Caro Direttore Stefano Vaccara,
politici, politologi, sociologi, giornalisti, esperti e presunti tali si affannano a denunciare l’emorragia di cervelli italiani e ad auspicare che…i giovani facciano sì esperienza all’estero, ma poi possano/debbano avere l’opportunità anche di tornare…
Enunciazioni ovviamente condivisibili, ma sempre vaghe e impalpabili: mai nessuno che lanci proposte serie e praticabili sul cosa fare per farli tornare, finalizzate ad affrontare e risolvere il problema con pragmatismo e lungimiranza.
Ciò che tutti si limitano ad “auspicare” é infatti pura utopia, allo stato attuale.
Esistono le condizioni per fare tornare i giovani?
Assolutamente NO!
E, pragmaticamente, porto un esempio.
Mio figlio é già stato oggetto di attenzione da parte di vari media alcuni anni fa (tra cui anche la sua testata) per i motivi che lo hanno indotto a scegliere la via dell’estero.
Sono passati cinque anni e quale é la situazione attuale?
Una importante banca d’affari americana (dove lavora, prima a Mosca ed oggi a Londra) nel frattempo lo ha promosso da semplice Analista ad Associato e poi a Vice Presidente: a 26 anni é il più giovane VP della Banca ed ha già concordato la road map che prevede il passaggio ad Executive Director entro due anni e quindi a Managing Director all’età di 30 anni (con tutti i benefici di carriera che ne derivano)!
Cosa significa questo? Che hanno investito sin dall’inizio su di lui a lungo termine e continuano a farlo.
Sarebbe anche lontanamente ipotizzabile una prospettiva simile in Italia?
Non credo.
Se volesse rientrare in Italia, cosa troverebbe?
Lascio a Lei rispondere….
Per quanto mi manchi molto la sua vicinanza, io padre sono il primo a sperare che non rientri in Italia ancora per molto tempo e forse mai: a meno che tutto il nostro paese rinsavisca e rinasca!
Ma anche questa forse é utopia…….
Con i miei migliori saluti
Lettere firmata
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