
La tomba di Joseph Petrosino al Calvary Cemetery
Il 19 ottobre di 130 anni fa un giovane uomo arrivato da un paesino della Campania col sogno di fare il poliziotto, indossò la divisa del New York Police Department. Era Joe Petrosino che negli anni successivi si distinse nella lotta alla criminalità organizzata di matrice italiana nella città di New York. Pioniere della lotta alla mafia, che Petrosino riteneva una vergogna per la comunità italiana, fu messo da Teddy Roosevelt, il futuro presidente allora a capo della polizia a New York, a capo della sezione omicidi dell'NYPD e fu il primo italo-americano a ricoprire quell'incarico. Oggi New York lo ricorda con il Petrosino Day, istituito nel 1985, in occasione del 125° anniversario della nascita del poliziotto, anche grazie all'interessamento dell'allora governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo.
Sabato mattina, al Calvary Cemetery dove Petrosino è sepolto, è stata deposta una corona d'alloro per rendere omaggio a questo grande detective che finì ammazzato dalla mafia durante una missione a Palermo. La commemorazione è stata organizzata dalla Lt. Det. Joseph Petrosino Association di New York in collaborazione con l'Associazione Internazionale Joe Petrosino di Padula che in questi giorni è stata in visita a New York dove ha preso parte alla parata del Columbus Day e ha organizzato, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Polizia di Stato, la consegna del premio che ogni anno l'organizzazione assegna a un personaggio che si è distinto nella lotta alla criminalità.

L’Associazione Nazionale Polizia di Stato sezione New York/New Jersey alla parata del Columbus Day
Quest'anno il premio è andato a Graziano Perria, capo settore indagini investigative della Direzione Investigativa Antimafia di Firenze per il suo impegno in operazioni di polizia che hanno contribuito alla cattura di criminali ricercati a livello internazionale. Alla premiazione, ospitata lunedì 11 ottobre nella sede al Palazzo di Vetro dell'Onu della sezione New York/New Jersey dell'Associazione Nazionale Polizia di Stato, ha preso parte anche Giovanni Flavio Melito, pronipote di Petrosino, custode della sua memoria e della Casa Museo di Petrosino a Padula. A La VOCE di New York Melito ha raccontato come è nato il suo impegno per la conservazione della memoria del suo avo. “Io sono nato nella stessa casa in cui nacque Joe Petrosino e ho avuto la grande fortuna di venire a conoscere una pagina di storia mentre sedevo davanti al caminetto nelle serate d'inverno. Mio nonno ci raccontava la storia di questo suo fratello poliziotto a New York e al tempo quella storia ci sembrava inverosimile. Pensavamo esagerasse, dato che parlava di suo fratello maggiore. Ma quando ho iniziato ad approfondire, mi sono reso conto che quello che mio nonno ci raccontava non era niente rispetto alle imprese di quell'uomo. E lì è scattato l'orgoglio di famiglia”.

Giovanni Flavio Melito Flavio Melito, pronipote di Petrosino, e (a destra) Sergio Cirelli, presidente ANPS New York/New Jersey
Le vicende della vita e della carriera di Petrosino sono note e costellate di eventi che hanno modificato il corso della storia, ma i racconti di famiglia si sovrappongono alla versione ufficiale, aggiungendo a quelle vicende un'emozione particolare.“Mio nonno mi raccontava di aver ricevuto questo messaggio che diceva 'arrivo domani, stazione di Padula' firmato Giuseppe Di Giuseppe. E di aver capito immediatamente che si trattava del fratello che, per non farsi scoprire dai criminali, si era firmato con un nome fittizio. Quando finalmente Joe arrivò mio nonno lo ospitò nella sala da pranzo che aveva di recente arredato, perché voleva fare bella figura con questo suo celebre fratello. Due ore dopo, mentre pranzavano, un vicino di casa portò un giornale che riportava il titolo “Petrosino è in Italia”. Joe, raccontava mio nonno, saltò dalla sedia: “Qualcuno mi ha tradito!” Passò una notte insonne. Mio nonno ricordava di essersi alzato alle 4 e mezza del mattino e di aver visto la candela accesa. Le sue storie erano sempre piene di questi dettagli vividi”. Il resto è storia. Petrosino fu ucciso appena arrivato a Palermo, il 12 marzo 1909, a Piazza Marina dove ora un monumento lo ricorda. La lotta alla mafia era appena iniziata e negli anni avrebbe portato i suoi frutti. L'eredità di quel poliziotto di Padula non è dimenticata e a New York sono tanti i luoghi e le istituzioni a lui intitolate.
Ultima, in ordine di tempo, proprio la sezione locale dell'Associazione Nazionale Polizia di Stato che, per volontà del presidente, Sergio Cirelli è stata intitolata proprio al leggendario detective arrivato da Padula.