Classe 1962, fondatore e leader del Movimento Associativo Italiani all’Estero (MAIE) e primo parlamentare eletto all’estero ad entrare a far parte di un governo nella storia dell’Italia Repubblicana. Questo è Ricardo Merlo, nato e cresciuto a Buenos Aires, dove ha preso la laurea in Scienze Politiche, prima di spostarsi in Italia e specializzarsi in Diritto ed Economia Politica della Comunità Europea all’Università di Padova. Un passato da giornalista, sempre in Argentina, dove lavora per la carta stampata e per la televisione, conducendo un programma incentrato sulla politica internazionale.
Dal 14 giugno 2018, con l’arrivo a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte, è Sottosegretario al Ministero degli Esteri e si occupa, dai grandi corridoi della Farnesina, delle questioni più rilevanti per la vita degli italiani all’estero. Tra queste, nell’ultimo periodo, ce n’è una che ha interessato particolarmente i lettori della Voce. I fondi stanziati dal governo per aiutare gli expat in difficoltà a causa della pandemia di covid-19. Sul tema, in un articolo di qualche settimana fa, avevamo già parlato con le Onorevoli Fucsia Nissoli di Forza Italia e Francesca La Marca del Partito Democratico. Già allora avevamo cercato Merlo per fargli alcune domande e oggi sono arrivate le risposte dal rappresentante diretto dell’esecutivo.

Onorevole Merlo, quanti fondi vengono destinati normalmente dal governo per gli italiani all’estero?
“Potrei rispondere che la vera domanda è: quanti tagli sono stati fatti ‘normalmente’ ai capitoli relativi agli italiani all’estero e al Sistema Italia nel mondo? Troppi. Negli ultimi decenni governi di ogni colore non hanno fatto altro che tagliare. In questa legislatura, con il MAIE nella stanza dei bottoni, ci sono stati zero tagli. Questa è la più grande differenza. Anzi, con le manovre economiche degli ultimi anni siamo riusciti ad assumere oltre 700 unità di personale alla Farnesina, per agevolare e velocizzare i servizi consolari per i nostri connazionali. Vogliamo parlare delle risorse destinate al CGIE? Nel 2013 al Consiglio Generale degli italiani all’estero sono andati 1 milione e 117mila euro. Negli anni seguenti si è iniziato a tagliare senza pietà. Nel 2014 si sono eliminati 100mila euro, portando i fondi a un milione e 17mila. Ma è negli anni successivi ancora che il governo ha usato l’accetta: solo 338mila euro nel 2015 fino ad arrivare al 2017, con un budget destinato al Consiglio inferiore ai 300mila euro. Nel 2019, invece, sono stati destinati al Consiglio 607mila euro, somma assicurata anche nel 2020 e nel 2021. Oppure del fondo Cultura: proprio in questa legislatura è stata stanziata la somma record di 50 milioni di euro per la diffusione della nostra lingua e della cultura italiana nel mondo. E nella finanziaria di quest’anno verranno mantenuti i fondi per chi all’estero si occupa di promuovere la nostra cultura. Insomma, il fatto che ci sia al Governo un Movimento come il nostro, nato da e per gli italiani all’estero, in questi anni ha fatto sicuramente la differenza rispetto al passato”.
Quest’anno parliamo di cifre diverse dal solito?
“Per il 2021 il ministero degli Esteri potrà contare con uno stanziamento totale di 3,4 miliardi di euro, ovvero lo 0,32% del bilancio dello Stato, lo 0,19% del Pil. Un bilancio che è stato aumentato rispetto all’anno scorso: si registra un incremento netto del 14,5%, dovuto in particolare agli strumenti per la promozione e il sostegno del Made in Italy all’estero. Fondi che crescono, dunque, ma che tuttavia, come ha ricordato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nei giorni scorsi, sono ancora inferiori a quelli stanziati da altri Paesi europei per la propria politica estera”.

Per lei sono sufficienti a garantire una reale sussistenza, soprattutto considerato il periodo di grave crisi economica che stiamo attraversando?
“Non è mai sufficiente, vorremmo poter fare sempre di più. Ma dobbiamo fare i conti con le risorse a disposizione. In questo momento l’Italia soffre una gravissima crisi sanitaria, economica, sociale, e tutti noi dobbiamo tenerne conto. Certo, questo non vuol dire dimenticarsi dei nostri fratelli italiani nel mondo. Per questo il Governo ha stanziato 6 milioni di euro, fondi extra, per l’assistenza agli italiani all’estero al tempo del Covid. Fondi destinati ad aiutare quei connazionali che magari a causa della pandemia hanno perso il lavoro, o ai titolari di microimprese che sono stati costretti a chiudere. Inoltre sempre il Governo ha dato un aiuto di 5 milioni di euro alle Camere di Commercio italiane nel mondo, proprio per sostenere la rete del mondo camerale in questo periodo complicato anche per le imprese”.
Il governo Conte, rispetto ai governi precedenti, come si è comportato e come si sta comportando con gli italiani all’estero?
“Il governo Conte – guardando ai fatti e ai numeri – sembra essere finora quello più attento al tema italiani nel mondo”.
Aiuti per gli italiani all’estero al tempo del Covid: quali sono i criteri che vengono utilizzati per stabilire quanti fondi vengano destinati ad ogni zona?
“Dipende tutto dalla nostra rete diplomatico-consolare. I connazionali maggiormente in difficoltà devono rivolgersi ad Ambasciate e Consolati, spiegando e documentando la propria situazione di indigenza. Saranno poi le varie sedi, dopo le opportune verifiche, a concedere o meno gli aiuti necessari”.
Gli italiani come possono, nel concreto, prendere i soldi che sono stati stanziati?
“Proprio come ho appena spiegato, rivolgendosi direttamente alla sedi diplomatico-consolari sul territorio”.
Se lei fosse oggi il Presidente del Consiglio, cosa farebbe di diverso per gli italiani all’estero che ancora in questa legislatura non è stato fatto?
“Nominerei un ministro per gli italiani nel mondo”.