Cosa sia l'Italia e in cosa consista la cultura e l'identità del nostro paese nessuno nello stivale se lo chiede più. Parlare d'Italia oggi significa raccontare le ultime storie di ordinaria disoccupazione e depressione, economica e psicologia. Parlare d'Italia oggi significa parlare male della Penisola. Gli italiani difficilmente riescono a trattenere il nuovo sentimento dei tempi della crisi: la rabbia.
Questo in Italia. In America, invece, gli italo-americani e gli italiani che vivono oltreoceano si danno da fare per trovare idee per farla ripartire. Nonostante gli anni trascorsi fuori dall'Italia, nonostante abbiano trovato a New York come a Chicago lavoro e benessere, molti di loro non si danno pace: sono alla ricerca dell'identità italiana.
L'Italian Language Intercultural Alliance (ILICA), una fondazione senza fini di lucro che promuove la lingua e la cultura italiane in America (e non solo), ha celebrato a New York i suoi dieci anni. Lo ha fatto con una carrellata di appuntamenti alla City University di New York, che tra mercoledì e giovedì, al Calandra Italian American Institute e al John Jay College, hanno riunito studiosi, scrittori e intellettuali intorno all'interrogativo di quale sia l'identità italiana. Tuttavia, non sono state solo riflessioni di persone lontano dalla madrepatria perchè, come ha detto il presidente e fondatore di ILICA Vincenzo Marra (vedi video qui sotto), “il parlare è complementare al fare”.
Quest'anno ILICA ha deciso di mettere al centro della sua missione i giovani: “ILICA ha il microfono aperto sul rapporto intergenerazionale – ha detto Marra che alla conferenza è stato accompagnato dalla moglie e collaboratrice Susy (i due, tra l'altro, proprio in questi giorni, mentre erano a New York, sono diventati per la prima volta nonni) – I prossimi dieci anni le redini di questa fondazione le prenderanno i giovani. Questo non è l'inno della gioventù, ma la consapevolezza che c'è bisogno di giovani”.
Il vice console italiano, Dino Sorrentino ha aperto la conferenza al Calandra dicendo che “è quasi impossibile stabilire cos'è l'identità italiana”. Tale prospettiva non deve però spaventarci in quanto ci troviamo in un momento di cambiamento che, ha detto ancora Sorrentino, “ha ricordato anche Renzi a New York, dicendo che è ora di cambiare la narravita del nostro paese”.
Lo scrittore e giornalista Lorenzo Del Boca (nel video di seguito) invece della scrittura ha usato la discussione e con essa ha scoperto la sua terra. “Nel tentativo di spiegare l'Italia all'America l'ho capita, prima non la conoscevo – ha detto – L'Italia è strana, con mille identità, un po' bugiarda, straodinaria, multiforme, colorata come un puzzle”.
L'incontro della mattina al Calandra Italian American Institute è stata anche l'occasione per presentare il libro di Lorenzo Del Boca Italy's Lies. Debunking History's Lies so that Italy Might Become a “Normal Country”. Lo storico-giornalista ripercorre la storia d'Italia attraverso le bugie che per anni sono state costruite su di essa: “L'Italia sbaglia pensando di essere uno stato unitario. Non è così – ha spiegato Del Boca – È antistorico pensarlo. La nostra è una storia di campanili, che a Giucciardini faceva dire 'O di Francia o di Spagna basta che se magna”. Racchiude lo spirito del libro la copertina Italia bugiarda, firmata Alessandro Marrone.
Insieme all'opera di Del Boca è stato presentato anche il libro di autori vari Meditazioni su identità, curato dal dean del Calandra Italian American Institute, Anthony Julian Tamburri. “ILICA rappresenta per Calandra la possibilità di creare un dialogo tra l'Italia e gli Stati Uniti. ILICA ha lanciato dieci anni fa l'idea di creare un ponte tra l'Italia e l'America italiana ed è riuscita fino a ora a stabilire un discorso solido tra le due nazioni”.
