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Addio a Franco Columbu, l’emigrato sardo miglior amico di Arnold Schwarzenegger

Dalla Sardegna ad Hollywood: una bella e "muscolosa" storia di emigrazione, di amicizia e di grande attaccamento alla propria terra

Sebastiano CattebySebastiano Catte
Addio a Franco Columbu, l’emigrato sardo miglior amico di Arnold Schwarzenegger

Arnold Schwarzenegger e Franco Columbu in California

Time: 6 mins read
Una recente foto Arnold Schwarzenegger con Franco Columbu

«Ti voglio bene Franco. Ricorderò sempre la gioia che hai portato nella mia vita, i consigli che mi hai dato e lo scintillio nei tuoi occhi che non è mai scomparso. Eri il mio migliore amico»: con queste parole struggenti Arnold Schwarzenegger ha voluto ricordare sulla sua pagina facebook Franco Columbu, l’amico fraterno, “partner nel crimine” (come l’ha definito più volte scherzosamente) da oltre 50 anni, scomparso l’altro ieri tragicamente mentre faceva il bagno a San Teodoro, nella sua Sardegna, all’età di 78 anni.

Quella di Franco Columbu è stata una vita da favola: una bella storia di una solida e vera amicizia, quella che resiste al tempo e alle avversità della vita. Ma anche di emigrazione, di un profondo attaccamento per la propria terra, di un percorso umano caratterizzato dalla conquista di traguardi eccezionali in molti campi – dallo sport alla medicina – grazie a una passione e una forza di volontà fuori del comune. È diventato celebre negli anni Settanta quando conquistò nel campo del body building il titolo di Mister Universo e successivamente per due volte quello di Mister Olympia – il più prestigioso – nel 1976 e nel 1981, sbaragliando avversari molto più alti di lui e solo in apparenza più prestanti. Un mito inarrivabile in quegli anni per tutti coloro che frequentavano una palestra e volevano emergere nelle varie discipline legate alla forza fisica e celebrato in un documentario-cult degli anni ’70 – “Pumping Iron” – interpretato dallo stesso Columbu e da Arnold Schwarzenegger, in cui veniva raccontata la storia dei 100 giorni di preparazione e allenamento dei membri dell’IFBB (la Federazione internazionale di Body Building & Fitness) e la corsa al titolo di Mr Olympia.

Franco era nato a Ollolai, un piccolo paese del nuorese di poco più di 2000 anime, dove aveva iniziato sin da ragazzo a lavorare come servo pastore. All’età di 18 anni decise di tentare la fortuna lontano dalla Sardegna e partì, con sole 5000 lire in tasca alla volta di Monaco di Baviera. Qui, dopo alcuni lavoretti saltuari, avrebbe trovato subito un’occupazione come manovale in un’azienda edile ma soprattutto avrebbe potuto coltivare la sua grande passione per il culturismo e la lotta. Già a quei tempi il suo sogno inconfessabile era quella di approdare un giorno in America. Gli erano rimaste impresse infatti nella sua mente le immagini in bianco e nero che vide scorrere nello schermo di una televisione in un bar di Sassari: aveva 15 anni e la Rai trasmetteva la finale del campionato mondiale dei pesi welter di pugilato dal Madison Square Garden di New York. Restò rapito da quella diretta televisiva e quel giorno fece una scommessa con se stesso: su quel ring un giorno avrebbe voluto esserci lui. Un sogno inseguito e realizzato con la determinazione e una forza di volontà d’acciaio: proprio in quella mitica arena Columbu avrebbe conquistato infatti qualche anno dopo il titolo di Mister Olimpia.

In Germania l’incontro con Arnold Schwarzenegger, che segnò una svolta importante nella sua vita. Anche il futuro Terminator era emigrato a Monaco di Baviera, proveniente da un piccolo paese austriaco nei pressi di Graz. Si conobbero a Stoccarda, dove si erano recati per partecipare a una gara body building ed entrambi si ritrovarono sul podio alla fine delle competizioni, trionfatori nelle rispettive categorie. Scoprirono di avere molte cose in comune e decisero da quel giorno di unire le loro forze per provare a sfondare nel campo dello sport e per inseguire il sogno americano. Andarono ad abitare insieme in un piccolo appartamento a Monaco di Baviera e fu quello l’inizio di un sodalizio fantastico. “Un’amicizia di ferro – ha detto al riguardo Schwarzenegger – molto più forte dei nostri bicipiti”, sbocciata come una sorta di colpo di fulmine e poi cementata grazie a una complicità fatta di condivisione e attraverso un quotidiano confronto motivato dal comune obiettivo di migliorare e perfezionare il loro bagaglio fisico-atletico e nelle discipline del powerlifting e del sollevamento pesi.

