Questa settimana, ho fatto visita ad alcune Comunità italiane negli Stati Uniti. In particolare, a Seattle, assieme al Console onorario Franco Tesorieri, ho incontrato i giovani ricercatori che lavorano nei vari contesti tecnologici di questa città, come quello di Microsoft. Ci tengo particolarmente a ringraziare Franco Tesorieri perché da molto tempo si è impegnato per la Comunità italiana anche sul piano culturale, costruendo un luogo di incontro come l’Associazione Il Punto e cercando, quindi, di levare ponti verso la madrepatria. Visitando con lui gli ambienti di vita degli italiani di Seattle ho scoperto il suo attaccamento agli italiani dello stato di Washington ed allo stesso tempo ho avuto modo di apprezzare una Comunità vivace e che potrebbe dare tanto all’Italia, a cominciare da quei giovani che hanno lasciato la terra d’origine per fare un’esperienza all’avanguardia nella terra dell’information technology.
Incontrando questi giovani, mi sono resa conto ancora di più di quanto sia necessario lavorare per costruire un Sistema Italia in grado di assicurare la possibilità del ritorno a coloro che hanno fatto esperienze di lavoro all’estero. Bisogna valorizzare il capitale umano che abbiamo in Italia creando condizioni migliori per chi vuole rimanere e favorire chi vuole tornare con progetti che possano attirare coloro che hanno avuto esperienze, che vogliono condividere in Patria e metterle nel circuito del nostro Paese con competenze e professionalità maturate all’estero. L’Italia ha un debito di gratitudine verso di loro, perché dopo aver studiato duramente in patria hanno fatto la difficile scelta di lasciare gli affetti e la terra di origine per trovare realizzazione professionale altrove. Ecco, io sogno il giorno in cui non dovremo dire più che siamo in presenza di una fuga di cervelli ed in cui ci sarà la possibilità per questi cervelli di andare e venire come lo ritengono meglio in un sistema in grado di favorire la dimensione internazionale delle nostre attività di ricerca e di produzione.
Purtroppo, oggi, ci troviamo di fronte ad una Italia che stenta a riprendersi ed in cui la disoccupazione attanaglia ancora la società e molti giovani che hanno studiato non riescono a trovare sbocco professionale nel settore che è loro proprio. Dopo che si sono formati a spese del nostro sistema universitario, migliaia di giovani ad alto know how, sono costretti a partire per i Paesi del Nord Europa e per il Nord America per trovare una occupazione adeguata alle loro conoscenze. Questo perché gli investimenti in ricerca ed in alta tecnologia in Italia sono scarsi. Oggi, infatti, non partono solo quelli provenienti dalle regioni del sud ma anche quelli del nord, mentre il numero dei residenti all’estero arriva a quasi 5 milioni. Penso che i giovani che ho incontrato siano parte essenziale del futuro dell’Italia e mi piacerebbe che la loro esperienza fosse utile all’Italia per migliorare il suo percorso sulla strada dell’innovazione, perché, e ne sono convinta, un Paese moderno perde la sfida della globalizzazione se non è in grado di essere competitivo nei settori altamente tecnologici, e di regolarli secondo un utilizzo buono per il genere umano.
Devo dire che ci sono progetti che vanno nella direzione di arginare la fuga di cervelli, costruendo percorsi formativi all’estero e poi reinserendoli in Italia, come il Progetto “Cervelli in Viaggio”, promosso da Massimo Veccia, che ha visto l’avvio il 12 settembre 2016, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, ed ora ha concluso la sua fase americana con una cerimonia presso il Consolato Generale d’Italia a New York, sostenuti dalla sensibilità istituzionale del Console Generale, Ministro Francesco Genuardi, e da quella della Dott.ssa Silvana Mangione, Vicesegretario generale per i Paesi anglofoni extra europei del CGIE. Si tratta di giovani che hanno avuto modo di conoscere una realtà diversa da quella di origine, studiare l’inglese e fare esperienza nel mondo del lavoro americano. Uno stage molto importante, secondo me, perché aiuta ad entrare preparati sia nel mondo dell’impresa che si affaccia ed opera nei contesti internazionali sia di apportare in contesti produttivi italiani un bagaglio di best practice che può essere utile per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza delle strutture aziendali. Dunque non più cervelli in fuga, ma cervelli che vanno all’estero per conoscere realtà nuove e poi tornano in patria per mettere in pratica le innovazioni che sono entrate nel loro bagaglio formativo e culturale. Nuovi approcci che potranno essere utili nella terra di origine, in questo caso il Lazio, per meglio operare in un contesto economico che è sempre più caratterizzato dalla dimensione globale delle opportunità, perché ritengo che l’apertura al mondo sia positiva.