Cosa sia l'identità italiana e dove trovarla se l'è chiesto anche la ricercatrice dell'università di Trieste, Rosemary Serra, con il suo studio, presentato al Calandra Institute, sul rapporto che le diverse generazioni di italo-americani di New York hanno con le loro radici. Aver fatto circa 70 interviste a americani di origini italiane, le ha permesso di scoprire che l'identità italo-americana è “un'idea fissa, un concetto stagnante, fatto di nostalgia e legato al passato”. L'autrice dello studio ha auspicato che le prospettive dell'italianitò possano cambiare: “Bisogna liberarsi da questa idea essenzialista dell'identità. Identità non è solo quello che uno è. L'unione delle due parole italian e american, questa ambivalenza, crea confusione ed esclusione, non si è nè carne nè pesce. C'è il rischio che essere italo-americani diventi solo un'etichetta”. Serra ha posto l'attenzione sulla rappresentazione distorta degli italo-americani fatta dai media e sugli stereotipi che li associano a concetti negativi. Alcune televisioni, secondo l'autrice, sottolineerebbero il materialismo e l'aggressività di questo gruppo etnico. Il pericolo maggiore, ha avvertito la ricercatrice, è che questi stereotipi vengano interiorizzati dalla stessa comunità italo-americana. Come contraltare a questa cattiva rappresentazione, Serra ha individuato l'universo dei giovani italo-americani. La comunità giovane, benchè sia disconnessa da quella dei più anziani, combatte per eliminare questi stereotipi, nonostante abbia un atteggiamento passivo e poco legato al passato. “L'identità della comunità è fondamentale per prendere coscienza di se stessi – ha detto – Piano piano la memoria finirà e l'eredità diventerà solo una piccola parte dell'identità”. Con il passare del tempo, oltre al rapporto interiore con le proprie origini, cambia anche la rappresentazione pubblica dell'identità di un gruppo etnico. L'ha spiegato il distinguished professor of English and Italian American Studies at Queens College CUNY, Fred Gardaphè (nel video qui sotto).
“Inizialmente l'identità era un'estensione dell'identità degli immigrati, un modo per connettersi con i valori e l'immaginazione italiane – ha detto Gardaphé – Con il passare degli anni le feste, le parate italo-americane sono state soggette al processo di americanizzazione, diventando cosi più commerciali. Cambiano le generazioni, le idee e anche la memoria. Quello che c'è oggi in feste come San Gennaro o Columbus Day Parade mostra che l'identità è cambiata anche se le persone rifiutano di allontanarsi dal'idea che hanno del passato”.
Abbiamo chiesto anche al pubblico presente al Calandra Institute se esiste l'identità italiana in America (vedi video qui sotto).
Centrale resta l'interrogativo: Esiste ancora un'identità italiana?, titolo anche del contributo del vice presidente di Mediaset Giuseppe Novero (nel video a seguire) al volume collettivo curato da Anthony Tamburri, presentato al Calandra. “L'identità è qualcosa che si è modificata nel tempo – ha detto Novero – Oggi per i giovani sono i social, che creano un'identità”. Nel momento di crisi economica che l'Italia sta attraversando, per Novero “l'identità passa attraverso il lavoro e il progresso. L'America ne è un esempio, è il paese dell'ascensore sociale, che in Italia bisogna far ripartire”.
Per lo scrittore Pino Aprile (nel video a seguire), autore del libro Terroni, che quattro anni fa è stato best seller in Italia, quella che stiamo vivendo non è una crisi, ma un momento di passaggio dalla civiltà industriale a quella virtuale. Un nuovo mondo dove “le persone si incontrano, fanno amicizia, si innamorano, si fanno le corna. In quel mondo è impossibile trovare i terroni perchè non c'è Nord non c'è Sud, non c'è il tempo. Esiste solo il presente del click”. Un mondo in cui non esistono punti di riferimento, a cui gli italiani sono abituati perchè “l'identità italiana non esiste – ha detto Aprile – è la somma di più identità. Se cercate un italiano in Italia non lo trovate: puoi trovare un siciliano, un abruzzese, un pugliese, ma non un italiano…”.
“Mentre noi parliamo del futuro – ha continuato Aprile – i nostri figli lo stanno già costruendo, perchè non hanno tempo di aspettare di trovare una soluzione. Lo vivono adesso”. Il presente che i giovani vivono in Italia è fatto di disoccupazione e disperazione e non di lavoro e speranza, come succede ai giovani italiani arrivati, oggi come ieri, in America. In Italia c'è la terra dei fuochi che uccide le campagne campane e i suoi abitanti, c'è il disastro dell'Ilva, ci sono i problemi di sempre. Ed è proprio da lì, dal Sud condannato all'arretratezza atavica, che, secondo lo scrittore Pino Aprile, sta ripartendo l'Italia. “Da una donna di 63 anni che con la sua protesta ha fatto di Ercolano a Napoli la capitale mondiale di un nuovo metodo contro le estorsioni, liberando quella terra dal pizzo e creando il metodo Ercolano”.
