Mercoledì sera alla Casa Italiana Zerilli Marimò si è parlato di immigration. L’avvocato Nicola Tegoni, specializzato in legge sull’immigrazione negli Stati Uniti, ha presentato le varie tipologie di visto disponibili, tra le quali immigrati e aspiranti tali di ultima generazione possono scegliere.
“Questa serata vuole essere un servizio alla comunità italiana che vive a New York – Ha detto il direttore della Casa Italiana della NYU Stefano Albertini in apertura dell'intervento – A tal fine abbiamo invitato un esperto in grado di dare corrette informazioni e consigli su come regolarizzare la propria permanenza negli States”.
Sorvolando sulle modalità di accesso per giustificazioni familiari (matrimonio) o sociali (asilo politico), l’avvocato Tegoni ha illustrato le diverse tipologie di visto che danno accesso alla permanenza negli Stati Uniti per motivi di lavoro, studio, o per abilità straordinarie.
Nicola Tegoni ha parlato del visto studio F, e dell’importanza di non violare lo stato del visto lavorando: “Quando si è studenti, si deve restare tali. Si può svolgere un’attività lavorativa, solo nel caso in cui l’incarico che ci si assume rientri in una specifica categoria, ovvero deve essere prettamente inerente al percorso di studio e certificato dall’international student advisor”.
Se poi ci si laurea negli Stati Uniti, si ha diritto a ulteriori 12 mesi di permanenza, durante i quali si possono svolgere internship all’interno di aziende americane ricoprendo mansioni inerenti al titolo di studio conseguito.
Questo percorso, secondo l’avvocato Tegoni, spianerebbe poi la strada per accedere ad una sponsorizzazione del visto H1B. Con questo tipo di visto si può essere assunti da una compagnia che investe su una persona con determinate competenze specifiche. Si tratta di un visto di tipo immigration molto ambito, che consente di portarsi a casa una posizione regolare legata ad un lavoro solitamente ben pagato, e che vede come sbocco naturale la richiesta della carta verde. Unica grande pecca di questo bramato visto è il legame esclusivo con l’azienda sponsor, per cui se si perde il lavoro, automaticamente si perde anche l’autorizzazione a restare negli States. Inoltre il numero di H1B consentito è limitato a 65000 l’anno, per cui vanno presentate le domande entro determinati termini (quest’anno pare il primo aprile), ed in caso di esubero si procede ad estrazione.
Un altro tipo di visto molto diffuso dopo aver completato gli studi, è quello di tipo J, usato solitamente per assunzioni che hanno come scopo l’apprendimento di competenze specifiche in un determinato campo.
Se invece si hanno particolari doti artistiche, si può richiedere il visto O, dedicato a chi ha capacità eccezionali documentabili in un determinato campo creativo. Anche il visto O richiede almeno uno sponsor, che può essere o una compagnia artistica, o un agente che si impegni a impiegare le competenze straordinarie del soggetto su progetti specifici, per i tre anni di durata del visto.
Se poi si hanno almeno centomila dollari da investire e ambizioni imprenditoriali, l’avvocato Tegoni consiglia un visto E, dedicato a chi vuole avviare un progetto imprenditoriale negli Stati Uniti, creando magari posti di lavoro anche per altri.
Ci sono poi anche altre tipologie di visti per professionisti come giornalisti, ricercatori, medici, eccetera, da esaminare a seconda dell’attività svolta.
“Gli Stati Uniti sono un paese costruito da immigrati, con oltre duecento anni di immigration law – Ha detto Tegoni a La VOCE – Negli ultimi decenni in modo particolare si è andato definendo un sistema premiante che favorisce la meritocrazia e le persone con abilità particolari”.
Insomma, la porta non è aperta per tutti, ma ognuno può cercare di valorizzare al massimo le sue skill per potersi ricavare la propria via di accesso, senza dover temere l’immigration.