Una vita passata tra arazzi, mura di cinta in pietra, cornici dorate, castelli, una vita presente tra grattacieli e tombini fumanti. La giovane contessa modenese Elisabetta Giriodi trova a New York la sua anima di artista e ritrova se stessa.
Un passato nelle pubbliche relazioni, il giornalismo, la moda, gli affari di famiglia, la grande passione per la fotografia che è diventata la sua professione nella Grande Mela dove ha debuttato lo scorso mese con la mostra Stuffed Animals Abound. Un’idea originale quella di Elisabetta: fotografare i peluche in diversi punti della città per condividere un messaggio profondo. “In una grande metropoli come New York ho conosciuto gente anche molto superficiale con cui non si parla di niente e spesso si dimenticano di te come io di loro. Quindi mi è venuto in mente di paragonare tutte queste persone senza contenuto a dei piccoli peluche abbandonati in giro. Da lì è partita l’idea di Stuffed Animals Abound”, dice Elisabetta.
Di New York ama l’alta società di Manhattan e la vita underground di Bushwick.
Riesco grazie all’educazione che mi hanno dato i miei genitori a integrarmi e a trovarmi a mio agio ovunque. Non sono una contessa snob ma molto alla mano e senza pretese. Acqua e sapone, come dice mio padre.
Il 14 luglio si è chiusa a Modena la mostra Stuffed Animals Abound che ha debuttato a New York lo scorso mese. Che riscontro hai avuto dal pubblico?
“Al pubblico è molto piaciuta la mia idea. L’hanno trovata una idea molto intelligente ed originale anche perché penso proprio di essere stata una delle poche se non la prima a fotografare i peluche e renderli quasi vivi nelle mie fotografie. Per ora la mia idea e’piaciuta molto e spero che continui così”.
Perchè hai scelto i peluche come soggetti da fotografare a NY in luoghi rappresentativi della città?
“L’idea del peluche è partita dal mio cuore. Sono sempre stati un regalo di mia nonna e sono stati sempre presenti nella mia vita. Quando ero piccola gli trattavo come persone vere. In una grande metropoli come New York ho conosciuto gente anche molto superficiale con cui non si parla di niente e spesso si dimenticano di te come io di loro. Quindi mi è venuto in mente di paragonare tutte queste persone senza contenuto a dei piccoli peluche abbandonati in giro. Da lì e’partita l’idea di Stuffed Animals Abound“.
Come i peluche entrano in sintonia con il paesaggio e quale messaggio hai voluto condividere?
“Fotografare i peluche nei quartieri di NY e’stato un modo per me per sottolineare questo concetto. C’e’sempre qualcuno di superficiale in giro che rappresenta un peluche a New York. Ora io ho scelto New York perché ci vivo ma ci sono tante altre citta’piene di superficialità”.
Da alcuni anni vivi a NY, una città che hai scelto, hai detto tu, per ottenere un coinvolgimento più profondo con me stessa. Cosa ti ha dato NY e cosa ti aspetti nei prossimi anni?
“Io ho scelto New York perché e’lontana. Purtroppo sono figlia unica e ho sempre sentito l’opressione dei miei genitori. Quando ho finito l’università ho avuto il bisogno di capire quello che in realtà volevo staccandomi da ciò che la mia famiglia aveva scelto per me. A NY mi sono riscoperta artista una cosa che se se fossi rimasta in Italia non avrei mai scoperto”.
Vieni da una famiglia aristocratica di Modena e hai vissuto tra mura di cinta in pietra, arazzi e cornici dorate. Oggi tra grattacieli e multiculturalità cosa ti porti dietro della tua vita da contessa?
“Della vita da contessa mi porto dietro dei bellissimi ricordi. La mia via è stata fuori dal comune perché praticamente mi sono trovata a vivere nella storia. Prima per me la mia era scontata ma ora che vivo a New York mi rendo conto di quanta sia bella la mia infanzia nei miei palazzi e castelli. E poi sicuramente mi porto dietro tanti valori. Valori che mi hanno dato mia madre e mio padre e per questo non li smetterò mai di ringraziarli”.
In una NY più fluida e socialmente più dinamica, in quale contesto ti senti più a tuo agio?
“A me NY piace tutta: dai ricchi e dall’alta società di Manhattan e dalla vita underground di bushwick. Riesco grazie all’educazione che mi hanno dato i miei genitori a integrarmi e a trovarmi a mio agio ovunque. Non sono una contessa snob ma molto alla mano e senza pretese. Acqua e sapone come dice mio padre”.
Come fotografa, quale contributo vuoi dare alla città attraverso la fotografia?
“Sicuramente NY è una città magica che assolutamente essere meta di tutti gli artisti. Una mappatura che dire, NY è una città da scoprire. A partire dalla bellissima e misteriosa Chinatown a Korea town e Central Park. E poi c’è Brooklyn la zona dei graffiti bellissima ed la pace ed il verde che c’e’li è incredibile. Io vado spesso anche nel Bronx al mercato italiano, la vera little Italy e’li ed negozi e qualità del cibo e’molto buona molto simile alla mia bella Italia”.
La tua NY, i luoghi che ti appartengono.
“I luoghi che mi appartengo di più sono Chinatown, Central Park, i carosello di Dumbo dove per me c’è la vista più bella di Manhattan e non può mancare anche la parte del verazzano bridge. E’proprio su quel ponte che deciso di trasferirmi a NY mentre correvo la maratona di New York”.