La vittoria di Kamala Harris è stata storica, commovente, allegra, ora è arrivato il momento per lei di fare la prima Vicepresidente donna, afroamericana degli Stati Uniti d’America. È una predestinata che ha lavorato anni per raggiungere questo momento, e per prendere in mano il partito democratico e proiettarlo verso il futuro.
Una figura femminile forte, tenace, competente, pragmatica nella sua bellezza intelligente, la prima donna a ricoprire uno degli incarichi più importanti del mondo, la prima afroamericana come suo padre, economista giamaicano, la prima americana-indiana come sua madre, biologa indiana. La prima donna procuratore distrettuale, la prima procuratrice generale, la prima senatrice di colore dalla California.
Ha fatto diventare realtà la frase che le ripeteva la mamma: “Puoi essere la prima, ma impegnati soprattutto a non essere l’ultima”, così come è reale la sua storia straordinaria.

Le donne italiane hanno esultato sentendo il suo discorso, la parola più utilizzata sui social sotto le sue istantanee è “ispirazione”. “Lei è vincente” c’è scritto sotto un post di una giovane italiana su Twitter.
Sognano e sperano che quelle vette del potere possano essere presto raggiunte da donne italiane alttrettanto brave e competenti. “Se tu l’hai fatto allora è possibile”, c’è scritto su un altro post Instagram.
Anche se l’agenzia Ansa in Italia non ha resistito a titolare “L’ora di Kamala, pronta a fare la storia”, con la solita vecchia abitudine di chiamare le donne per nome e gli uomini per cognome. Ma lei, Kamala Harris nelle sue Converse All Star bianche e nere, ha insegnato alle donne italiane e alle donne di tutto il mondo che senza miracoli e nel modo più scontato, con un pragmatismo costruttivo si può lavorare per un paese più moderno e più inclusivo.
“Che colpo al cuore quelle parole e quelle emozioni” scrive Lucia, 56 anni, sotto una foto che ritrae Kamala Harris giovane.
Ha 56 anni, oggi presterà giuramento per la prima volta come Vicepresidente degli Stati Uniti d’America, è maga dei dibattiti, se uno la interrompe lo fulmina con uno “Sto parlando” e quello si zittisce, scompare, ha un marito che si è licenziato dallo studio legale in cui era partner, per mettersi a disposizione della nuova Vicepresidente degli Stati Uniti, e ha aperto il suo nuovo account sui social e l’ha chiamato @SecondGentlemen. Il primo uomo della storia, che pubblicamente onora e valorizza il lavoro delle donne, e lascia comandare la moglie per il bene di tutti.
Quando ha scoperto che il conteggio dei voti dava definitivamente vincitore Biden è andata a correre, poi a ballare. Il suo logo come candidata alle primarie riprende i colori della campagna di Shirley Chisholm, la prima donna nera eletta al congresso e candidata alle primarie presidenziali degli Stati Uniti nel 1972.
Tutto questo e molto altro ha alimentato la speranza nelle donne italiane, “the American dream può trasformarsi in the Italian dream”, scrive Donatella, 42 anni, avvocato e aggiunge “solo se tutte le donne che si rallegrano per la vittoria di Kamala fossero davvero disposte a sostenere una donna in analoga posizione in Italia”.

Sorellanza e sostegno maschile sembrano quindi essere i fattori per iniziare ad avere più donne italiane alla candidatura non solo nella famiglia. “Da oggi sarà la Momala del mondo”, scrive Maria, 38 anni, architetto.
Alla tradizionale famiglia americana, Kamala Harris ha infatti una famiglia allargata e moderna, non ha figli suoi ma è “Momala”, questo è il soprannome datogli dalle figlie del marito, che ha avuto dalla prima moglie. “Il titolo che per lei ha il maggior significato”, ha confessato.
Donne e famiglia, donne e potere, così come anche Ursula von der Leyen, mamma di sette figli, medico e la prima donna, presidente della Commissione Europea, e come Kamala è concreta, cauta, attenta al compromesso, mai sopra le righe. Il tutto mentre le analisi delle organizzazioni internazionali denunciano che il divario di genere è lontano dall’essere superato.
“Le donne influiscono positivamente sui processi di risoluzione dei conflitti, sviluppo e cooperazione” scrive Marina Sereni, Viceministro al Ministero degli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, l’apporto femminile nella politica internazionale e nelle professioni a essa attinenti può dunque fare la differenza.
Sono sempre di più e benefiche le donne al potere del mondo, e mentre quelle italiane sperano in una Kamala nazionale, molte donne americane sognano Kamala Harris come la prossima Presidente degli Stati Uniti D’America, e molti esperti già parlano di questa eventualità. Ma forse si sta correndo troppo.
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