Massimo Veccia, durante la consegna dei diplomi in consolato, ha dichiarato: “Questa esperienza sarà ripetuta. ‘Torno Subito’ è un progetto che parte dall’Unione Europea ed è realizzato insieme alla Regione Lazio, e permette agli studenti di andare in America, perfezionare la propria formazione e tornare in Italia per poi iniziare uno stage di tre mesi. Con ‘Cervelli in viaggio’, Learn Italy è partner Usa del programma e punta ad estenderlo anche a chi non rientra nel progetto originale (riservato ai giovani universitari o laureati dai 18 ai 35 anni residenti nel Lazio). Stiamo cercando di insegnare loro qualcosa in più, che possano utilizzare una volta tornati a casa, questa è stata la prima esperienza a New York, e pensiamo di aver iniziato con il piede giusto”.
Il mondo di oggi, in continuo cambiamento, ha bisogno di gente dalla mente elastica e la formazione che questi giovani hanno ricevuto può aiutare in tal senso. Formarsi per governare i processi: è questo quello di cui abbiamo bisogno e questo Progetto è un tassello importante, un esempio nel panorama della formazione professionale. Infatti, bisogna aiutare i giovani ad essere protagonisti del cambiamento e guidarlo, anche attraverso la capacità di esprimersi al meglio nei contesti internazionali.

Grazie, quindi, a Massimo Veccia per questa bella opportunità che si inserisce in questa logica di assicurare il ritorno a chi è andato all’estero contribuendo al bene del proprio Paese con un bagaglio di esperienze e culturale arricchito.
Infine, questa settimana mi sono recata ad incontrare gli studenti di italiano dell’Università dell’Alabama, interessati alle vicende italiane ed alla cultura italiana. A loro ho parlato delle politiche per gli italiani all’estero, tra cui quelle per la scuola e la promozione linguistica all’estero, e le difficoltà che si incontrano in un Parlamento alle prese con la crisi economica ed, a volte, con una scarsa conoscenza del potenziale degli italiani all’estero per il Sistema-Paese. Ho parlato loro della crisi bancaria ed ho evidenziato che “è stato un momento molto doloroso in cui era anche difficile chiedere attenzione per le politiche in favore degli italiani all’estero che cerco di rappresentare. Tuttavia, qualche cosa abbiamo ottenuto cercando di rifinanziare i corsi di lingua all’estero e potenziare l’attività dei consolati”. Inoltre, ho segnalato loro “un successo ottenuto durante l’esame della riforma della scuola, dove ho fatto inserire un articolo che prevede un sinergico ed effettivo coordinamento tra i Ministeri interessati alla promozione della lingua italiana nel mondo”. Ho detto a questi ragazzi che ho proposto un maggiore coordinamento delle strutture preposte alla scuola italiana all’estero “perché sono convinta che in Italia bisogna agire per rendere i processi meno burocratici e più efficaci ed efficienti”, responsabilizzando gli attori dei processi decisionali.

Snellire la burocrazia è una delle riforme più urgenti da completare per rendere l’Italia più dinamica ed attrattiva. Ma per fare questo c’è bisogno di una mentalità positiva ed io mi sento fortunata ad aver respirato la cultura americana che mi ha insegnato che se uno ci crede può realizzare il suo sogno. Io voglio realizzare il sogno di una Italia che consideri gli italiani all’estero cittadini a tutti gli effetti e sto lavorando per questo con fatica ma senza perdermi d’animo, a cominciare dalla battaglia per il riacquisto della cittadinanza per chi, andato all’estero, l’ha perduta. Oggi, ci troviamo di fronte a nuove sfide e cambiamenti nelle relazioni internazionali ma credo che l’amicizia tra l’Italia e gli italiani ed il popolo americano saranno sempre solide e le due culture si arricchiscono reciprocamente dando ciascuna all’altra quel quid fondamentale per migliorare le nostre società ed i nostri Paesi.
E’ stata una settimana intensa di incontri con giovani pieni di speranza e di amore per l’Italia; momenti belli di umanità e politica che mi danno la forza di lavorare con ancora più convinzione per il mio Paese, la patria che noi tutti italiani all’estero portiamo sempre nel cuore, in qualsiasi contesto.
Fucsia Nissoli FitzGerald, nata in Italia e da 27 anni negli USA. Eletta nel 2013 alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Estero – Ripartizione Nord e Centro America, ha sempre avuto nel cuore il desiderio di contribuire al bene della Comunità italiana all’estero ed ha trovato la possibilità di farlo prima nell’impegno attraverso il volontariato ed ora in Parlamento. Alla Camera dei Deputati è membro della Commissione Affari esteri e Comunitari, Segretario del Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese e Presidente dell’Associazione di Amicizia parlamentare Italia-Usa. www.fucsiafitzgeraldnissoli.