Sbandieratori, carri colorati, rulli e tamburi, soldati intenti in flessioni e poi rimessi sull’attenti, l’inno d’Italia versione techno, travestimenti, persino un carro di Padre Pio, questo e altro ancora è il folklore italoamericano di New York, nel Giorno di Colombo 2014, che ha dato il meglio di sé nella tradizionale parata lungo la Fifth Avenue.
Le polemiche sulla controversa figura di Colombo sembrano vanificarsi in un tripudio di entusiasmo e colori, dove l’aria festante non lascia spazio alle contestazioni.
Ne approfittano i politici per far sfoggio di sé, e le polemiche che, come ogni anno, accompagnano la festa non sembrano spaventarli. E così, con le elezioni alle porte, i due sfidanti alla poltrona di governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo e Rob Astorino, entrambi italoamericani, fanno della parata un'occasione di campagna elettorale. E anche chi la poltrona ce l'ha già, come il sindaco Bill de Blasio, scende in strada con bandierine tricolori e saluti all'Italia (vedi video qui sotto), acclamato dalla folla con slogan di casa nostra e incitamenti all'italianità. Al suo passaggio, tutti sventolano il tricolore a riconoscere un legame con la penisola che de Blasio, come il suo predecessore e ispiratore (per sua stessa ammissione), Fiorello LaGuardia, ci tiene a mantenere.
La comunità italiana a New York si fa sentire e pesa anche nella campagna elettorale dei due sfidanti per le prossime elezioni a governatore dello Stato di New York. Il più chiassoso è Cuomo: se ne va in giro preceduto da un carro con tanto di speaker che continua a ripetere, sulle note di una versione molto discotecara dei successi di Toto Cutugno, “Siamo con Cuomo!”.
Quando gli si avvicinano i giornalisti, l'attuale governatore in carica sottolinea le sue origini italiane e parla del fondamento della cultura italiana, la sua cucina. “Ci sono versioni differenti della cucina italiana. Io preferisco la cucina di mia madre, che è semplice e basilare. La mia cena preferita rimane il pomeriggio quella preparata da mia madre”.
Chiunque dovesse vincere alle prossime elezioni, quel che è certo è che la sedia da governatore resterà sotto il tricolore. Il repubblicano Rob Astorino, sfidante di Cuomo, se ne sta a distanza, più sobriamente accerchiato dai sostenitori, ma senza basi musicali di sorta.
Quando gli chiediamo perché è lì, ricorda le proprie origini: “La mia famiglia viene dalla Calabria e dalla Puglia. È una giornata molto importante per la nostra eredità. Io sono italo-americano, ma tutti sono legati a questa giornata. Gli italo-americani hanno costruito questa città, un grande simbolo dell'eredità insieme newyorchese e italo-americana”. Sulle polemiche che avvolgono il Columbus Day, contestato in quanto festa del “colonizzatore Colombo” o della distruzione delle popolazioni precedenti la venuta dell'esploratore, Astorino dice: “È il giorno della celebrazione dell'orgoglio italiano, e non voglio parlare di queste polemiche che per me non hanno senso”.
Orde di sostenitori sfoggiano cartelli inneggianti al candidato di preferenza, sembrano felici di poter manifestare loro affetto, in questa variopinta circostanza.
Al di là dell’inevitabile tribuna politica, Il Columbus Day resta una festa, i sorrisi dei presenti non lasciano spazio a dubbi. Per strada s’incontrano buffi personaggi, per lo più italoamericani, ma anche curiosi e sostenitori provenienti da altri Paesi. Una donna sui cinquanta, di Vahren, in Germania, non rivela il suo nome, ma precisa che tradotto significherebbe “Victoria”. Sbandiera il tricolore tutta contenta, anche se ribadisce di non avere niente a che fare con l’Italia: “Però mi piace Colombo. E questo è il giorno della nascita degli Stati Uniti, della loro scoperta territoriale, quindi anche della loro nascita”.
Gotye invece ha un forte accento francese, ma si dice di Miami: “Adoro questa festa, vengo sempre, ogni anno, non me ne perdo una! Vengo a fare foto, video. Colombo è meraviglioso perché ha fatto la nostra storia – dichiara orgoglioso, e risponde ai disertori di Colombo in maniera perentoria – È solo la loro opinione. Non credo ci sia alcun fondamento storico in quello che dicono”.
Un fondamentalista italico si avvicina alle transenne per salutare gente a caso che gli chiede conto della sua storia. Imitando gli altri ne otteniamo la seguente risposta: “Sono Michele Spagnuolo, nato ad Avellino, qui presente dal ‘56 – Racconta, e si capisci perché gli altri siano così interessati, la sua allegria è contagiosa – Colombo è nostro! Quelli che dicono che Colombo ha iniziato lo sterminio degli indigeni sono malati in testa! Si inventano delle balle e pagliacciate. Non è vero! Viva Colombo!”. La folla applaude divertita. Anche Joe, di anni 47, si unisce al coro: “I miei genitori sono italiani, io sono americano, ma adoro il Columbus Day e trovo inutili tutte queste polemiche a riguardo”.
Persino coloro apparentemente estranei al tutto, avallano la tesi di Colombo eroe: “Sono 35 anni che sto negli Stati Uniti, ma è la prima volta che vengo a vedere la parata. Ero curioso di sapere di cosa si trattasse. Comunque non è perché non mi piaccia Colombo, anzi. Diamine, ha scoperto l’America!” – sostiene Gery H, di origine inglese. E ancora: “Sono italiano, per me Colombo era qualcuno dal grande coraggio, sicuramente un leader e anche qualcuno che innegabilmente ha fatto una grande scoperta” dichiara il signor Rocco D. G., che ci ha tenuto a portate con sé i suoi due bambini.
Daniel, di New York, è poco più di un adolescente, dall’aria emo. Dalla sua espressione sembra alla parata sia venuto per suicidarsi sotto qualche carro, invece sorprende quando gli si chiede perché è lì: “Sono Italiano, sono un italiano nato in America. Mi piace Colombo. Semplicemente mi piace e non voglio venga rovinato il clima positivo di questa festa.” Si distingue Emil, un vichingo di Capo d’Istria, simpatico omone dall’aria nordica che ci tiene a precisare che una volta la sua città era italiana: “Ogni volta che c’è una nuova scoperta ognuno la usa per quello che vuole. Qualcuno per far del bene, altri per fare del male. Pensiamo all’energia nucleare: la puoi usare per le bombe nucleari, ma anche per produrre energia elettrica a basso costo. Non è colpa di Colombo, non si può rimproverare lui per le follie successo dopo, se hanno usato male la sua grande scoperta!”. Ce n'è abbastanza da fermarsi a pensare, finalmente un punto di vista che mostri una discreta analisi del caso. Ma non è ancora finita…
Daisy è di Manhattan e lavora a Brooklyn, ha un accento americano e un aspetto di mezza età. Quando le chiedi l'età risponde sorridendo di essere un’eterna ventinovenne. E aggiunge: “Sono americana, di origine indigena. Sono al Columbus Day perché sono una grande fan dell'Heritage & Culture Month e penso che la cultura italiana abbia dato tanto agli americani. Sono semplicemente una fan, adoro la bellezza italiana, la classe e la gentilezza. Mi sto godendo la giornata. Io sono indigena e non voglio scendere nei dettagli, ma questo è un giorno così bello e di festeggiamenti, in cui tutti siamo uniti, non bisognerebbe sfruttarlo politicamente per far rinascere vicende legate al passato.” Insomma, a giudicare da questa colorata parata, parebbe non esserci neanche l’ombra di un contrasto.