Si allenavano insieme regolarmente a Monaco, poi qualche anno più tardi ad Arnold gli fu offerta l’opportunità di partire per gli Stati Uniti per partecipare a una gara. Ma sin dai primi giorni il suo pensiero fisso era quello di convincere il suo sponsor affinché facesse arrivare oltreoceano anche il piccolo amico sardo, poiché si sentiva triste senza di lui. Arnold ha ricordato questo particolare aspetto della loro vita anche nel suo ultimo post pubblicato dopo la morte di Franco: “Quando finalmente sono arrivato in America ero solo. Ho lasciato la mia famiglia, il mio Paese, la mia intera vita. Così, quando ho chiesto a Joe Weider di farti venire ad allenare con me, era perché sapevo che non sarei stato lo stesso senza di te, il mio migliore amico. Avrei potuto farcela senza soldi, senza i miei genitori, ma non lo avrei potuto fare senza di te”.

In California presero in affitto una piccola mansarda a Santa Monica. La loro giornata era scandita dal lavoro come muratori e da quattro ore di allenamento quotidiano presso la palestra Gold’s Gym, a Los Angeles. Grandi sacrifici per almeno tre anni fino ai grandi successi nella maggiori competizioni internazionali, mentre in campo lavorativo la vera svolta ci fu “grazie” in un certo senso al violento terremoto del 1971 che colpì la California meridionale. Per diventare ricchi fu sufficiente un annuncio su un giornale: “Ci tempestarono di chiamate – ha raccontato Franco in un’intervista a “La Stampa”. “Gli americani aggiustavano i camini per 5 mila dollari, io e Arnold lo facevamo per mille. E se il lavoro era eccessivo, a trasportare i mattoni venivano gli amici della palestra. Io avevo il permesso di lavoro, Arnold figurava come mio collaboratore”.

Columbu con Sylvester Stallone

Poi Arnold intraprese il percorso che ben conosciamo nel mondo del cinema mentre Franco si specializzò come personal trainer e in seguito in medicina chiropratica e in medicina nutrizionista. Titoli accademici grazie ai quali poté svolgere l’attività di consulente per le politiche della Salute della California quando Schwarzenegger fu eletto alla carica di governatore di quello Stato. I due amici avevano preso due strade diverse ma il loro legame non si era affatto affievolito. Diventarono “compari” e si scambiarono lo scettro di testimone nelle rispettive nozze: Arnold al matrimonio di Franco con la cantante e attrice Debbie Drake mentre Franco fece altrettanto quando il popolare attore e regista sposò la giornalista Maria Shriver, figlia di una sorella dell’ex presidente americano John Kennedy. E l’amicizia con Arnold gli spianò la strada anche nel dorato mondo di Hollywood, sia in qualità di preparatore atletico (tra i suoi allievi vi era anche Sylvester Stallone, con cui collaborò in preparazione di film come “Rocky 2” e “Rambo 2”) sia come attore: ebbe infatti piccole parti in pellicole di grande successo planetario come “Terminator” e “Conan il Barbaro”. Intraprese anche l’attività di produttore, per un documentario sulla Sardegna e per un film ambientato sempre nella sua amata Isola, “Ancient Warriors” (2003).

Già, la Sardegna. Era davvero speciale l’attaccamento alla sua terra, mai venuto meno in oltre 55 anni di vita da emigrato. E forse gran parte del segreto del suo successo è legato proprio al fatto di essere rimasto sempre fedele alla semplicità delle piccole cose e ai valori genuini di una terra che ha sempre assegnato un peso rilevante ai rapporti umani. “L’essere nato in Barbagia mi ha trasmesso quei valori e quella forza positiva per raggiungere i miei obiettivi” – ha detto in un’intervista. “Un sardo può andare ovunque ma è legato da una filo con la sua terra che gli serve per tornare sempre alle origini.” Come una sorta di cordone ombelicale che che non si stacca mai, anche quando sei in California e vai in giro per il mondo. Raccontava spesso che tra i momenti più belli da incorniciare nel suo album di ricordi, più ancora dei trionfi sportivi o dei pranzi alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti, ci sono quelli del suo rientro al suo paese (ogni anno nel mese di agosto in concomitanza con la festa del patrono) e delle chiacchierate in sardo con gli amici di un tempo davanti a un buon bicchiere di vino. Anche per questo si può affermare che la sua è stata una vita esemplare, un esempio in particolare per chi ha dovuto prendere la strada dell’emigrazione da un’isola in cui è ancora molto difficile restare all’altezza delle aspirazioni dei più giovani.

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Sebastiano Catte

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