La speranza di ritrovare l'identità italiana nel futuro di quelli che in Italia ancora vengono chiamati giovani, ma che stanno invecchiando senza speranza, sta nelle parole di Stefano Cucco, che è a capo di un'importante società marittima a Chioggia, o di Giampaolo Cassese che in Puglia con la sua azienda promuove l'energia sostenibile.
Esempi di come un parte, piccola e coraggiosa, dell'Italia prova ad andare avanti. Le loro testimonianze si sono susseguite nel pomeriggio al John Jay College, dove in una sala gremita di persone alla ricerca del futuro, ognuno ha raccontato la sua esperienza di italiano in Italia, con il sogno nel cassetto dell'America.
L'incontro pomeridiano al John Jay è iniziato con i saluti del Senior Vice President for Finance and Administration del John Jay college Robert M. Pignatello che ha ricordato che “quando guardiamo la bandiera dell'Italia, è importante capire cosa c'è dietro quel simbolo per guardare in avanti”.
Anche Joseph Sciame, vice presidente delle Community Relations alla St. John's University e presidente dell'Italian Cultural Month oltre che ex presidente dell'associazione Sons of Italy, ha voluto ricordare l'importanza di costruire l'identità italiana. Indispensabile a questo scopo è la conoscenza dell'Italia, della sua cultura e del suo territorio. Sciame ha infatti ricordato con piacere il viaggio a Roma e in Sicilia che anni fa fu organizzato, grazie alla collaborazione con ILICA, per una delegazione dei Sons of Italy.
Il dilemma se restare o andare non è stato risolto. Ci vuole più coraggio a rimanere nell'Italia della crisi o a partire? L'interrogativo continua ancora oggi dopo più di cento anni dalla grande diaspora italiana. Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 partirono dall'Italia circa 14 milioni di persone, quasi la metà della popolazione dell'epoca. “Perchè se gli italiani sono brillanti, se l'Italia è un paese bellissimo, perchè allora non si rimane lì?”, ha chiesto al pubblico del John Jay College l'avvocata Annalisa Luizzo dell'ILICA. A rispondere sono gli ultimi dati dell'Istat, del luglio 2014. Negli ultimi cinque anni, tra il 2008 e il 2013, l'emigrazione dall'Italia verso mete internazionali è raddoppiata, passando da 62 mila persone a 126 mila.
Dall'altro lato dell'oceano, l'America resta la terra dei sogni. ILICA in questi giorni ha parlato anche di lavoro e crisi con l'incontro di giovedì sera all'U.S. Trust Building, ospitato dalla società bancaria Merrill Lynch, dove si sono confrontati i giovani italiani e italo americani e un ospite d'onore, il senior V.P. di The D. Group, Merrill Lynch/BOFA, Ted Douglass. L'esperto della Merrill Lynch ha analizzato la crisi economica che sta investendo il mondo intero, segnalando tuttavia molti punti di forza da cui ripartire e individuando negli Stati Uniti la locomotiva mondiale dell'economia.
Anche per molti giovani la speranza è ancora targata USA. Ma a volte anche l'Italia offre delle prospettive di crescita. Come per l'imprenditore Nicola Bertinelli, imprenditore emiliano distintosi nel settore della lavorazione del formaggio con una filosofia aziendale che unisce tradizione a innovazione. Bertinelli è stato premiato durante la serata finale della tre giorni di festeggiamenti per i dieci anni di ILICA. Sabato sera il compleanno dell'associazione è stato coronato dalla cerimonia di consegna di riconoscimenti a bordo dello yacht Hornblower Infinity. Il riconoscimento più importante è stato attribuito a Salvatore Cassano, 32° commissioner del Fire Department di New York , una macchina da 16.000 dipendenti e con un bilancio che supera il miliardo e mezzo di dollari. L'evento che ha ricevuto la benedizione apostolica di Papa Francesco letta da monsignor Hilary Franco, è stato salutato con favore anche dal sindaco di New York, Bill de Blasio, che ha inviato un messaggio ai partecipanti. Finiti discorsi e premiazioni, l'Hornblower Infinity, carico di identità italiana, ha proseguito la sua navigazione, tra suggestive panoramiche di New York di notte e verso un futuro in cui l'Italia sappia recuperare il ruolo di protagonista.