Conosco da tempo Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori (AVA), nonché Console Onorario dell’Uruguay a Venezia; è da un po’ che non lo sento, e decido di chiamarlo per un saluto proprio adesso, in un clima che è già quello pre-Festival del Cinema (la manifestazione inizierà infatti dal primo settembre e proseguirà fino al giorno 11), per una testimonianza diretta di come una delle città più belle del mondo si stia preparando ad accogliere la nota kermesse internazionale.
Claudio, bentrovato. La festa del Cinema in Laguna è oramai alle porte. Cosa è previsto per la prossima, imminente edizione?
“Venezia è una città di interesse mondiale e la Mostra del Cinema è uno dei momenti che lo confermano. Dopo tanti mesi difficili, questo agosto si sta dimostrando positivo e la città spera di confermare questo momento con la Mostra internazionale d’Arte cinematografica che da sempre, nel mese di settembre, porta vitalità al Lido e a tutto il centro storico. Questa 78^ edizione conferma la volontà di lanciare i migliori registi italiani, ma allo stesso tempo segna il ritorno delle grandi star internazionali. Il red carpet è quindi molto atteso, tanto quanto le pellicole in concorso”.
In qualità di direttore dell’AVA., quale crisi esattamente è stata attraversata in città da inizio pandemia? Ce la descriva in maniera chiara e reale, al di là di ogni retorica che abbiamo potuto leggere in giro; e a che punto del percorso di rinascita ci ritroviamo, secondo lei.
“La situazione di Venezia è singolare ed è stata particolarmente drammatica. La nostra città proveniva da una prima fase di stop e di drastico calo di presenze dovuto all’acqua alta straordinaria di novembre 2019. Purtroppo, con la fase di chiusura e l’impossibilità di ricevere turisti legata alla pandemia, abbiamo registrato un secondo e poi un terzo crollo verticale di presenze nelle nostre strutture. Va infatti considerato che le città storiche, e in particolare Venezia, ospitavano per il 70% turisti stranieri, molti dei quali non sono ancora tornati. Attualmente sono aperte 7 strutture su 10, e per un anno l’occupazione media è stata in media del 15%, con un pesante calo del fatturato, stimato nel 2020 al -85%”.
Il turismo americano si è ricominciato ad affacciare?
“Si sta iniziando a veder tornare qualche turista americano, ma le presenze sono ancora minime. Dovremo probabilmente attendere il prossimo anno per tornare a regime”.
Per indicare una strada corretta (aderente alla realtà degli imprenditori alberghieri) da far percorrere ai politici della sua città, da dove è necessario partire?
“L’Associazione Veneziana Albergatori ha già un dialogo aperto con il governo della città, e collabora con sindaci e assessori per trovare di volta in volta soluzioni ai problemi che si presentano. Insieme alla giunta comunale abbiamo affrontato per esempio il tema dei plateatici, e con il sindaco e l’assessore stiamo portando avanti una battaglia contro l’abusivismo nel settore ricettivo. Con le istituzioni stiamo inoltre cercando di affrontare anche il tema del turismo pendolare e mordi e fuggi, che va ridimensionato a favore dei residenti, ma anche di un turismo più lento e rispettoso, come quello rappresentato dagli ospiti delle strutture alberghiere”.
L’acqua alta a Venezia: un problema con cui questa città si fronteggia a fasi alterne da sempre, e in maniera talvolta drammatica. Il nostro Paese, purtroppo, a tratti non ne esce affatto vincente. Che suggerimenti si possono dare secondo lei al riguardo?
“Il Mose funziona e lo hanno dimostrato i primi test del 2020. Noi siamo fiduciosi che, entrato a regime, possa fare la differenza e risolvere quello che rappresenta un disagio per i residenti e le imprese, ma non per i turisti. Ribadiamo che è importante che si capisca che l’acqua alta è un elemento ordinario per Venezia, e che la città lo gestisce con normalità da sempre, senza disagi per chi la visita. Quello del 2019 è stato un evento straordinario, scatenato da 4 fattori diversi che non si verificavano contemporaneamente da decenni. Invitiamo quindi i turisti a non preoccuparsi dell’acqua alta ma, anzi, a vivere quello che è un elemento che fa parte della vita della città”.
Lei vive Venezia dal punto di vista politico, imprenditoriale ed ovviamente anche dello sviluppo sostenibile. Quale è l’informazione principale che dovrebbe arrivare ad abitanti e turisti che arrivano in città?
“Non c’è bisogno di raccontare ai turisti quanto Venezia sia speciale, perché è sotto i loro occhi. Il messaggio corretto, per chi si appresta a venire in città, è che Venezia non è la città adatta per il turismo mordi e fuggi: il nostro consiglio è viverla con calma, visitare i monumenti e le zone per le quali è nota in tutto il mondo, ma scoprire anche le parti della città meno battute e altri luoghi splendidi che non rientrano nei circuiti tradizionali. Il nostro invito è di dedicarle il tempo necessario, godendo non solo della sua arte, fatta di storia e tanta bellezza, ma anche delle sue tradizioni culinarie, delle sue isole e dell’atmosfera che qui si respira”.
Quale l’immagine, nel ruolo da lei ricoperto, si sta adoperando a costruire per il mondo che guarda a Venezia? E fino a quando coprirà questa carica? Accenniamo a qualche suo progetto per il futuro.
“Di fronte a me ho ancora 4 anni di dirigenza dell’AVA, ed intendo svilupparli proprio per far recuperare alla città di Venezia, dopo questa pandemia, l’immagine che merita. Vogliamo rendere Venezia una città sempre più internazionale e piena di eventi. Per quanto mi riguarda, continuerò a farlo anche in futuro, in un altro ruolo, quello di Console dell’Uruguay”.