Tutte vorremmo un Doug, nelle nostre vite, ammettiamolo. Si è scritto tanto sulla nuova vicepresidente degli Stati Uniti, ma poco sul marito diventato il primo second gentleman della storia americana. Un ruolo tutto da inventare visto che non ha precedenti. Ogni moglie di vicepresidente se l’è ritagliato a propria misura.
Jill Biden, diventata ora first lady, si era dedicata alle famiglie dei militari americani e aveva continuato a insegnare, la passione della sua vita. Vorrebbe proseguire anche ora che è arrivata alla Casa Bianca, ma chissà se ci riuscirà visti i tanti impegni che il nuovo ruolo le impone. Vedremo che cosa si inventerà Doug Emhoff, che per favorire la moglie, ha rinunciato alla sua carriera di brillante avvocato californiano specializzato in diritti e proprietà intellettuale nel mondo dello show biz. E’ confermato che anche lui insegnerà e porterà la sua esperienza alla facoltà di legge della Georgetown University di Washington. Sicuramente manterrà un profilo basso, per non creare problemi alla moglie.
Da subito Doug ha iniziato a stupirci, perché quando Kamala, già senatrice, ha deciso di candidarsi alla presidenza senza battere ciglio ha scelto di lasciare il suo lavoro nell’importante studio legale DLA Piper, per evitare possibili conflitti di interesse. Si è preso un’aspettativa ed è rimasto al suo fianco in ogni momento della impegnativa sfida che Kamala Harris aveva lanciato. Diventare la prima donna nera candidata alla poltrona di commander in chief.
In ogni tappa della estenuante campagna elettorale lo abbiamo visto accanto a lei, sorridente, supportivo, ma soprattutto adorante, pronto a offrirle la spalla in un momento di stanchezza o a salire sul palco tenendola per mano, immagine di una coppia felice e rassicurante. Sono sposati dal 2014, un legame ancora fresco, ma non sono dei ragazzini. Hanno entrambi 56 anni e quando si sono conosciuti erano due affermati professionisti pieni di impegni che vivevano in città diverse. Lui a Los Angeles lei procuratrice generale a San Francisco. Lui già sposato con due figli, lei nubile. E’ stata un’amica comune a farli incontrare, racconta Kamala Harris nella sua autobiografia, e già dopo il primo appuntamento Doug, da uomo pratico e consapevole della loro situazione è andato al sodo e le ha mandato una mail: “Sono troppo vecchio per giocare o per nascondermi. Mi piaci veramente e voglio capire se possiamo far funzionare questa storia”. Diretto e vulnerabile, consapevole che è raro incontrare qualcuno che ti faccia scattare quella scintilla.
Kamala ha accettato l’offerta, si sono frequentati per sei mesi con discrezione e poi hanno fatto la loro prima uscita pubblica andando ad un evento dove lei era relatrice. In quei mesi Kamala ha conosciuto i due figli di Doug, Cole e Ella che abbiamo visto alla cerimonia del giuramento con i quali ha un ottimo rapporto e che ora la chiamano Momala. Ma ha un rapporto sereno anche con la ex moglie come scrive nel suo libro. Un vero miracolo costruito giorno per giorno.
In ogni loro gesto si coglie intesa, complicità e solidarietà. Soprattutto si rimane colpiti da come Doug non si senta sminuito da una moglie più famosa di lui e in carriera. Qualcosa di straordinario per come siamo abituati a vedere le dinamiche di coppia, dove in genere sono le donne a rinunciare alla loro carriera in favore di quella del marito.
La coppia Harris Emhoff è rivoluzionaria non solo perché rappresenta l’America multietnica, Doug è bianco ed ebreo, ma anche perché ci indica che è possibile ribaltare ruoli tradizionali ed essere felici. Non c’è bisogno di puntare alla Casa Bianca per fare scelte innovative, è un problema culturale all’interno delle famiglie. Collaborare con le proprie compagne se diventano madri e consentire loro di fare carriera senza obbligarle a rinunciare ai loro sogni o a chiedere il part time è doveroso.

Quanti uomini nuovi come Doug ci sono là fuori? Sicuramente ce ne sono altri, come racconto nel mio libro Uomini è ora di giocare senza falli. Uomini che non sono maschilisti e che si pongono in modo paritario accanto alle loro compagne, senza sentirsi sminuiti dalla loro fama o dai loro guadagni quando sono maggiori dei loro. Doug Emhoff è l’immagine di come si può essere veri uomini senza essere intrisi di mascolinità tossica. Va ringraziato per l’esempio che sta dando ai giovani uomini ma anche a quelli di mezza età. Cambiate e sarete felici. E voi donne, giovani e non, non disperate, continuate a cercare! Altri Dougs potrebbero esistere!