti sia nei consessi internazionali, sia con iniziative diplomaticamente molto forti come la convocazione dell’ambasciatore iraniano a Roma da parte del Ministro degli Esteri, che ha ribadito a chiare lettere come l’Italia condanni con fermezza la sanguinosa repressione delle proteste in atto a Teheran”.
L’Unità di Crisi della Farnesina, che lei ha visitato, ha come obiettivo la tutela dei cittadini italiani all’estero in situazioni di emergenza. Ci spiega in quali circostanze gli italiani che vivono negli Stati Uniti possono trarne beneficio?
“L’Unità di Crisi è un’autentica eccellenza diretta dal dott. Nicola Minasi, con una struttura di 30 persone che senza sosta 365 giorni l’anno h24 lavorano per tutelare cittadini italiani all’estero in situazioni di emergenza: in scenari di terrorismo internazionale, tensioni sociopolitiche, calamità naturali, pandemie ed emergenze sanitarie. Una mission di cui possono trarne beneficio, chiaramente, anche in connazionali che vivono negli Stati Uniti. Basta comporre il numero presente sul sito 0636225”.
Lei è una sostenitrice di Expo Roma 2030 in quanto “Vetrina italiana sul mondo”. Da oggi al 2030 mancano ancora 7 anni. Quali sono le sue idee per promuovere, in questo lasso di tempo, ciò che l’Italia ha da offrire al resto del mondo (turismo, export, prodotti DOP, ecc.)?
“La ringrazio per la domanda molto attuale, mi permetta solo di evidenziare che la grande opportunità di Expo2030 non è solo un mio convincimento, ma che è volontà del governo intraprendere un’azione mirata per riportare in Italia dopo il successo di Milano 2015, una manifestazione di portata mondiale che darà lustro al Paese. Abbiamo un progetto serio, credibile e particolarmente innovativo in termini di rigenerazione urbana e zero emissioni, con dei padiglioni pensati per rappresentare nel tempo le eccellenze anche dei Paesi che partecipano ad Expo, in un luogo unico al mondo come la Città Eterna”.

I Comites si sentono non ascoltati dal Parlamento e dal Governo, oltre che non adeguatamente finanziati. In che modo possono essere utili e aiutare il vostro esecutivo?
“I 101 Comites elettivi sono uno strumento importante, chiamato tra l’altro a cooperare con l’Autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare. Di questo il nuovo governo ne è assolutamente consapevole, come siamo consapevoli che occorre aprire una nuova fase di dialogo e confronto per creare una ritrovata sinergia tra attori istituzionali che ciascuno con il proprio ruolo hanno un unico obbiettivo: la tutela della comunità italiana all’estero”.
Avete qualche proposta o riforma in cantiere per favorire il voto all’estero? Ad ogni elezione la percentuale di chi si esprime continua a scendere e sono in molti a richiedere un cambiamento nelle modalità di voto.
“È chiaro che una problematica di tale portata vada affrontata con la dovuta serietà. Troppo spesso viene utilizzata anche strumentalmente a fini elettorali. Invece è arrivato il momento di studiare una soluzione adeguata per tutelare il diritto di voto che deve poter essere esercitato in maniera facile, sicura, con operazioni trasparenti. Al riparo dalle bieche furbizie che hanno riempito le cronache di stampa o peggio ancora giudiziarie negli ultimi anni”.